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In piazza Torre a Modena gli organizzatori della manifestazione nazionale promossa dalla Rete Dire-Donne in rete contro la violenza e da numerose associazioni femminili contro il disegno di Legge Pillon,
usano parole forti, pronunciate a voce e scritte sui cartelloni. Contro gli uomini giudicati 'cattivi' e 'violenti', contro una proposta di legge 'misogino' che favorirebbe - si legge sui cartelli - anche la 'lobby dei pedofili'. A fianco di slogan contro l'omofobia esposti dall'Arcigay (nella foto il Presidente provinciale, ndr), o immancabili contro il fascismo, pronunciati anche al microfono messo a disposizione dall'organizzazione e aperto ad interventi spontanei, ma che ad un certo punto rischiano di offuscare il messaggio della manifestazione che vuole essere quello 'contro' il DDL Pillon.
'Questa manifestazione è stata organizzata per dire NO al DDL Pillon, tutto il resto è venuto dopo' - specificano le referenti di 'Dire-donne'
'Un no al DDL - affema Laura Piretti, referente nazionale UDI (Unione Donne Italiane) - perchè il ddl sancisce una regressione dannosa del diritto di famiglia e si concretizza in un attacco ai diritti delle donne in condizioni di fragilità per motivi economici o o che hanno subito violenza. Un no l’introduzione del doppio domicilio del minore alla cancellazione dell’assegno di mantenimento e l’introduzione del mantenimento diretto da parte di ogni genitore, che subordina le condizioni di vita dei minori alle condizioni economiche del singolo genitore'.
Punti tali da non rendere nemmeno modificabile il provvedimento (la discussione parlamentare deve ancora entrare 'nel vivo' ed è dichiarata anche dalle forze di governo l'opportunità di modificarlo in diversi punti, ndr), ma solo ritirabile. Insomma, quello ribadito in piazza è un No senza appello.
A Laura Piretti chiediamo se una tale contrapposizione non rischi di penalizzare anche l'universo degli uomini separati con figli che dopo la separazione vogliono continuare ad esercitare a pieno il loro ruolo di padri, ma che spesso, anche in una condizione di affido condiviso, non possono farlo perché improvvisamente si trovano ad essere i soggetti deboli in una separazione, posti ai margini in condizione di difficoltà economica, abitativa, se non di esclusione sociale.
'Casi del genere vengono spacciati come diffusi ma sono minoritari, marginali, di nicchia e la legge attuale consente di analizzare e di affrontare caso per caso. Gli automatismi che invece introdurrebbe il DDL Pillon sono gravi, dannosi e rischiano di aprire ferite incalcolabili ai figli dei minori separati e alle donne. E' l'impianto generale del provvedimento che non è accettabile e che quindi va ritirato'
Gi.Ga.
Di seguito proponiamo domande e risposta con Laura Piretti, referente nazionale UDI
Nella foto: il presidente Arci Gay Modena con il cartello esplicito contro il DDL Pillon
Redazione Pressa
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