Ho scelto di parlare di complessità, perché il mondo è diventato sempre più complesso e dobbiamo comprendere e affrontare questa complessità per poterlo cambiare. Ci sono molte cose nel mondo che dobbiamo assolutamente modificare, a cominciare dalle sfide globali legate alla sostenibilità e alla transizione ecologica.In corso c'è la COP29 e dei temi legati al cambiamento climatico. In che modo si può davvero attuare una transizione ecologica efficace?
Un punto cruciale che è stato affrontato nella COP29, di cui ancora non conosciamo i risultati definitivi, riguarda il trasferimento di risorse dai paesi ricchi ai paesi meno sviluppati. È fondamentale che i paesi più ricchi supportino quelli più poveri, che non hanno le risorse necessarie per adottare tecnologie costose per combattere il cambiamento climatico.
I paesi emergenti si trovano in una posizione difficile: da una parte, devono ridurre le loro emissioni, ma dall'altra non hanno le risorse per investire in tecnologie meno inquinanti, che sono anche più costose. Per questo motivo è necessario un trasferimento di risorse economiche dai paesi sviluppati, ma storicamente questo è sempre stato un processo difficile da realizzare. Speriamo che questa volta si riesca a fare progressi concreti.In Italia si sta riaprendo il dibattito sul nucleare. Qual è la sua opinione sulla situazione?
Io sono piuttosto agnostico riguardo al nucleare. È vero che ci sono reattori nucleari di quarta generazione in fase di sviluppo, ma quelli di cui si parla in Italia sono ancora allo stadio di prototipo. In generale, è ragionevole che ogni nazione si concentri sulle soluzioni più adatte al proprio contesto. Ad esempio, è più conveniente installare impianti solari in Germania, piuttosto che sviluppare il nucleare in Italia?
Il problema principale per la ricerca in Italia riguarda i fondi per il normale funzionamento delle università, che sono stati ridotti quest’anno. Questo è un passo indietro, perché se non vengono stanziati fondi adeguati, le università non possono sostituire i ricercatori che vanno in pensione, né possono garantire il continuo sviluppo della ricerca. Questo colpisce non solo il funzionamento delle università, ma anche le capacità delle nuove generazioni di accedere a un'educazione di qualità, con effetti dannosi a lungo termine.