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Corso Canalgrande chiusa al traffico questa mattina, per il corteo organizzato dai Si Cobas in solidarietà ai 120 lavoratori coinvolti a vario titolo nel processo avviato per i reati di violenza privata con blocco dei mezzi, manifestazione non autorizzata, resistenza e lesioni a pubblico ufficiale e cittadini privati, e blocco stradale. Questa mattina, in tribunale a Modena, doveva svolgersi l'udienza relativa alla posizione su 66 lavoratori, tutti accusati dei fatti verificatisi tra il 2018 e 2019 davanti ai cancelli dello stabilimento Italpizza a San Damaso. Appuntamento alle 9 ma alle ore 10 l'udienza non era ancora iniziata. Poi la comunicazione: udienza rinviata di un anno. Se ne riparla il 24 febbraio 2024.
Questa mattina nel presidio in Corso Canalgrande il referente modenese Marcello Pini ha parlato di un processo simbolo della 'volontà delle istituzioni di processare la protesta e lo sciopero e ha rivendicato gli effetti che 'quel lungo ciclo di scioperi portò, costringendo l'azienda a rinunciare all'uso del contratto pulizie/Multiservizi, allo scioglimento delle cooperative in appalto e all'assunzione diretta della maggior parte delle lavoratrici e lavoratori. E' paradossale che chi ieri con la propria protesta portò a questi cambiamenti positivi sia stato accusato e portato in tribunale. Questo maxi-processo va mostrato per quello che è: da un lato si tratta del tentativo della Procura di giustificare lo sperpero di ingenti fondi e mezzi pubblici per difendere un'azienda, dall'altro è la continuazione del disegno repressivo nazionale che punta alla messa al bando dei sindacati di base.
Ricordiamo che a Modena sono oltre 500 gli operai e sindacalisti imputati per scioperi, numeri indegni di un paese che si definisce democratico.
Ben diversa ai fatti descritti dai rappresentanti Si Cobas la versione della dirigenza Italpizza:
'Aver imbastito un processo così complesso rappresenta in realtà la volontà da parte delle Istituzioni di fare luce su quanto accaduto in quegli anni, quando Italpizza si trovò a essere vittima e ostaggio dell’organizzazione S.I. Cobas e di altri movimenti che in alcun modo avevano collegamenti con le OOSS Confederali riconosciute all’interno dell’azienda. La narrazione del S.I. Cobas afferma che la Procura di Modena stia processando i lavoratori Italpizza per aver partecipato a uno sciopero, sapendo che in Italia nessuno è processabile per sciopero, in quanto è un diritto sancito dall’art. 40 della Costituzione.
Ma è il merito dei numeri dei lavoratori coinvolti nello sciopero e nel processo, che Italpizza analizza: 'Dei 120 imputati del Maxi Processo, solamente 8 risultano dipendenti di Italpizza. Nessuno imputato risulta essere iscritto alla CGIL-CISL-UIL, nonostante queste sigle sindacali, in pari periodo, avessero proclamato delle giornate di sciopero effettuati però nel rispetto delle leggi. Allo stesso modo, non risulta nemmeno che sia coinvolto alcun Sindacalista appartenente a queste sigle sindacali. Ad ulteriore riprova, anche questa mattina negli stabilimenti Italpizza si è lavorato regolarmente e non si è registrato alcun sciopero, tantomeno risulta che nessuna rappresentanza sindacale o lavoratori abbiano partecipato al presidio davanti al Tribunale di Modena'.
In merito alla costituzione come Parte Civile di Italpizza, fortemente contestata dal sindacato in quanto in caso di condanna i lavoratori ed il sindaco sarebbero obbligati a risarcire l'azienda per i danni Italpizza sottolinea che in queste circostanze si tratta di un atto dovuto, come altrettanto la richiesta simbolica di risarcimento. In caso di risarcimento, quanto percepito sarà devoluto a scopi di Responsabilità Socie d’Impresa'
Redazione Pressa
La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, .. Continua >>