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Scuola Modena: Sergio Neri e l'integrazione tradita

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Modena tra gli anni ?60 e gli anni '70 è stata la culla dell'innovazione dei servizi dell'infanzia. Oggi da faro è divenuta fanalino...


Scuola Modena: Sergio Neri e l'integrazione tradita
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E’ bello che le città, ed anche la nostra, ricordino cittadini illustri da tempo scomparsi e che hanno lasciato un segno profondo a tante generazioni. Nei giorni scorsi, è stato ricordato giustamente Ermanno Gorrieri; peccato però che le sue idee ben rappresentate ne: “La giungla retributiva”, nessuno abbia avuto il benché minimo coraggio di applicarle.
In questi giorni, il Comune ricorda Sergio Neri; vediamo, quindi, di analizzare se quanto e come le sue idee sono state recepite. Si possono sintetizzare i temi di cui lui si è occupato in tre grandi filoni: la scuola dell’infanzia, la scuola elementare a tempo pieno, l’inclusione delle persone handicappate, con particolare riguardo all’inserimento scolastico.
Oggi mi occuperò di questo ultimo tema che è proprio quello del convegno organizzato, in questi giorni dal comune di Modena.

QUANDO ERAVAMO I PRIMI


Modena tra gli anni ‘60 e gli anni ’70 è stata la culla dell’innovazione dei servizi dell’infanzia: dai nidi, alle scuole dell’infanzia comunali, al tempo pieno nelle elementari, all’inserimento degli alunni handicappati, alla gestione sociale. Un fermento, sapientemente guidato dall’amministrazione comunale ed, in particolare dagli assessori Famigli e Forghieri, che coinvolse tutta la città.
Sì, allora eravamo i primi nel campo dell’educazione con esperienze pilota in Italia e non solo. Ora, purtroppo, siamo tra i primi per inquinamento, per reati e ora anche per contagi, ma anche, per la verità, per verde pro capite; quante cose sono cambiate sotta Ghirlandina. Erano gli anni in cui il pubblico era al centro di tutto; ci sono voluti pochi decenni per smantellare (quasi) tutto. Ora la presenza delle scuole dell’infanzia comunali si è ridotta ad un misero, quasi residuale 20.7% a fronte di un 33.

7% delle scuole “cattoliche”. Da faro, il comune è diventato un... fanalino.

SERGIO NERI E L’IMPEGNO PER L’INCLUSIONE

Uno dei primi impegni di Sergio Neri a favore dei portatori di handicap fu il parziale smantellamento culturale ed organizzativo dell’istituto Charitas di Modena che allora, come tanti altri istituti religiosi e non della nostra provincia, raccoglieva ragazzi con diverse patologie. Ma non si fermò qui. Il suo impegno di consulente pedagogico del comune di Modena si concentrò sul favorire l’inserimento dei bambini portatori di handicap nelle classi normali. Nel 1997 poi, essendo intanto diventato ispettore ministeriale, venne nominato Coordinatore dell'Osservatorio Nazionale Permanente per l'integrazione dei portatori di handicap. Fu in questo periodo che maturò un profondo sodalizio con Albertina Soliani sottosegretaria non parlamentare all’istruzione (e poi senatrice) nel governo Prodi..

BREVE STORIA DELL’INSERMENTO IN CLASSE DEGLI ALUNNI CON HANDICAP

E’ vero, tutto incominciò a Modena. E incominciò, nei primi anni ’70, con la chiusura della scuola speciale P.Ferrari i cui insegnanti specializzati per l’handicap vennero gradualmente utilizzati per l’inserimento dei bambini nelle classi normali. E, poco dopo, fu una democristiana di ferro, Franca Falcucci che, sull’onda lunga del ’68 diramò una circolare in cui consentiva tale organizzazione; infine con la legge 517 del 1977 vennero istituiti i “posti di sostegno” il cui contingente venne successivamente determinato, come rapporto medio provinciale, nella misura di un posto ogni 4 alunni certificati, con possibilità di deroghe. Tale situazione portò ad una aumento esponenziale delle certificazioni, con una notevole disomogeneità tra le diverse aree territoriali. Per ovviare a ciò, nel 1997, si stabilì un meccanismo di tipo statistico (fortemente sostenuto da Sergio Neri) che assegnava un posto di sostegno ogni 138 alunni. Seguirono diversi interventi legislativi, spesso poco coerenti, che consentivano deroghe per i casi più gravi. La sentenza della Corte Costituzionale stabilì il principio che “ad un maggior livello di disabilità deve corrispondere un maggior grado di assistenza” e che, quindi i diritti dei disabili devono prevalere sulle esigenze di natura finanziaria.

