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Un agente preso a morsi e finito all'ospedale con un osso e un tendine rotti nel corso di un controllo su alcuni soggetti stranieri dopo l'accoltellamento in via Rainusso del 2 ottobre scorso, è solo l'ultimo di una serie di casi, sempre più frequenti, di aggressioni e di violenze, anche nei confronti delle forze di Polizia. Violenze e aggressioni che i dati confermano essere commessi nella maggior parte dei casi da stranieri, non solo irregolari ma anche regolari. Che rende il dato generale ancora più preoccupante. Stranieri richiedenti asilo per i quali non si sono creati percorsi lavorativi e di integrazione. o in attesa di lavoro, o con lavoro precario, di fatto si trasformano spesso in forza lavoro per le 'aziende del crimine'. Attive soprattutto nello spaccio.
Soggetti che hanno poco da perdere, che conoscono nella pratica e quindi approfittano di norme di fatti permissive, almeno rispetto a quelle dei paesi di origine, e verso i quali le pene previste dall'attuale normativa italiana risultano inefficaci e non garantiscono quella funzione di deterrenza necessaria.
Un soggetto colto magari a spacciare che si spinge ad aggredire un agente, che viene arrestato e che si trova dopo un giorno nella condizione di tornare a circolare sul territorio con in tasca un provvedimento del giudice di divieto di dimora che per lui è carta straccia non può che aumentare la consapevolezza da parte di un malvivente, della sua sostanziale impunibilità.
Elemento che evidenzia come la risposta a questi crimini e l'aumento della sicurezza non possano essere legati solo all'aumento degli organici o all'elevazione pur importante della fascia della Questura, e tantomeno al dibattito politico al quale questi temi vengono 'ridotti'.
'Da tanto tempo stiamo cercando di far capire che non è più solo una questione legata al numero degli operatori, ma di scarsissima deterrenza delle norme e di eccessiva lentezza dei processi. L’impatto delle sanzioni penali risulta spesso di fatto azzerato, laddove si proceda nei confronti di cittadini stranieri che, oltre a provenire da realtà molto più repressive rispetto all’Italia, hanno poco se non nulla da perdere davanti a sanzioni penali irrisorie' - ha specificato due giorni fa e ribadito Roberto Butelli, segretario provinciale Siulp di Modena.
In sostanza l'assunto secondo cui le forze dell'ordine avrebbero le mani legate e per cosi dire le armi spuntate sarebbe confermato ogni giorno di più dal numero, dalla tipologia dei reati e dalle provenienza degli autori, sempre di più pronti a tutto, anche nei confronti di una divisa, figuriamoci di fronte a dei comuni cittadini. Un tema fondamentale, così come lo è l'appello, ennesimo, del Siulp, che pare percepito solo in parte dal mondo politico e di governo, soprattutto nazionale e parlamentare. L'unico piano in cui può e deve essere varata una modifica sostanziale della normativa in vigore, capace di fornire strumenti più incisivi ed adeguati ad una situazione generale ed in particolare sull'immigrazione, profondamente diversa, anche rispetto ad alcuni anni fa e che ha in aree come quella di Modena, registra picchi di criticità che non si registrano in altre aree di Italia. Picchi che vanno in parallelo con un alti livelli di immigrazione regolare ed irregolare. Confermati dai dati, che non è azzardato definire impressionanti, del Siulp di Modena. Dai quali emerge che il 79% degli arresti messi a segno dalla Squadra Volante riguardano soggetti stranieri, di cui il 51% regolari sul territorio. Una percentuale che supera di gran lunga il 50% e raggiunge il 60% in relazione ai detenuti stranieri nel carcere di Modena.
Gi.Ga.
Gianni Galeotti
Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consiglie.. Continua >>