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Alluvione: rottura dell'argine provocata dalla cavità di una vecchia tana

Alluvione: rottura dell'argine provocata dalla cavità di una vecchia tana

La conclusione della commissione tecnica regionale illustrata oggi dai tecnici conferma che si trattava di un argine vecchio con una struttura interna debole


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Il collasso dell'argine del fiume Panaro che la mattina del 6 dicembre provocò l'alluvione di Nonantola sarebbe stata creata dagli effetti combinati di più fattori. La composizione della struttura dell'argine formata non solo da terra ma di laterizi antichi mattoni, ceppi e radici di piante di fiume e di una vecchia tana di un animale fossorio, non visibile dall'esterno, che ha creato, all'interno, una cavità nella quale l'acqua del fiume in piena si è inserita creando un passaggio, una falla, che con la pressione ha scavato una galleria sempre più ampia che ha provocato il collasso della struttura dell'argine.
Un argine di golena dichiarato dal Presidente della Commissione regionale di inchiesta vecchio, 'stabile all'apparenza, ma in realtà non in grado di reggere forti e prolungate pressioni. Un anziano in buone condizioni (utilizzando le metafore usate dagli stessi tecnici), ma perché indebolito dagli anni e più esposto a cedimenti di fronte ad eventi avversi. Un insieme di elementi che ha creato le condizioni per la penetrazione dell'acqua, la creazione di una falla ed il collasso dell'argine.

Queste le conclusioni della Commissione tecnica presieduta dal professor Giovanni Menduni che ha analizzato cause e dinamica della rottura dell'argine del fiume Panaro, in provincia di Modena, avvenuta lo scorso 6 dicembre.
La relazione è stata presentata questa mattina dallo stesso Menduni e da Irene Priolo, assessore all’Ambiente, difesa del suolo e della costa, protezione civile, nel corso di un'audizione sull’esondazione del Panaro dello scorso dicembre convocata dalla commissione Territorio, ambiente e mobilità, presieduta da Stefano Caliandro.

'Il risultato della Commissione tecnica ci è utile per migliorare il nostro lavoro per il futuro, perché, indipendentemente dall'esito dei lavori della Commissione, è evidente che i danni sulla popolazione ci siano stati, quindi più informazioni abbiamo per il futuro e meglio è', incalza l'assessore.

La relazione di Menduni e le parole di Priolo hanno aperto un dibattito fra le forze politiche, con Silvia Piccinini (Movimento 5 Stelle) che ha sottolineato come 'la nostra Regione si muove molto in fretta nel caso di emergenza come il terremoto, invece c'è molto da fare sul tema della prevenzione'. La pentastellata ha anche ribadito la necessità che tutte le casse di espansione vengano collaudate: 'E' da più di 40 anni che lo aspettiamo, non può essere che ogni volta ci dicono che servirebbero piogge controllate e condizioni speciali.
E' arrivato il momento di fare in modo che si possano usare anche le casse di espansione secondaria'.

Per Valentina Castaldini (FI) è importante intervenire a sostegno dei cittadini che hanno subito danni dall'alluvione: 'La Regione aveva promesso risorse e indennizzi, ma per quanto ne so io nessuno ha ancora ricevuto alcunché', taglia corto la forzista ribadendo il consiglio di utilizzare il personale impiegato in occasione dei terremoti ('Lo ha detto anche il Governo Draghi') per affrontare il problema.

Duro Emiliano Occhi (Lega) che ha invitato a potenziare la manutenzione delle opere idrauliche e a una più forte cura del territorio montano, in modo da far sì che il territorio trattenga sempre più acqua piovana evitando che a valle ne arrivi troppa in poco tempo.

Sulla stessa linea Simone Pelloni (Lega) che ha sottolineato l'importanza di investire in prevenzione e cura del territorio, chiedendo un report sugli interventi fatti, sulle risorse stanziate e di queste quante già utilizzate. 'Non basta dire che in Emilia-Romagna abbiamo speso tanti soldi, serve -spiega l'esponente del Carroccio- un report delle risorse investite per un monitoraggio puntuale, con noi consiglieri regionali che siamo messi in grado di svolgere il nostro ruolo di controllo'.

Dal canto suo Luca Sabattini (Pd) ha apprezzato la relazione tecnica definendola puntuale e molto interessante e ha chiesto conferma di
quanto esposto dalla relazione stessa secondo cui che la cassa di espansione, anche se non aveva ancora un formale collaudo, ha fatto il proprio dovere e sul fatto che il problema non è stata una scarsa manutenzione, ma il fatto che si trattava di 'un'opera costruita da molto tempo'. Quello che vorrei sapere è cosa si fa per ammodernare questi tipi di argini'.


Nel corso dell’audizione è intervenuto anche Stefano Orlandini, docente all’Università degli studi di Modena e Reggio Emilia, che ha relazionato sul modello per la descrizione puntuale e tempestiva dell’evoluzione spazio-temporale delle onde di esondazione, un “modello” utile alla prevenzione e alla gestione delle emergenze idriche, col quale Orlandini ha “ricostruito” anche “l’onda di esondazione” del Panaro dello scorso dicembre. “E’ utile avere questa simulazione perché -spiega il docente- così si possono gestire le emergenze al meglio: gli addetti della Protezione civile devono sapere cosa si attende nel territorio quando si deve affrontare un’emergenza del genere, devono sapere queste cose per decidere quali mezzi usare e come garantire la propria incolumità”.
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