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Undici giugno 1984: muore Enrico Berlinguer

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Il suo 'In mezzo alla gente per dialogare' è rimasto come un testamento politico. Una eredità che infonde un velo di tristezza se si considera quanto sia disattesa dalle nuove generazioni di leader. O pseudo tali


Undici giugno 1984: muore Enrico Berlinguer
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“Scendete per le strade, in mezzo alla gente, per dialogare” Queste sono state le ultime parole prima che le forze lo abbandonassero. E’ la sera dal 7 di giugno, a Padova. Le elezioni europee del 1984 sono alle porte. Si sarebbero svolte di lì a una settimana, il 14 di giugno. Il leader del Partito Comunista Italiano è nella città patavina proprio per la chiusura della campagna elettorale. Presa la parola nell'ovazioni dell'enorme folla che gremisce Piazza della Frutta, sente ben presto che qualcosa non va. Un malessere lo pervade durante l'oratoria. Ma vuole continuare a parlare, a spiegare il suo concetto tra la gente, come sempre. Il suo incedere tra i concetti e le parole si fa sempre più faticoso. Ma Berlinguer non si da per vinto, e continua in una commovente lotta contro le avverse condizioni.

La gente non capisce subito cosa sta succedendo, ma avrà ben presto chiaro che qualcosa sta succedendo. Il segretario non molla, continua a spiegare, gli acuti della voce per sottolineare i concetti importanti si fanno sempre più difficili e un fazzoletto serve ad asciugare il sudore. Tra le sommesse richieste di smettere del pubblico che ha capito la seria difficoltà, il segretario finisce il suo intervento.

Dopo quelle ultime parole, solo un saluto di commiato poi gli uomini dello staff lo sorreggono riportando li in albergo, dove perde ben presto coscienza. Passeranno 3 giorni, di agonia, all’ospedale Giustinianeo di Padova, poi a mezzogiorno dell'11 di giugno uno scarno comunicato gela il sangue del popolo di Berlinguer, col fiato sospeso da tre giorni. Enrico Berlinguer è morto Raggiunto dal presidente Pertini, in zona per impegni istituzionali, la sua salma viene riportata a Roma sull’aereo presidenziale per espressa volonta del Capo dello Stato.

Considerando lo spazio a disposizione necessariamente limitato, è impossibile tracciare un profilo esaustivo di una personalità come Berlinguer, che neppure ce ne prenderemmo la responsabilità. Tuttavia, l’occasione della ricorrenza della morte è utile per ricordare quanto bene farebbero, nell'attuale desolante panorama politico, figure come quelle del segretario del PCI. In grado, ad esempio, di una visione ideale talmente forte da prospettare un “compromesso' che, ancor prima e peraltro senza realizzarsi, venne definito 'storico”. Figura in grado di esprimere una indipendenza ideologica tale da “strappare” addirittura con gli storici alleati comunisti, anche se si chiamano URSS e PCUS (a rischio della stessa incolumità fisica). Ma anche in grado di esprimere una personalità tale da chiarire senza esitazioni, in un periodo in cui serviva coraggio, che il terrorismo non è la risposta alla lotta di classe e chi uccide in nome del comunismo, è il peggior nemico del proletariato. In possesso, infine, di una dirittura morale tale da poter sollevare, in un ambiente non certo al di sopra di ogni sospetto, una storica “questione morale' che ancora oggi rappresenta il punto di riferimento della lotta alle attuali nefandezze della politica.

'In mezzo alla gente per dialogare', ci è rimasto come un testamento politico. Una eredità che infonde un velo di tristezza se si considera quanto sia disatteso dalle nuove generazioni di leader, dirigenti e persino di militanti, molto più avvezzi a decantare la discendenza da questo grande uomo che non a seguirne l’esempio.

Mirko Ballotta


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