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Ora lo slogan è quello del “centro sinistra largo”. Una formula magica, sembra. Né con la destra, né con i 5stelle, questo sembra l’ormai consolidato slogan del prossimo segretario del Pd, Nicola Zingaretti. Ma, allora, con chi? Ma largo quanto? Che alla sinistra del Pd ci sia ben poco è confermato anche dai sondaggi.
E allora? E allora saranno le liste civiche a dare quell’apporto, anche a livello nazionale, necessario per ottenere, in futuro, la maggioranza dei parlamentari? Esse possono essere utili e fondamentali quando il partito è forte, non quando naviga sotto il 20%.
Francamente, sembra più un’utopia che un progetto politico.
Il tanto osannato esito elettorale dell’Abruzzo ha portato il candidato del centro sinistra al 31%, contro il 46% della precedente tornata; e il Pd all’11% dal 25%; una vittoria? Francamente sembra più una batosta; il soccorso delle liste civiche ha portato al centrosinistra nel suo complesso, poco più dei voti ottenuti dal solo PD cinque anni prima.
Anche in Sardegna le cose non sono andate benissimo; perso il presidente; il PD cala dal 22% al 13% e il “centrosinistra largo” dal 42% al 30%, poco più dei soli voti del Pd del 2014.
L’altra alternativa, quella di presentarsi senza il simbolo del Pd, stile Calenda; sarebbe come voler rinnegare il proprio passato e vergognarsi della propria madre. Quello del Pd è un progetto molto recente, che ha subito molti scossoni, ma potrà ancora essere un progetto vincente? Forse sì, ma solo se nel partito riusciranno a trovare ascolto, rispetto e cittadinanza punti di vista diversi e se quelli che si troveranno in minoranza non prenderanno la strada della continua guerriglia interna e poi della fuoriuscita. Solo un Pd forte sarà in grado di aggregare ulteriori consensi.
Ma, purtroppo il Pd, da partito nato dal “matrimonio” di due grandi culture, quella cristiano-sociale e quella socialista, si è trasformato gradualmente in un matrimonio di due grandi comitati d’affari quello ex democristiano e quello ex comunista che, invece di farsi concorrenza, di sono spartiti grandi pezzi di potere, con il plauso di tanta stampa “indipendente”.
E a Modena?
Alle elezioni comunali di Modena del 2014, il Pd è stato sostenuto da ben quattro liste “civiche” che hanno portato quasi 5.000 voti alla già importante dotazione del Pd stesso, pari a circa 43.000 voti; si trattava di SEL, del centro democratico dell’ex assessore Tommaso Rotella, dei comunisti italiani di Federico Ricci e dei Moderati per Modena di Malavasi/Cardone/Balestrazzi; solo per un soffio non sono stati sufficienti per vincere al primo turno.
In realtà, a chiamarle “civiche” ci vuole un bel coraggio! E’ molto probabile che, in occasione delle imminenti elezioni, più o meno spontaneamente, si formino liste “civiche” di supporto al Pd; anche in questo caso, però, forse, non consentiranno di vincere al primo turno.
Ma saranno utili? Ne dubito molto se sosterranno Muzzarelli fin dal primo turno; in questo caso, ben che vada, dreneranno voti al partito di maggioranza. Le cose sarebbero diverse se inizialmente si presentassero con un proprio candidato sindaco, facendo credere ad una propria indipendenza, e convergessero poi su Muzzarelli in seconda battuta, per “fermare la destra brutta e cattiva”.
Ma questa opzione avrebbe un vantaggio ed uno svantaggio; presentandosi autonome sembrerebbero più “civiche” e potrebbero raccogliere qualche voto in più strappandolo agli avversari; sarebbero però fortemente penalizzate nella distribuzione dei consiglieri perché non godrebbero del premio di maggioranza.
Infine, c’è un altro elemento di cui tener conto; se tali liste fossero formate o anche solo ispirate/sostenute da soggetti che in questi anni hanno goduto per sé o per le associazioni a cui appartengono, benefici dal Comune, la loro credibilità ed indipendenza sarebbe fortemente incrinata. Altro che liste civiche! Sarebbero solo liste ancellari e ininfluenti, buone solo a ritagliarsi qualche favore….
Franco Fondriest
