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Ci sono storie che sono difficili da raccontare perchè investono la sfera privata, un vissuto difficile, derive impossibili da sondare. Demoni conosciuti, ma comunque nuovi e che in ciascuno assumono forme diverse. Eppure vale la pena farlo, raccontarle, quando sono gli stessi protagonisti a chiederlo, mettendosi a nudo con una sincerità che non cancella la dignità, in un estremo, pubblico, grido d'aiuto. Quasi si trattasse di un sos lanciato prima di lasciarsi vincere dai 'pensieri brutti', quelli coi quali in fondo tutti, prima o poi, in un modo o nell'altro, magari senza ammetterlo mai, devono fare i conti.
Perchè storie come queste certo non offrono certezze nè forzosi lieti fine, ma rappresentano comunque la speranza che non vi è abisso dal quale non sia possibile risalire e non vi è caduta dalla quale non sia possibile rimettersi in piedi.
Senza moralismi e senza retorica, nella loro crudezza. Al limite dell'indisponenza. A costo di sbattere contro il muro della incomprensione. E magari, racconti come questi, possono aiutare altri ad affrontare incubi simili.
Antonio Cioffi, 64 anni, è originario di Napoli ma dal 1990 è residente nel modenese. Ha lavorato in una impresa edile per 20 anni. Vedovo, tre figli con cui ha pochi rapporti. Da tempo soffre di una dipendenza dal gioco d'azzardo. Non beve e non ha mai avuto problemi seri con la giustizia ('a parte una rissa negli anni '90'). Ma col gioco il problema lo ha. Una malattia. E lo ammette, con franchezza.
Lo scorso anno è stato ospitato tre mesi un una comunità di recupero per dipendenze. E' uscito in autunno, ma a Natale è ricaduto nello stesso tunnel. Le macchinette Vlt, 'non quelle del bar, ma quelle che accettano direttamente la carta moneta' - spiega.
'Ora però non gioco più, ma è troppo tardi' - ed è difficile dire quanto queste parole rappresentino una vera promessa, una speranza. Impossibile, anche per lui, fare una stima del denaro perso in questi anni davanti allo slot machine. L'ordine è quello delle centinaia di migliaia di euro.
Antonio Cioffi dorme da 20 giorni su una panchina in un giardino pubblico dietro alla stazione di Castelfranco Emilia. E' la prima volta in vita sua. Lo scorso anno è stato sfrattato: non pagava l'affitto della casa da tempo. Per tre mesi il Comune di Castelfranco lo ha ospitato in un hotel contribuendo in buona parte alle spese, ma non è bastato. La piccola pensione di reversibilità della moglie non è stata sufficiente e nell'ultimo mese il conguaglio fiscale ha prosciugato anche quella entrata. 'La prima notte all'aperto è stata terribile - spiega -. Ho pianto a lungo. Quasi ogni panchina in questo parco è occupata da qualcuno, molti sono stranieri ma vi è anche qualche italiano. Mi sono coperto col cappuccio e ho chiuso gli occhi'. A Pasqua qualche residente ha condiviso con lui una fetta di colomba, anche qualche piatto tipico napoletano. Nei giorni feriali il pasto lo riceve a Porta Aperta. Una signora gli regala ogni tanto un pacchetto di sigarette. Quello che resta dei suoi vestiti e dei suoi ricordi sono nascosti in una sporta in un cespuglio che recupera ogni sera per appoggiarvi sopra il capo adagiandosi sulla panchina in legno, 'quella con le doghe larghe perchè con i listelli piccoli è impossibile dormire'.
La vita di strada è un inferno, ogni senzattetto fa i conti con disagi e devianze, ma iniziare una vita così a 64 anni significa spalancare le porte all'abisso.
Questa mattina abbiamo parlato con Antonio Cioffi e subito dopo abbiamo contattato il sindaco di Castelfranco Emilia Gianni Gargano. La sua storia è nota ai servizi sociali, come egli stesso ha ammesso. Ma, oggi, davanti all'emergenza il Comune ha deciso di intervenire immediatamente. 'In attesa che il Sert possa farsi carico della situazione pagheremo in modo integrale una stanza d'albergo al signor Cioffi, prendendo atto anche della sua incapacità di contribuire alle spese, ma davanti a questa emergenza e alle sue condizioni non possiamo non intervenire' - spiega il vicesindaco Nadia Caselgrandi. Parole che si sono trasformate in fatti.
Questa sera Antonio Cioffi non dormirà sulla panchina al parco dietro alla stazione. Ha raccolto le sue cose e, come promesso dall'assessore, si è sistemato in hotel a spese del Comune. In attesa di ricominciare un percorso di cura. Per iniziare la risalita. Perchè non è mai impossibile ricominciare.
Giuseppe Leonelli
Redazione Pressa
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