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Al centro antiviolenza di Modena accolte 405 donne

La maggioranza sono straniere. Il punto sull'attività della Casa delle donne di Modena: 'Serve aprire un confronto su come costruire un cambiamento culturale'

Nel 2022, ad oggi, sono state accolte dal Centro antiviolenza di Modena 405 donne (367 nel 2021, 289 nel 2020 e 355 nel 2019). Di queste, le italiane sono il 45%, le straniere quasi il 52%. Tale dato si discosta dagli anni precedenti e dal trend nazionale che rileva invece una prevalenza di donne italiane che si rivolgono ai Centri Antiviolenza.
Le donne con figli/e sono il 70% del totale e di queste donne il 60% dei figli/delle figlie subisce violenza assistita e/o diretta; rimane preponderante la violenza a opera dei partner, ma si nota un generale aumento della violenza da parte di familiari.
Rispetto al periodo precedente la pandemia, si registra un generale impoverimento delle donne accolte dovuto anche a una sempre maggiore difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro; per questo motivo sono aumentate le richieste di aiuto economico (buoni spesa, fondi economici per l'autonomia, spese alimentari per le emergenze, vestiti, mobili per case nuove o nuovi alloggi).
L’impoverimento comporta un aumento delle difficoltà nella realizzazione di un progetto di vita autonomo, lontano dal maltrattante; inoltre, si riscontra nei percorsi svolti con le donne crescenti difficoltà legate alla complessità delle pratiche burocratiche.
L'attenuazione della situazione pandemica ha permesso una ripresa delle attività in presenza e dell'accoglienza delle donne migranti all'interno del progetto AutonoMie-Semira Adamu, che per il 2022 sono state più di 100. Le donne migranti che si rivolgono all’Associazione Casa delle Donne contro la violenza chiedono di partecipare ai corsi di lingua italiana e ad altre attività di socializzazione, oltre a un aiuto nelle pratiche online, per la ricerca di un lavoro e di una casa.
In foto, da sinistra a destra, le referenti della Casa delle Donne di Modena Elena Campedelli, Rosanna Bartolini, Serena Ballista, Vittorina Maestroni
Le donne con figli/e sono il 70% del totale e di queste donne il 60% dei figli/delle figlie subisce violenza assistita e/o diretta; rimane preponderante la violenza a opera dei partner, ma si nota un generale aumento della violenza da parte di familiari.
Rispetto al periodo precedente la pandemia, si registra un generale impoverimento delle donne accolte dovuto anche a una sempre maggiore difficoltà ad entrare nel mondo del lavoro; per questo motivo sono aumentate le richieste di aiuto economico (buoni spesa, fondi economici per l'autonomia, spese alimentari per le emergenze, vestiti, mobili per case nuove o nuovi alloggi).
L’impoverimento comporta un aumento delle difficoltà nella realizzazione di un progetto di vita autonomo, lontano dal maltrattante; inoltre, si riscontra nei percorsi svolti con le donne crescenti difficoltà legate alla complessità delle pratiche burocratiche.
L'attenuazione della situazione pandemica ha permesso una ripresa delle attività in presenza e dell'accoglienza delle donne migranti all'interno del progetto AutonoMie-Semira Adamu, che per il 2022 sono state più di 100. Le donne migranti che si rivolgono all’Associazione Casa delle Donne contro la violenza chiedono di partecipare ai corsi di lingua italiana e ad altre attività di socializzazione, oltre a un aiuto nelle pratiche online, per la ricerca di un lavoro e di una casa.
In foto, da sinistra a destra, le referenti della Casa delle Donne di Modena Elena Campedelli, Rosanna Bartolini, Serena Ballista, Vittorina Maestroni

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