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A Bologna i funerali di sette vittime del naufragio di Cutro

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Gli afghani sepolti avevano dai 2 anni e mezzo agli 85. E nel cimitero di Borgo Panigale è stata scavata una buca in più per un disperso


A Bologna i funerali di sette vittime del naufragio di Cutro
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Avevano dai 2 anni e mezzo agli 85 anni le sette vittime del naufragio di Cutro giunte a Bologna, i cui funerali si sono svolti oggi al cimitero islamico di Borgo Panigale. Provenivano tutte dall’Afghanistan ed erano “una madre con due figli, un signore con la moglie, il figlio nato nel 2013 e la mamma”, riferisce il presidente dell’Unione delle comunità islamiche d’Italia Yassine Lafram, che ha officiato il rito alla presenza di 15 familiari giunti proprio da Cutro per assistervi.

“Oggi stiamo seppellendo una madre con due figli, stiamo cercando ancora il marito. Stiamo seppellendo un signore con la moglie e il figlio, nato nel 2013, e la mamma. Immaginate questi drammi familiari, intere famiglie cancellate e che oggi, ahimè, non possiamo che seppellire.

Siamo riconoscenti a queste famiglie che hanno scelto di venire a seppellire i propri cari qui a Bologna, perché questo gesto possiamo dire che in qualche modo ci restituisce un po’ di umanità, a noi, ma una parte della nostra umanità l’abbiamo seppellita oggi con queste famiglie. Questo non lo possiamo negare”.
“La comunità islamica di Bologna ha voluto celebrare questo rito funebre islamico per le vittime del naufragio di Cutro, perché in qualche modo ci sentiamo corresponsabili di quello che è successo. Noi non non scarichiamo le colpe addosso a nessuno, ma sappiamo che ognuno di noi deve fare la sua parte affinché queste tragedie cessino – prosegue Lafram – non è possibile ancora oggi, nel 2023, che alle porte delle coste europee, a 100 metri da una costa europea, possano morire così tante persone“.

Lafram, che ha celebrato il rito islamico in forma comunitaria di preghiere ed invocazioni, con i partecipanti disposti in file parallele in direzione della Mecca, riflette sul tema delle morti in mare, che “sicuramente richiamano le nostre coscienze. Io mi chiedo noi come comunità islamica, se abbiamo fatto abbastanza e se abbiamo fatto abbastanza la nostra parte, perché questo non accada mai più. Questa è la domanda che ci poniamo e questa cosa, ovviamente in qualche modo ci fa sentire che siamo colpevoli in un modo o nell’altro”. Con una considerazione amara sulla risposta alla tragedia. Non rabbia, “quanto per noi il senso di indifferenza che abbiamo toccato con mano da parte di alcuni che hanno reagito a questa strage. In queste stragi non tengono tanto i discorsi geopolitici. Bisogna tirare fuori un po’ di umanità”, conclude Lafram, ringraziando “la Prefettura di Crotone, il Comune di Bologna, la Regione per i grandi sforzi che hanno messo in campo e un insieme di operatori che hanno assicurato la permanenza dei parenti qui a Bologna per poter dare un saluto finale ai propri cari”.

Insieme a loro, il sindaco Matteo Lepore, l’assessore regionale al Welfare Igor Taruffi e l’artista Alessandro Bergonzoni. Le buche saranno però otto. “Noi oggi abbiamo sette salme, ma stiamo scavando otto buche perché ci è stato chiesto espressamente da un parente di lasciare una buca libera – prosegue Lafram – se domani il mare dovesse restituirci il corpo del marito (della prima vittima, ndr), abbiamo dove seppellirlo vicino alla moglie e alle due figlie“.

Nel corso della cerimonia, il presidente Ucooi spiega anche che “nei giorni passati ho cercato di mediare con le famiglie insieme alla Prefettura di Crotone, proprio per rassicurarli su quello che è il rito funebre islamico. Sul fatto che tutto quello che loro chiedono come famiglie verrà soddisfatto. Di conseguenza ci siamo comportati. Oggi stiamo cercando di soddisfare tutte le loro esigenze perché giustamente dobbiamo seppellire i loro cari. Loro hanno accettato comunque di lasciare i loro cari qui a Bologna”. A tal proposito, “ho preso un impegno con queste famiglie, ho firmato anche una lettera di mio pugno, dove ho assicurato loro che i loro familiari saranno seppelliti per sempre qui, che le loro ossa rimarranno sempre qui, all’interno del perimetro del cimitero islamico e che non verranno trasferite altrove né cremate”, conclude Lafram.

Redazione Pressa
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