Carcere di Modena: sovraffollamento oltre il 50%
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Carcere di Modena: sovraffollamento oltre il 50%

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Soglia critica aggravata dalle carenze degli organici di Polizia Penitenziaria. Il tema al centro di un prossimo consiglio comunale su iniziativa del consigliere Luca Barbari. Che abbiamo intervistato


Carcere di Modena: sovraffollamento oltre il 50%
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Affollamento carcerario, condizioni sempre più difficili non solo per i detenuti ma anche per il personale. Anche nel carcere di Modena, che dopo la chiusura e lo svuotamento a seguito della rivolta dei detenuti e degli scontri che portarono a 9 morti, nel 2020, è tornato ai livelli critici antecedenti la tragedia.
Secondo il più recente rapporto dell'Associazione Antigone, aggiornato a marzo 2024, la struttura ospita 535 detenuti, a fronte di una capienza regolamentare di 382 posti, con un surplus di 153 detenuti. Questo rappresenta un tasso di sovraffollamento di oltre il 50%. Inoltre, il carcere è afflitto da una carenza di personale di polizia penitenziaria. Attualmente sarebbero presenti solo 217 agenti, mentre ne servirebbero 257 per rispettare la pianta organica prevista.
Temi di cui recentemente si è occupato il consigliere comunale Pd Luca Barbari, già presidente Porta Aperta con una mozione che sarà discussa dal Consiglio Comunale di Modena.


Consigliere, il tema non è nuovo ma le criticità legate al sovraffollamento e alla carenza di organici mette fortemente a rischio il sistema, stanno raggiungendo picchi importanti. Da dove nasce e quale è l’obiettivo della mozione?
'Innanzitutto grazie per l’opportunità di portare all’attenzione dell’opinione pubblica una iniziativa consiliare che ha l’obiettivo di sostenere tutti quegli appelli che stanno emergendo con sempre più insistenza da parte degli operatori del settore. La situazione delle carceri italiane è drammatica. Il numero di suicidi in carcere non è mai stato cosi alto e anche la situazione di sovraffollamento è a livelli critici.
Anche al carcere di Modena, la Casa Circondariale Sant'Anna, la situazione di sovraffollamento è inaccettabile. In questi giorni si sono espressi sia la Camera Penale Carl’Alberto Perroux che le associazioni che operano in carcere ed il sindacato della Polizia Penitenziaria, che ha denunciato una condizione preoccupante non solo per i detenuti, ma anche per il personale, che è sotto organico e si trova a lavorare in una situazione molto complessa.


La mozione proposta è quindi innanzitutto un segnale di vicinanza e solidarietà verso le persone che si trovano a vivere o lavorare nel territorio del nostro Comune, in condizioni “indecorose per un paese civile, qual è e deve essere l’Italia”. Sono le parole del Presidente della Repubblica che in occasione della cerimonia del ventaglio ha chiesto a tutte le Istituzioni vera attenzione per la situazione nelle carceri. Sono contento che in questo senso tutta la maggioranza consiliare a Modena abbia presentato un documento che va nella direzione auspicata dal Presidente Sergio Mattarella. Confidiamo che possa trovare pieno accoglimento e condivisione anche nelle minoranze e condivisione nelle altre istituzioni preposte'.

Modena ha istituito il Garante per i detenuti. Non è sufficiente?
'L’istituzione del Garante per i Detenuti, è stata una scelta davvero importante. La Garante, professoressa Laura De Fazio, sta lavorando alacremente e a breve presenterà la sua relazione al Consiglio Comunale. Nella mozione i consiglieri proponenti, che sono tutti i consiglieri della maggioranza, chiedono di poter andare in carcere per vedere di persona la situazione, proseguire nel lavoro fatto nell’ultimo anno in particolare in commissione Servizi ove si vuole proseguire il confronto con la Garante, le associazioni e il Terzo Settore, ed infine dedicare un Consiglio comunale tematico all’attuale situazione carceraria'.

Concretamente e realisticamente, che cosa può fare un Comune?
'Il Comune non ha ovviamente competenza diretta nella gestione delle strutture penitenziarie presenti sul suo territorio, tuttavia il Comune coordina il Comitato Locale per l’area dell’esecuzione penale adulti, che ha la potenzialità per mettere a sistema i diversi soggetti che operano a favore del carcere e con lo stesso istituto penitenziario, anche col supporto del tessuto cittadino con la possibilità di attivare anche tavoli tematici.
Il Comune può inoltre favorire, lavorando in sinergia con il Terzo Settore, l’Ordine degli Avvocati, il Tribunale, la Procura della Repubblica e anche la Direzione del Sant’Anna, a che si potenzino tutti quegli strumenti e misure che possono essere alternative alla misura carceraria, ovviamente ove non vi siano pericoli che impongano la misura restrittiva. Da questo punto di vista la mozione depositata cita una ricerca delle ACLI che sottolinea come il Terzo Settore sia importante soprattutto per l’accoglienza esterna dei detenuti. Attualmente il Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria spende il 97% dei fondi assegnatili per mantenere gli oltre 200 istituti di pena del territorio, quasi 3 miliardi ogni anno, nelle condizioni che stiamo vedendo.
È un investimento che la ricerca generosamente definisce “a perdere” se si calcola l’altissimo tasso di recidiva, se si facesse una analisi costi-benefici si potrebbe dire anche qualcosa di più, perché porta gli stessi soggetti ad affollare nuovamente le stesse strutture dalle quali dovevano uscire invece rieducati e reinseriti nel contesto sociale. Il paradosso è che l’esecuzione penale esterna è quella produce più risultati in termini di recupero sociale, ma è anche quella che riceve meno soldi. Investire in esecuzione esterna significa anche non lasciare soli gli autori e le vittime, mentre nel sistema attuale i primi spesso sviluppano sentimenti di vittimizzazione e i secondi si sentono abbandonati dalle istituzioni preposte a difenderli.
Il Comune può operare in quest’ottica, favorire la crescita delle misure di comunità anche attraverso alla collaborazione attiva del Terzo Settore. Peraltro sempre il Presidente Sergio Mattarella nella cerimonia del ventaglio ha citato una lettera ricevuta da alcuni detenuti del carcere di Brescia: “Il carcere non può essere il luogo in cui si perde ogni speranza. Non va trasformato, in questo modo, in palestra criminale. Vi sono, in atto, alcune, proficue e importanti, attività di recupero attraverso il lavoro. Dimostrano che, in molti casi, è possibile un diverso modello carcerario. È un dovere perseguirlo. Subito, ovunque”. Il presidente della Repubblica non poteva essere più conciso e chiaro: è esattamente ciò che intendiamo chiedere e perseguire anche a Modena con questa iniziativa'.

Gi.Ga.

Gianni Galeotti
Gianni Galeotti

Nato a Modena nel 1969, svolge la professione di giornalista dal 1995. E’ stato direttore di Telemodena, giornalista radiofonico (Modena Radio City, corrispondente Radio 24) e consiglie..   Continua >>


 

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