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Il Comune di Modena aderisce a “Plastic free challenge”, la campagna di sensibilizzazione per ridurre l’utilizzo della plastica monouso, promossa dal ministero dell’Ambiente. Lo ha a comunicato ieri alla vigilia della manifestazione sui cambiamenti climatici organizzata dal Movimento Friday for Future.
Con l’adesione alla campagna “Plastic free”, il Comune - spiega una nota - conferma e amplia le proprie azioni approvando le linee guida proposte che prevedono anche di non utilizzare plastica monouso durante eventi o riunioni, di limitare la vendita di prodotti con imballaggio eccessivo, comprese le bottigliette dell’acqua, e di promuovere azioni di sensibilizzazione sull’importanza di ridurre l’inquinamento da plastica. Tra le indicazioni ministeriali anche l’adozione della regola delle 4 R: riduci, riutilizza, ricicla, recupera.
Tutto positivo, sulla carta, in linea anche e non solo con indicazioni ministeriali ma anche con l'etica che fa da sfondo alle manifestazioni ambientaliste e globaliste.
Peccato che la realtà e la pratica (sicuramente relativa alla plastica), a Modena, sia come abbiamo ampiamente documentato ben diversa. Sicuramente poco virtuosa e poco circolare.
Il comitato Modena Salute Ambiente, da anni in campo con politiche attive e di analisi in questo campo, ha dimostrato nel dossier/inchiesta pubblicato da La Pressa (mai smentito da Hera), che tirando le somme al termine del complesso processo che va dalla raccolta dei rifiuti (anche differenziata) allo smalrimento, solo il 6% della plastica totale raccolta viene riciclata come materiale.
Il restante circa 94% della plastica raccolta va quasi tutta agli inceneritori. In quantità si tratta di 9 kg/anno/abitante riciclati, su circa 150 kg a rifiuto. Nonostante l'aumento seppur graduale, della raccolta differenziata e nonostante lo sforzo civico dei modenesi a differenziare.
A Modena la plastica scartata dal riciclo e mandata a smaltimento fa molto comodo, anzi diventa vitale per il funzionamento di un inceneritore potentissimo, tarato per bruciare il doppio dei rifiuti indifferenziati prodotti a Modena, per questo motivo importati anche da altre province e regioni d'Italia. Un impianto che ha bisogno di plastica, tanta plastica, che Modena, in termini di rifiuti, produce, ed in qualche modo è indotta a produrre, in quantità. Non a caso la produzione dei rifiuti, che rappresenta una delle 4 gambe su cui si basa il processo 'circolare', a Modena non si riduce come dovrebbe rispetto agli obiettivi al 2020 dello stesso piano regionale ed è 6-7 volte più alta della media dei comuni più virtuosi come (senza andare lontano), Carpi o altri comuni dell'area nord della provincia di Modena dove la gestione dei rifiuti è affidata ad Aimag, società che, a differenza di Hera, non possiede e non gestisce un inceneritore e ha come interesse principale il ridurre al massimo la produzione da avviare all'incenerimento.
Una visione quasi opposta a quella “inceneritorecentrica” autorizzata al gestore 15 anni fa, tradita nel momento in cui l'inceneritore di Modena non è mai servito, come previto, per il teleriscaldamento e nel momento in cui è arrivata l'autorizzazione al raddoppio (voluta e imposta dal governo della regionale della provincia e approvata dai comuni soci), e non a quella graduale riduzione, nei rifiuti conferiti all'impianto di Modena, ribadita (e non onorata), anche nel 2014 dal candidato sindaco (ed ora ricandidato), Giancarlo Muzzarelli.
E allora scriviamo pure di essere 'plastic free', aderiamo a convenzioni, protocolli, tavoli e manifestazioni di piazza sul clima e sugli effetti della produzione e del consumo di plastica, consapevoli che tutto ciò, a Modena (dove l'amministrazione uscente ha spostato l'obiettivo della graduale dismissioni dell'inceneritore al 2035), diventa un semplice pretesto per lavarsi la coscienza