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La sfida della complessità. Quella che per una vita ha interessato i sistemi studiati da Giorgio Parisi, Premio Nobel per la Fisica, presente all'inaugurazione dell'anno accademico UNIMORE. Complessità richiamata anche nella lectio magistralis di oggi, agli studenti e alla comunità accademica intervenuta alla cerimonia ufficiale di apertura. A margine Giorgio Parisi si è ntrattenuto con i giornalisti per alcune domande sul concetto di complessità legato alla transizione energetica.
Cosa ha scelto di comunicare agli studenti oggi?
Ho scelto di parlare di complessità, perché il mondo è diventato sempre più complesso e dobbiamo comprendere e affrontare questa complessità per poterlo cambiare. Ci sono molte cose nel mondo che dobbiamo assolutamente modificare, a cominciare dalle sfide globali legate alla sostenibilità e alla transizione ecologica.
In corso c'è la COP29 e dei temi legati al cambiamento climatico. In che modo si può davvero attuare una transizione ecologica efficace?
Un punto cruciale che è stato affrontato nella COP29, di cui ancora non conosciamo i risultati definitivi, riguarda il trasferimento di risorse dai paesi ricchi ai paesi meno sviluppati. È fondamentale che i paesi più ricchi supportino quelli più poveri, che non hanno le risorse necessarie per adottare tecnologie costose per combattere il cambiamento climatico. Se non si realizza questo trasferimento, i paesi più poveri non potranno affrontare la crisi climatica, e le misure adottate nei paesi sviluppati perderanno di efficacia. Ad esempio, ridurre le emissioni di CO2 in Italia ha poco impatto se, nel frattempo, in Africa non si adottano tecnologie a basse emissioni.
Qual è il ruolo dei paesi emergenti in questo scenario?
I paesi emergenti si trovano in una posizione difficile: da una parte, devono ridurre le loro emissioni, ma dall'altra non hanno le risorse per investire in tecnologie meno inquinanti, che sono anche più costose.
Per questo motivo è necessario un trasferimento di risorse economiche dai paesi sviluppati, ma storicamente questo è sempre stato un processo difficile da realizzare. Speriamo che questa volta si riesca a fare progressi concreti.
In Italia si sta riaprendo il dibattito sul nucleare. Qual è la sua opinione sulla situazione?
Io sono piuttosto agnostico riguardo al nucleare. È vero che ci sono reattori nucleari di quarta generazione in fase di sviluppo, ma quelli di cui si parla in Italia sono ancora allo stadio di prototipo. In generale, è ragionevole che ogni nazione si concentri sulle soluzioni più adatte al proprio contesto. Ad esempio, è più conveniente installare impianti solari in Germania, piuttosto che sviluppare il nucleare in Italia? Inoltre, il nucleare richiede spazi ampi e poco popolati per ridurre i rischi in caso di incidenti. La Germania ha vaste aree non densamente popolate, mentre l'Italia è molto più densamente abitata e presenta anche sfide geologiche legate alla sismicità, quindi meno possibilità.
Il rettore di UNIMORE ha recentemente lanciato un appello per maggiori fondi per l'università. Qual è la sua opinione sulla ricerca in Italia?
Il problema principale per la ricerca in Italia riguarda i fondi per il normale funzionamento delle università, che sono stati ridotti quest’anno. Questo è un passo indietro, perché se non vengono stanziati fondi adeguati, le università non possono sostituire i ricercatori che vanno in pensione, né possono garantire il continuo sviluppo della ricerca. Questo colpisce non solo il funzionamento delle università, ma anche le capacità delle nuove generazioni di accedere a un'educazione di qualità, con effetti dannosi a lungo termine.
Gianni Galeotti
Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consiglie.. Continua >>