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'Mamma mi vuoi bene?' Il virus ha impedito l'ultimo saluto

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'Uno strappo improvviso a cui non ero preparata e la malinconia nel cuore, per non averle tenuto stretto la sua mano fino all'ultimo, per averla lasciata sola'


'Mamma mi vuoi bene?' Il virus ha impedito l'ultimo saluto
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'Mamma mi vuoi bene? E lei che mi fa un cenno con la testa e con la mano mi manda i bacini. Questo è il momento che voglio ricordare, perché la mia mamma da sabato sera non c’è più e le ho potuto fare un ultimo saluto a distanza, da un feretro partito dopo la benedizione in strada dalla RSA San Giovanni Bosco dove Adele era da un paio di anni'.
A parlare è Luisa Roseo, modenese. La sua mamma, Adele Storci è morta nella casa di riposo San Giovanni Bosco di Modena. Uccisa dal coronavirus. In quella Rsa è presente un focolaio, per ammissione della stessa assessore al welfare del Comune di Modena. 

'Aveva 95 anni. Non è giusto andarsene così, senza febbre, senza sintomi sino al venerdì mattina.

Ero al corrente della criticità della situazione e ad inizio della settimana scorsa ho chiesto se non era il caso che gli anziani per un periodo li prendessimo a casa noi famigliari tanto più in questo momento di sosta per tutti. Da sola avrei avuto difficoltà a gestire la cosa: ho un cane di grossa taglia che due volte al giorno deve uscire, e poi la spesa, le medicine e la mia mamma non era in grado di stare in casa senza nessuno. Venerdì qualche colpo di tosse ma alla sera la saturazione dell’ossigeno a 97-98: tutto regolare. Domenica la Ausl le avrebbe fatto il tampone. Sabato mattina ho chiamato per avere notizie e mi hanno detto che le avevano messo l’ossigeno - aveva difficoltà a respirare - non beveva più e nonostante l’idratazione non urinava.

Ho riparlato di li a poco con la coordinatrice, era a casa: mi ha assicurato che prima di sera sarebbe passata a trovarla e che con Skype si sarebbe collegata. Prima delle 18 una telefonata da una ragazza giovane, un infermiera, voleva assicurarsi che fossi proprio io. Mi ha detto che non vedeva bene la mia mamma, con una delicatezza che non so descrivere, quasi in punta di piedi. Lì ho compreso e l’ho implorata di farmela vedere un’ultima volta, di poterle dire che le voglio bene, che mi aspettasse, che stavo arrivando. L’ infermiera mi ha detto che non era possibile, che non era consentito, la mia determinazione deve averla convinta. È andata a prendere il suo cell personale e mi ha fatto una videochiamata - mi ha pregato di non usare dopo quel numero - e per un paio di volte - dolce ma risoluta - mi ha chiesto “se la sente? E' sicura di volerla vedere?” Ho compreso che non c’era più tempo, che il tempo per la mia mamma stava scadendo. L’ho vista con la mascherina sul viso ed il respiro affannato, le ha messo il telefono vicino all’orecchio e le ho gridato che le voglio bene. Non credo che mi abbia sentito, ho avuto l’impressione che non fosse più vigile. L’infermiera mi ha detto stia tranquilla, le tengo io la mano come se fosse la sua. Di li a meno di due ore mi aveva lasciato, il virus se l’era portata via'.

'La mia mamma aveva l’alzheimer ma come diceva il mio papà era sana come un corallo (niente disturbi di cuore, nè diabete, nè problemi circolatori, nè colesterolo e glicemia alti). Quando andavo a trovarla mi abbracciava, le piaceva accarezzarmi, avere con me un contatto fisico e le piaceva che io la accarezzassi, che le mettessi la collana, quando c’era Yono le toccava la testa e il cane, che tante volte a casa ha dormito accanto a lei sul letto, socchiudeva sorniona gli occhi. La mia mamma era di una bontà e di una dolcezza infinita, come mi hanno detto gli operatori. Una signora, mai una protesta, mai una brutta parola, sempre tanti grazie quando la accudivano e tanti bacini di riconoscenza. Non c’è momento della mia vita bello o triste, di gioia o di dolore in cui non la ricordi al mio fianco. Tante volte specie quando ero giovane abbiamo avuto discussioni, divergenze, modi di vedere differenti. Da anziana lei che era stata sempre così indipendente, fiera della sua libertà aveva deciso di fidarsi e di affidarsi a me. L’avevo convinta che una badante altro non era che una dama di compagnia, che il centro diurno era una sorta di polisportiva, un centro culturale in cui si leggevano tutti i giorni i giornali, che la struttura era un albergo con un bel giardino, un luogo di vacanza in cui c’erano tante altre persone a soggiornare per un breve periodo. Adesso che non c’è più, ora che riposerà accanto al mio papà, mi sento forse per la prima volta sola. Si è bambine, si diventa ragazze, ci si sposa, si fanno figli, ma i legami finiscono, i figli prendono la loro strada - e non sempre è quello che avresti voluto per loro - da giovane donna diventi adulta, diversamente giovane e poi? Uno strappo improvviso a cui non ero preparata e la malinconia nel cuore, per non averle tenuto stretto la sua mano fino all’ultimo, per averla lasciata sola'.

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 


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