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Provincia, Tomei atto primo, Muzzarelli è di nuovo Vice

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Seduta di insediamento del nuovo consiglio provinciale dell'Ente di viale Martiri. Tomei: 'Completeremo la Pedemontana, chi mi ha preceduto ha fatto un buon lavoro'


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Il giuramento sulla Costituzione e la nomina del Vicepresidente, carica che sarà ricoperta dal Presidente uscente nonché sindaco di Modena Giancarlo Muzzarelli. Sono stati questi i primi due atti che hanno aperto la prima seduta del nuovo consiglio provinciale, quella dell'insedimento del neo presidente Giandomenico Tomei e della sua relazione di programma di inizio mandato.

Atti formali ed istituzionali, quasi liturgie, che se non fosse per il nuovo ancora indefinito assetto dell'ente derivante dalla riforma mancata del 2014, sembrerebbe riproporre quallo scenario, con tanto di analoghi punti di programma, che riporta alla memoria gli anni '90. Quando il cattolico di sinistra Graziano Pattuzzi era Presidente, avendo come Vice, con deleghe forti, da Presidente ombra, lo stesso Giancarlo Muzzarelli che Vice lo è nuovamente da oggi. Scenario paradossalmente analogo a quello degli anni '90 anche nei programmi e nei temi.

Dove spiccano la gestione degli oltre 1000 chilometri di strade rimaste totalmente di competenza della Provincia anche nel post riforma e il cui stato di manutenzione richiederebbe un piano davvero straordinario, dopo anni di mancati investimenti. Oltre ai grandi progetti infrastrutturali che giacciono da 20 anni sugli stessi tavoli, con i nomi di Bretella Campogalliano-Sassuolo e Cispadana. Il primo, che dopo la promessa non onorata da Delrio (ex ministro autore della riforma poi abortita che le province doveva eliminarle), lanciata  due primavere fa da Sassuolo, dovrebbe vedere cantieri aperti, nelle parole di Tomei di oggi, il prossimo anno. Il secondo, quello della Cispadana, ancora in alto mare, da quando (e qui si torna agli anni '90) Pattuzzi (oggi Presidente di Cispadana, l'autostrada che ancora non c'è), insieme a Muzzarelli lo annunciavano come imminente. Venti anni fa.

Basta questo per capire la cifra dell'eredità politica ed amministrativa che ora grava sul Presidente Tomei che come tale, nel nuovo quadro istituzionale che definisce e regola struttura e funzionamento delle province, è primo responsabile anche delle funzioni (non previste da statuto), che delegherà nei fatti ai consiglieri della propria maggioranza.

Eredità pesante, appunto, non solo sul piano dell'assetto istituzionale ma anche delle politiche attive che nei tre anni successivi alla riforma mancata del 2014 hanno visto un taglio di risorse tali dallo Stato centrale da obbligare la provincia a non chiudere nemmeno i bilanci annuali oltre che impedire all'ente di strutturare quelli triennali. Con le manutenzioni di scuole superiori e strade fatte con estrate straordinarie, fatte di fondi europei, mutui bei, proventi di concessioni autostradali che i tecnici e la ragioneria hanno lavorato per gestire al meglio, al centesimo di euro. Ed è anche per questa capacità gestionale di qualità derivante da una struttura dirigenziale e tecnica capace (unanimemente riconosciuta tale), la provincia di Modena ha retto più di altre l'impatto della riorganizzazione obbligata dalla riforma del governo che per anni ha lasciato in vita le province senza garantire loro l'ossigeno per respirare. Sono circa 100 milioni gli euro che in questi anni sono stati prelevati come in un enorme bancomat dalle province da parte dello Stato e dal governo Renzi. Solo nella finanziaria dello scorso anno, partorita in un clima già elettorale, il governo centrale, guidato da Gentiloni ha nuovamente garantito le risorse che per la prima volta, dopo 4 anni, hanno permesso di riavviare una programmazione e di ripensare a bilanci su scala triennale.   

Anche per questo oggi Tomei, pur senza grosse velleità, può guardare con più fiducia di quella che era possibile anche solo un anno fa, e provare a ridare all'ente quella dignità che l'ordinamento costituzionale ancora attribuisce.

Anche se sul mandato di Tomei e sull’intero assetto della provincia, rimasta in un limbo istituzionale dopo la riforma mancata che ha tolto anche ai cittadini il diritto di eleggere i propri rappresentanti, pesa ora anche l’incertezza derivante dalla decisione del governo di procedere con ulteriore riforma che visto lo stato attuale equivarrebbe ad una controriforma. Nel caso in cui passasse la proposta di una provincia con l'elezione diretta del presidente, il mandato di Tomei e dell'intero Consiglio potrebbe esaurirsi prima della scadenza naturale

Gianni Galeotti


Redazione Pressa
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