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'Il Pd è il mio partito e non faccio parte di alcuna corrente. Con Nicola Zingaretti ci frequentiamo fin da ragazzi, ho votato per lui all'ultimo congresso, mi ha sostenuto nella mia rielezione a presidente dell'Emilia-Romagna: la mia fiducia personale c'è sempre stata e c'è, immutata. Tale resta sia quando siamo d'accordo, sia quando non lo siamo, e gli ho sempre detto come la penso'. Così Stefano Bonaccini rompe il silenzio sulle dimissioni di Zingaretti dalla guida Pd.
'Ogni scelta va rispettata, ma credo che dimettersi sia una scelta sbagliata. La stima rimarrà sia se deciderà di rimanere segretario, come spero, sia se confermerà le sue dimissioni. Il punto, per me è questo: in tempo di pandemia il Pd non può parlare di se stesso.
Non può perché stanno arrivando meno vaccini del previsto, mentre i contagi crescono più del previsto; perché abbiamo bambini, ragazzi e ragazze a casa da scuola e le famiglie in difficoltà; perché ci sono persone che perdono il lavoro e imprese che rischiano di non riaprire più - continua Bonaccini -. Ogni giorno mi arrivano centinaia di mail e messaggi che parlano di questi drammi, non dei problemi del Pd. Un partito serve non se discute di se stesso, ma se affronta i problemi dei cittadini. E una classe dirigente è tale se non si divide in gruppi, ma si unisce per assumere decisioni. Tanto più in tempo di pandemia. Basta con le discussioni interne, acceleriamo su quelle per il Paese. Serve questo'.
Parole, quelle di Bonaccini, che comunque non smentiscono la sua voglia di sostituire Zingaretti al comando.
Redazione Pressa
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