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Greta, movimento ambientalista e l'arroganza di (pochi) negazionisti

Greta, movimento ambientalista e l'arroganza di (pochi) negazionisti

La fola dei pochi e seri dissidenti contro la massa ignorante in materia e patetica, infatuata da una ragazzina, è alquanto discutibile


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Non si è ancora spenta l’eco per il discorso di Greta Thunberg e la manifestazione “Friday for Future”, che esplodono sui media le dichiarazioni a favore e quelle contro; quest’ultime con la solita virulenza offensiva e presunzione che caratterizza ormai il nostro tempo.

Tra i primi a sparare è stato il filosofo vicino al PD Massimo Cacciari, che in un’intervista al Corriere della Sera dichiara: «Se continuiamo ad affrontare i problemi alla Greta, siamo fritti. Siamo all'ideologia dell'incompetenza». Per correttezza, Greta Thunberg, e il movimento di adolescenti che si è creato intorno a lei, non si propone di affrontare e risolvere il problema. Lo scopo è porre con forza l’attenzione su un fenomeno assolutamente pericoloso per la sopravvivenza del genere umano e pressante al quale il mondo industriale, e di conseguenze le nazioni, fino ad ora hanno dedicato solo “parole vuote”, intenzioni vaghe, per non toccare gli enormi e relativi interessi economici.

Nell’intervista, non risparmia il suo giudizio caustico anche sulla manifestazione “Friday for Future”: «Questi argomenti non si affrontano in termini ideologico-sentimental-patetico, ma in termini scientifici». Le ore “perse” a sfilare, con la benedizione del Ministro Fioravanti, sono state perse, appunto.
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Per il filosofo sarebbe stato molto meglio «fare seminari autogestiti ai quali far partecipare lo scienziato che racconta come va il clima».

Sui social gira una divertente vignetta, che evidenzia l’inopportunità di certi ragionamenti. Si vede un treno “Freccia Rossa” che corre sui binari e sta per investire un attempato signore, vestito con eleganza. Una ragazzina di spalle, del tutto simile a Greta, gli urla: «Signore attento! C’è un treno in corsa dietro di lei!» E l’uomo, con evidente tono di sufficienza e calma serafica, gli risponde: «Ok ragazzina… Ma a te… Chi ti manda?».

Che la questione debba essere affrontata dagli scienziati e poi dalla politica, non ci piove ma, ad onor del vero, è da trent’anni che la scienza grida nel deserto, cerca di convincere i “potenti della Terra” a cambiare rotta, a intervenire prima che sia troppo tardi.

Sul dibattito scientifico, 500 scienziati di tutto il mondo hanno firmato un documento nel quale si nega la responsabilità umana nel riscaldamento globale. Così scrive una testata autorevole come “Il Giornale”: «Nell’indifferenza generale, 500 scienziati di tutto il mondo indirizzano al segretario generale dell’Onu, Antonio Guterres, una lettera contro l’allarmismo climatico. Lanciata da Guus Berkhout, geofisico e professore emerito presso l’Università dell’Aja, l’iniziativa è il risultato di una collaborazione tra scienziati e associazioni di 13 Paesi»

Verifichiamo l’attendibilità di questi firmatari.
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Il numero è grande, ma è difficile far corrispondere per tutti un nome e un cognome e tanto meno un curriculum. Tra quelli segnalati, non c’è un climatologo, ma studiosi ferrati in altri campi. Alcuni di loro possono essere definiti in “conflitto di interesse”, avendo avuto rapporti con società che sarebbero danneggiate dalle politiche di contenimento delle emissioni, ma ecco alcuni curricula:

Guus Berkhout è un ingegnere olandese che ha lavorato per la multinazionale petrolifera Shell;

Reynald Du Berger insegna geofisica all’Università del Quebec;

Ingemar Nordin è un filosofo come Cacciari, considerato uno dei maggiori rappresentanti del neoliberismo svedese, ovvero la dottrina economica in base alla quale il mercato deve regolarsi da sé, scevro da ogni condizionamento da parte delle istituzioni;

Terry Dunleavy è un ex giornalista della New Zealand, che poi s’è inventato tipografo commerciale e ha lavorato nel settore vinicolo;

Jim O’Brien è un consulente energetico irlandese. È il presidente onorario della UEPG, una associazione che rappresenta una buona parte di industrie estrattive;

Viv Forbes, australiano e presidente della Carbon Sense Coalition, associazione nata per difendere il ruolo del carbone nell’economia mondiale;

Alberto Prestininzi, geologo in pensione che è stato anche membro del Comitato tecnico scientifico per il Ponte sullo Stretto di Messina;

Richard Lindzen, fisico dell’atmosfera.
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Il più competente: è stato docente di meteorologia al Mit e conferenziere del Cato Institute. Lindzen è stato uno dei primi ad aver parlato di “allarmismo climatico”.

Restando tra gli scienziati, si segnala il link dove potete leggere la risposta della Scuola Universitaria Superiore Sant’Anna di Pisa contro i colleghi che negano il cambiamento climatico.

In sintesi, la fola dei pochi e seri dissidenti contro la massa ignorante in materia e patetica, infatuata da una ragazzina, è alquanto discutibile. Ritenendo che entrambi gli schieramenti di studiosi siano costituiti da persone oneste intellettualmente e preparate sulla materia, il risultato è comunque che una moltitudine di scienziati e studi attestano l’esistenza del problema ed una minoranza continua a negarlo.

Massimo Carpegna

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