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Un’ingiunzione di pagamento da 25mila euro, stabilita dal tribunale di Modena lo scorso 24 luglio e notificata il 3 settembre e altri 150mila euro non versati rivendicati dal segretario provinciale
Davide Fava.
Finisce così l'avventura di
Matteo Richetti nel Pd modenese che
due giorni fa ha annunciato il suo no al Governo Conte e l'adesione al progetto di
Carlo Calenda. A riportarlo è il quotidiano
Repubblica questa mattina.
Richetti, spiega Fava a
Repubblica, non ha versato i contributi alla federazione dem di Modena per la campagna elettorale e per questo, per riavere quei soldi, il Pd si è rivolto a un legale.
'Chi viene candidato, si impegna con una scrittura privata a versare un contributo di 25 mila euro al Pd di Modena in un’unica soluzione – afferma l'avvocato Antonella Orlandi sempre su
Repubblica - Richetti è stato sollecitato dal Pd e da me, ma non ha pagato.
I requisiti c’erano tutti, visto che è stato eletto il 4 marzo 2018. Abbiamo presentato ricorso al tribunale civile di Modena e così si è arrivati al decreto di ingiunzione di pagamento. Il giudice ha riconosciuto anche la provvisoria esecuzione, significa che potrebbero esserci dei pignoramenti'.
'Ho già versato metà di questo importo, cioè 12.500 euro e questa informazione non è stata data al giudice, lo stanno facendo i miei avvocati - la replica di Richetti - la somma è relativa a 5 anni di legislatura e anche se non la terminerò nel Pd sono pronto a versare la restante parte, come ho sempre fatto. Che questo venga usato per sporcare una decisione sofferta, presa per coerenza, la dice lunga sullo stato di salute del Pd'. I parlamentari versano 2.500 euro al mese alla federazione provinciale, al netto dei contributi nazionali. Richetti dal 2013 ha versato 8 mila euro in un’occasione e 12.500 in un’altra - dice Fava - i suoi colleghi però hanno versato nello stesso periodo circa 185 mila euro, più i contributi per la campagna. Sono cifre stabilite in un regolamento interno, valuteremo come proseguire eventualmente le azioni legali'.