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Modena, è morto Carlo Savigni: fotografo che fondò Modena Radio City

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'Visto che siete molto legati al ricordo di Modena Radio City, se avete voglia di leggere, vi racconto, in esclusiva, come è nata...'


Modena, è morto Carlo Savigni: fotografo che fondò Modena Radio City
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E' morto improvvisamente a 78 anni Carlo Savigni, personaggio molto noto a Modena come fotografo e pioniere delle prime radio libere locali: nel 1976 fondò Modena Radio City e fu fotografo dei grandi gruppi beat, dai Nomadi all’Equipe 84 a Francesco Guccini.
Nato a Modena il 5 marzo del 1944, cominciò molto presto ad affiancare il padre nel negozio di dischi di via Canalino. Nel 1970 insieme ad artisti come Franco Vaccari, Gianni Valbonesi, Oscar Goldoni e Claudio Parmiggiani partecipa alla performance 'Pop Whigt? Foto+suono+azione' e nel 75 le sue fotografie approdano con successo alla Canon Gallery di Amsterdam. Tanti i messaggi di cordoglio sul web.
Proprio ieri Savigni ricordava sul suo profilo Facebook la nascita di Modena Radio City.

'Visto che siete molto legati al ricordo di Modena Radio City, se avete voglia di leggere, vi racconto, in esclusiva, come è nata - scriveva ieri -.

Verso la fine del 1974 si iniziava parlare di radio e televisioni libere. In quel periodo conobbi Rossano Bellelli, un politico, un uomo di Andreotti, che lui chiamava, amichevolmente, Giulio. Bellelli aveva intenzione di dar vita a Tele Modena, e mi chiese se mi interessava l’incarico di occuparmi del suono. Accettai. Della parte artistica si occupava il mitico cartoonist Secondo Bignardi, dell’alta frequenza Angelo Saltarin - che aveva allestito un ponte a Serramazzoni - mentre la vendita degli spazi pubblicitari era affidata al compianto Vico Vandelli. La televisione, se così si poteva chiamare, nacque in Via Venturi, dove preesisteva uno studio di registrazione che realizzava e duplicava nastri per il Vaticano'.

'Si respirava un’aria di pionierismo e di grande entusiasmo ma le cose non venivano svolte con gran facilità. Anzi, per andare in onda alle 20 bisognava lavorare sodo e senza sosta dal mattino alla sera.

Il film, che doveva essere “proiettato”, veniva noleggiato presso un distributore di Bologna e all’alba, la pellicola, veniva portata a Roma, in aereo, nell’unico studio dotato di una macchina - il “Telecinema” - che trasferiva immagini e audio su due o tre “cassettone”: il primo standard Pihilps per la videoregistrazione amatoriale, di cui era dotata la Tele Modena di allora. La sera, un uomo di Bellelli, cui era stato affidato l’incarico, atterrava all’aeroporto di Bologna e, atteso da un’auto blu della DC, arrivava a Modena, giusto in tempo. Abito scuro e valigetta gli conferivano un’aria più da operazione spionistica che altro. Non saprò mai perché a Roma non venissero spediti più film per volta, visto che l’operazione si sarebbe svolta il giorno dopo, quello dopo ancora e così via. Non era possibile la diretta. Nulla poteva essere mandato in onda dagli “studi” di Modena perché mancava il link, cioè il collegamento Modena-Serramazzoni. Ecco allora che entrava in ballo il “transponder” umano: Angelo Saltarin che, a bordo di una vecchia millecento, cassette rigorosamente ordinate e numerate in ordine di messa in onda, partiva per la Serra dove, all’interno del gabbiotto ubicato sotto le antenne, c’era un videoregistratore come quello di Modena, collegato al trasmettitore. Bastava inserire la prima cassetta, premere il pulsante play, e… eravamo in onda'.

'Il prodotto finito, bianco e nero, anzi, grigio e nero sgranato, era un disastro ma era commovente. Le facce dei lettori del notiziario si intravedevano appena, la pubblicità era retorica e controproducente, il film, spesso di cappa e spada, non poteva piacere a nessuno. Il massimo del colpo di scena si aveva al cambio di cassetta. Quando finiva la prima, Saltarin premeva il tasto stop (lo schermo a casa diventava tutto sgranato come quando l’antenna è staccata dal tv) estraeva la cassetta, inseriva la successiva e ripremeva il tasto play. Dopo circa cinque minuti le immagini riprendevano ad arrivare. Accadeva a ogni cambio di cassetta, cioè cinque sei volte in un’ora. Ci stupimmo moltissimo quando sapemmo che la gente aspettava la sera per vedere la TV della propria città e ne parlava per le strade, nei bar, sul lavoro. Fu un vero successo. Avevamo inventato la televisione locale. Dentro di me, però, cresceva la voglia di radio. Da anni ero un accanito ascoltatore di radio private (Luxembourg e Montecarlo) e dopo la nascita delle prime radio libere a Parma e Milano, accarezzavo l’idea di farne una mia a Modena. Ne avevo parlato con alcuni amici al Grand’Italia, che continuava a essere il luogo d’incontro di sempre, quando arrivò in città Bocchi, non ricordo il nome, con il progetto di fare Radio Modena...'

Il commento
'Carlo Savigni per i modenesi è sinonimo di radio e di creatività. E anche di libertà'. Il sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli ricorda così, in un messaggio di cordoglio, il popolare conduttore radiofonico. 'Savigni ha sempre saputo tenere vivo in città quello spirito di creatività e libertà che ha caratterizzato la stagione delle radio libere'.

Redazione Pressa
Redazione Pressa

La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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