Quelli che, finché non posi il tuo sguardo su di loro, non ti accorgi nemmeno che esistono, che sono lì e possono sentirti e vederti, scrutarti con quei piccoli e quasi inquietanti occhi profondi tipici di quelli strani; ma solo per qualche secondo, perché loro non possono permettersi di guardare a lungo le altre persone. Li farebbe sembrare troppo normali, e perderebbero il ruolo a loro assegnato, quello che li etichetta come “quelli strani”; ruolo difficile ma essenziale. Perché è così che funziona: come la luce per esistere ha bisogno dell’oscurità e il bianco del nero, le persone normali hanno bisogno di “quelli strani”.
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