GLI INSEGNANTI DI SOSTEGNO: UN PROBLEMA ANCORA INSOLUTO

In Italia gli insegnanti di sostegno previsti per quest’anno (2020-21) sono 185 mila. Un contingente che negli anni è aumentato in maniera considerevole: i posti di sostegno sono passati dai 59mila del 1997-98 ai 173mila del 2019-20. Ma 73mila (il 42%) sono precari. Anzi per questo anno scolastico si può stimare che i docenti precari saliranno a 83mila (45%) e quasi tutti saranno nominati in una scuola diversa da quella dell’anno precedente. Quest’anno, su 259.757 studenti con disabilità, ben 170 mila hanno dovuto cambiare l’insegnante di sostegno. Alla faccia della continuità didattica. Un dato che è cresciuto è anche quello degli allievi disabili: negli ultimi 22 anni il numero di alunni con disabilità si è più che raddoppiato (+138%), e continuerà a crescere (nell’ultimo anno +5% rispetto al precedente). Allora vi era un alunno disabile ogni 67 alunni (1,5% del totale), ora uno ogni 28 (3,5% del totale). “Presto ve ne sarà in media uno ogni classe nella scuola italiana (1 su 25)”. (fonte Tuttoscuola)

CONCLUSIONE (AMARA)

A quasi 50 anni dai primi inserimenti di alunni con handicap nelle classi normali, circa la metà degli insegnanti di sostegno è precaria e non specializzata. Due terzi dei bambini cambia insegnante ogni anno; spesso, nel corso dell’anno cambia più insegnanti. Spesso gli insegnanti di sostegno vengono nominati in ritardo. Per non parlare poi di chi ha necessità di competenze specialistiche come i ciechi ed i sordi. Insomma, negli ultimi decenni, sono aumentati, in modo esponenziale, bambini handicappati e insegnanti di sostegno, senza che sia migliorata, nel contempo, la struttura dell’intervento, nonostante la buona volontà e l’impegno di tanti operatori.
Questa è quindi l’Italia delle belle parole e delle altrettante belle riforme che nessuno poi fa camminare nel verso giusto. E saranno sempre i più deboli a pagare.
Anche in questo caso, possiamo parlare di una grande riforma tradita.
In tutto questo, occorre onestamente riconoscere l’importante ruolo svolto del comune di Modena a cui va ascritto il merito di offrire un corposo e costoso intervento nel campo degli operatori educativo assistenziali: una colonna fondamentale per un dignitoso inserimento.

UN CONVEGNO CHE DIMENTICA LA SCUOLA MODENESE

Ma nel convegno organizzato dal comune, di questi problemi nessuno parlerà… Tra i tanti nomi presenti, quella esclusa è proprio la scuola modenese ed, in particolare, proprio coloro che, con Sergio Neri, lavorarono sul campo; non ci sarà nessuno dei tanti operatori delle sue colonie sperimentali; nessuno dei tanti operatori del Charitas, nessuno del suo coordinamento pedagogico, nessuno del famoso “gruppo H” che, dal provveditorato, guidò sapientemente e coraggiosamente i primi anni dell’inserimento degli alunni handicappati, nessuno dei maestri primi sperimentatori del tempo pieno. Non ci sarà nemmeno Albertina Soliani, sua compagna di viaggio a Roma negli ultimi anni e con cui ebbe grande sintonia.
Un convegno che taglia fuori completamente la scuola modenese.
Modena non c’è…

Franco Fondriest


Franco Fondriest
Franco Fondriest

Sono di origine trentine, ma ho trascorso la maggior parte della mia vita a Modena. Mi sono laureato in pedagogia ed ho svolto la mia attività lavorativa prevalentemente nella mia ..   Continua >>


 


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