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'Maxi ammanco in Amo, assurdo che Braglia chieda il silenzio politico'

'Maxi ammanco in Amo, assurdo che Braglia chieda il silenzio politico'

Maria Grazia Modena: 'Disinvolta, squalificante ed esclusiva nomina ai vertici e nei cda di persone che hanno come punto d’onore l’appartenenza politica'


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'Corretto che il Presidente della Provincia, Braglia, commenti l’affare Amo dopo aver preso ufficiale visione dei risultati delle indagini interne, incomprensibile che chieda il “silenzio politico”, e qui si avverte il timore e la debolezza dei nostri amministratori e del Pd, come se Amo non fosse una partecipata, che fa parte della res pubblica, cioè della politica, disinvolta e poco cristiana, inoltre, la richiesta di concentrare l’attenzione sulla presunta colpevole, senza indagare le ragioni per cui in un ente pubblico partecipato un tale fatto sia potuto accadere'. Così in una nota il consigliere Maria Grazia Modena replica alle parole di Braglia (video sotto).
'E questa è domanda politica che non va elusa: chi all’interno dell’ente aveva la responsabilità di vigilare come mai si è fatto sfuggire una “anomalia” nei conti che dura da sei anni? Leggerezza o incompetenza? In entrambi i casi c’è dentro fino al collo. 400 mila euro di ammanco non sono noccioline e soprattutto non devono essere sempre i cittadini a pagarle.
Poi vi è anche una seconda considerazione che non è la prima volta che una partecipata mostra il fianco a turbative poco ortodosse.
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Nell’estate del 2018, non troppo lontano dall’inizio dell’”affaire Amo”, 2019, il neo Presidente Mauro Tesauro (ex assessore comunale) del San Filippo Neri si dimise in quanto, a suo dire non intendeva coprire “diverse gravi disfunzioni interne accertate, tra le quali la più clamorosa era senza dubbio “l’esistenza, sconosciuta al cda, di un’associazione interna, denominata San Filippo Neri International, a cui venivano versati 55.000 euro annui, composta da membri del personale”. Vi sembra poco? Se c’è una cosa che accomuna il San Filippo Neri e Amo è la disinvolta, squalificante (per l’ente) ed esclusiva nomina ai vertici e nei consigli di amministrazione di persone che hanno come punto d’onore l’appartenenza politica e non la competenza per il ruolo che vanno a ricoprire. Un vero e proprio premio di fedeltà che declassa l’ente partecipato ad un sinecura e lo espone a facili malversazioni o inventive truffaldine'.
'Non è che cose del genere siano in corso in altre partecipate, non ancora emerse o sotto taciute? Ecco allora una seconda domanda politica: gli enti partecipati sono veramente indispensabili al funzionamento della macchina comunale o sono invenzioni di comodo per la sistemazioni di “famiglia politica”?
Se si opta per il primo caso, allora, non vi sembra, cari amministratori modenesi, urgente rivedere e normare il sistema delle nomine nelle partecipate per garantire competenza di chi ha il duplice compito di farle funzionare al meglio e di vigilare non ci si discosti nei comportamenti dalla la retta via? O mettiamo tutto a tacere, per poi fingere di scandalizzarci la prossima volta che succede?'
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