'Se il principio di trasparenza e fiducia pubblica è stato gravemente leso dall’ammanco di fondi pubblici, dalla continuità del dolo e dai ritardi nella denuncia, oggi, viene fortemente compromesso il principio di imparzialità in quanto la contiguità politica, l’appartenenza allo stesso partito (PD) dei vecchi e del nuovo amministratore unico dà adito al sospetto di una 'continuità' con chi ha gestito male, un chiaro conflitto di interesse politico, che mina la fiducia pubblica. Poi se proprio si vuole essere seri la tesi del colpevole unico, che avrebbe indotto i controllori a fare i controlli in maniera non corretta è risibile e anche squalificante per i vecchi amministratori, due, durante il governo dei quali sono avvenuti gli ammanchi, nonchè per il sistema delle nomine seguito a Modena.
In parole povere, una semplice dipendente aveva competenze amministrative maggiori dei due amministratori unici, scelti (dal sindaco) da un bando pubblico, tanto da riuscire a “intortarli”? Ma quei due e ci aggiungo il nuovo, che razza di competenze amministrative possedevano o possiede per ricoprire quei ruoli? - continua la Modena -. L’unico file rouge individuabile e incontrovertibile che unisce tutti gli amministratori e i nominati nel caso di aMo e delle società pubbliche e partecipate modenesi è l’appartenenza allo stesso patito politico, PD. Questa è la logica radicata, diventata consuetudine, da abbattere e tutto si sistemerebbe. L’irrigidimento dei controlli o l’applicazione del cosiddetto modello organizzativo 231, sbandierati oggi, come taumaturgici presidi anticorruzione rappresentano solo fumo negli occhi per i soliti creduloni, gli eredi di coloro che una volta credevano che i coccodrilli volassero (seppure basso). Impegnarsi a rispettare le competenze nelle nomine pubbliche porterebbe a chiedere all’avvocato prof.


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