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'Sul fronte Aimag si continua a giocare, volutamente a riflettori spenti,una partita essenziale che riguarda il destino di un’azienda che opera, e si relaziona, su di un territorio vasto che include la Bassa Modenese, la Bassa Mantovana e le Terre d’Argrine. Lusinghe, e “grinfie politiche” continuano a strisciare lentamente, ma inesorabilmente, allo scopo politico e personalistico di privare il nostro territorio di un'azienda in piena salute, oltre che importantissimo centro di erogazione lavorativa (per oltre 600 lavoratori) e fornitore di lavoro per decine di aziende del territorio, redistribuendo contestualmente utili ai Comuni soci. Risorse preziose e strategiche che la compartecipano al funzionamento degli asili, delle scuole e dei servizi sociali e assistenziali delle nostre città'.
Così Roberto Lodi, assessore comunale di Mirandola con delega alle società partecipate ed Aimag riporta l'attenzione su un passaggio fondamentale per il futuro della multiutility nata e cresciuta nell'area nord: il rinnovo del patto di sindacato. Per il Comune di Mirandola il patto non deve variare rispetto al controllo pubblico sulla società oggi esercitato da comuni ed enti soci. Che equivale ad un no sostanziale all'altra ipotesi che vedrebbe il socio Hera (entrato nel 2009 con il 25%), aumenti la propria quota fino ad acquisire il controllo della società stessa. Ipotesi temura da Mirandola che - ha più volte ribadito l'amministrazione - stravolgerebbe il patto di sindacato con la conseguenza di spostarne il baricentro a Modena e Bologna e sradicando Aimag da quel contesto sociale, economico territoriale dell’area nord in cui è nata e cresciuta.'Le mire di un socio privato, e gli interessi curricolari di qualche Sindaco in conclusione di mandato, rischiano di compromettere questo patrimonio della comunità in un momento storico incerto, nel quale ogni minima risorsa da ridestinare al territorio va difesa ad ogni costo' - afferma Lodi.
'Sorprende, in tal senso, il silenzio di soci di assoluto rilievo, come ad esempio la Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi che detiene il 7.5% e la Fondazione Cassa di Risparmio di Mirandola che partecipa per un 2.5%.
Non è più il momento di posizioni tiepide o pareri timidi: o si opta per il consolidamento dell'attuale forma di governance, garantita dal Patto di sindacato che assicura ai comuni la maggioranza nell'assemblea dei soci, o ci si avventura verso il capitale di puro rischio, cedendo a costo zero al socio Hera: società quotata in borsa che risponde a logiche completamente estranee al carattere territoriale e sociale rivestito da questa nostra azienda.
E’ giunto il tempo delle decisioni - chiude Lodi - il momento in cui ognuno si assuma le proprie responsabilità. Mirandola, dal canto suo assieme tanti altri comuni, lo ha fatto ed intende continuare questa battaglia, scongiurando lo scippo di un patrimonio che non è dei Sindaci o dei manager, bensì appartiene ai cittadini'.
Redazione Pressa
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