'E questa è domanda politica che non va elusa: chi all’interno dell’ente aveva la responsabilità di vigilare come mai si è fatto sfuggire una “anomalia” nei conti che dura da sei anni? Leggerezza o incompetenza? In entrambi i casi c’è dentro fino al collo. 400 mila euro di ammanco non sono noccioline e soprattutto non devono essere sempre i cittadini a pagarle.
Poi vi è anche una seconda considerazione che non è la prima volta che una partecipata mostra il fianco a turbative poco ortodosse. Nell’estate del 2018, non troppo lontano dall’inizio dell’”affaire Amo”, 2019, il neo Presidente Mauro Tesauro (ex assessore comunale) del San Filippo Neri si dimise in quanto, a suo dire non intendeva coprire “diverse gravi disfunzioni interne accertate, tra le quali la più clamorosa era senza dubbio “l’esistenza, sconosciuta al cda, di un’associazione interna, denominata San Filippo Neri International, a cui venivano versati 55.000 euro annui, composta da membri del personale”. Vi sembra poco? Se c’è una cosa che accomuna il San Filippo Neri e Amo è la disinvolta, squalificante (per l’ente) ed esclusiva nomina ai vertici e nei consigli di amministrazione di persone che hanno come punto d’onore l’appartenenza politica e non la competenza per il ruolo che vanno a ricoprire. Un vero e proprio premio di fedeltà che declassa l’ente partecipato ad un sinecura e lo espone a facili malversazioni o inventive truffaldine'.
'Non è che cose del genere siano in corso in altre partecipate, non ancora emerse o sotto taciute? Ecco allora una seconda domanda politica: gli enti partecipati sono veramente indispensabili al funzionamento della macchina comunale o sono invenzioni di comodo per la sistemazioni di “famiglia politica”?

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