Nel giorno dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne, i numeri che arrivano dal Comando provinciale dei Carabinieri di Modena raccontano una realtà grave ma, allo stesso tempo, sempre più affrontata in modo strutturale e strutturato, in termini di servizi e risposte offerte, anche dalle Forze dell'Ordine, in prima linea nell'intervento anche in contesti urbani, dove le violenze spesso generano. A sottolinearlo è il comandante provinciale, colonnello Lorenzo Ceccarelli, che parla di un quadro in cui l’aumento delle denunce 'non è solo un indicatore del fenomeno, ma anche di una maggiore consapevolezza e di una crescente fiducia nelle istituzioni', che porta di fatto le vittime a denunciare di più.Secondo i dati diffusi dall’Arma, in Emilia-Romagna sono quasi 4.000 i casi rilevati nel 2025, mentre a Modena se ne registrano circa 800, con 42 arresti. Il colonnello Ceccarelli, durante l'incontro stampa all'interno della stanza dedicata all'ascolto delle vittime, con tanto di giocattoli per accogliere anche bambini, è chiaro: 'L’incremento delle segnalazioni è il risultato diretto di un percorso avviato dall’Arma per informare, proteggere e formare. La campagna informativa nazionale – spiega – ha reso molte donne consapevoli che determinati comportamenti, anche se non collegati a violenza fisica, possono evolvere in situazioni da codice rosso.
È questa consapevolezza che ha portato più vittime a denunciare'. E denunciare, denunciare e denunciare, ripetuto tre volte seguito da l'Arma è contro la violenza di genere, è lo slogan utilizzato dagli ufficiali al termine del punto stampa..'Negli ultimi anni - specifica il comandante - i Carabinieri hanno trasformato l’azione contro la violenza di genere in una priorità assoluta nella loto azione quotidiana'. Non solo sul fronte dell'intervento sui reati ma anche sul fronte della sensibilizzazione: spot informativi e campagne social a livello nazionale, formazione interna capillare, con personale specializzato per evitare la vittimizzazione secondaria; creazione di una sezione analisi nel Raggruppamento Investigazioni Scientifiche, corsi di aggiornamento con l’Istituto di tecniche investigative di Velletri e il Consiglio Nazionale degli Psicologi; adesione a iniziative come “Una stanza tutta per sé”, realizzata con Soroptimist, per offrire ambienti protetti e accoglienti alle vittime, il progetto Mobile Angel, lo smartwatch di allerta per le donne più a rischio, già attivo in alcune grandi città.
Il momento più difficile: accettare le conseguenze della denuncia
Non è sempre l’ingresso in caserma il momento più complesso, racconta Ceccarelli. Spesso, la parte più dolorosa inizia subito dopo.
'Molte donne devono affrontare la prospettiva di una separazione improvvisa, di un trasferimento in una struttura protetta o della perdita di autonomia economica. Sono ostacoli enormi, soprattutto quando la vittima non dispone di mezzi propri'.Per questo l’Arma ha aumentato la presenza di personale femminile nelle stazioni e intensificato la formazione specifica degli ufficiali di polizia giudiziaria per riconoscere rapidamente le situazioni più gravi e gestirle senza traumi aggiuntivi.
Reati spia: quando il controllo diventa violenza
Tra gli indicatori più pericolosi di violenza concreta ci sono i cosiddetti “reati spia”, che spesso anticipano comportamenti più gravi. Su nostra richiesta il Comandante elenca: maltrattamenti,
violenza sessuale, stalking e controllo ossessivo, isolamento sociale della vittima.Il comandante richiama episodi recenti, anche di cronaca nazionale: 'Ragazze che non possono andare in gita perché il fidanzato pretende di sapere dove sono in ogni momento. Sono segnali evidenti di un controllo patologico, che può degenerare'.Reati spia inseriti anche in un cosiddetto 'Violenzametro', pubblicato e scaricabile anche sul sito dell'Arma, in cui vengono indicati i reati, classificati con colori diversi sulla base della loro gravità e rispetto ai quali è indicata la procedura da seguire per la segnalazione o la denuncia
L’impegno nelle scuole: educare prima che punire
Una delle strade fondamentali per prevenire la violenza è la formazione dei più giovani.
'Per questo – sottolinea Ceccarelli – stiamo ampliando il programma di incontri nelle scuole. Parlare ai ragazzi dei segnali, dei comportamenti pericolosi, dei limiti sani nelle relazioni, è essenziale per intervenire prima che le situazioni degenerino'.Gi.Ga.