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Ad una settimana dalla violenta e devastante rivolta al carcere di Modena che ha registrato la morte di nove detenuti le notizie sui fatti, continuano ad arrivare con il contagocce. E solo dalla Procura, l'unica istituzione che in questi giorni, prima direttamente e poi a distanza, ha informato i giornalisti sull'avanzare delle indagini e sugli elementi (ad oggi sarebbero pochissimi, nonostante ), che gli organi di polizia giudiziaria, impegnati a ricostruire le fasi che hanno preceduto, accompagnato e seguito la rivolta, hanno portato sul tavolo del magistrato. Ed è così che la Procura non ha potuto fare altro che svolgere quelle azioni definite, di fatto, di rito. L'apertura di un fascicolo dove anche l'accusa di omicidio colposo contro ignoti è dichiaratamente formale. Necessaria soltanto per fornire gli adeguati strumenti alla difesa e a legittimare le analisi sui corpi dei deceduti.
Analisi che solo per tre dei cinque cadaveri rimasti e trovati all'interno del carcere, hann prima escluso il contagio da coronavirus e poi, ieri pomeriggio, hanno confermato in via pressoché definitiva la motrte per overdose. Causata da un abuso di farmaci e metadone che i detenuti nel corso della rivolta e nella razzia fatta all'infermeria e ai punti di stoccaggio dei farmaci, avrebbero assunto. Nulla si sa, perchè in quel caso si deve ancora procedere con le autopsie, degli altri due uomini detenuti rimasti vittime e trovati anch'essi senza vita addirittura il giorno successivo alla rivolta (i detenuti avrebbero di fatto tenuto il controllo di intere aree del carcere per quasi 40 ore), e soprattutto sugli altri quattro deceduti, morti dopo il trasferimento in altre sedi.
Gi.Ga.
Redazione Pressa
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