'La verità è che in Lombardia il referendum è stato un mezzo flop' - afferma Antonio Misiani, deputato del Partito democratico. E il collega Marco Carra sempre Pd gli fa eco: 'Cinque milioni di lombardi hanno rifiutato la propaganda di Maroni e Fava. Hanno sbattuto la porta in faccia alle loro grottesche promesse. Dopo questo clamoroso flop, che sa tanto di bocciatura dei cittadini, daremo il colpo di grazia a questo sgangherato governo regionale'. Ecco. 'Clamoroso flop'. Quello che il Pd chiama clamoroso flop in Lombardia è un risultato di partecipazione e di consenso doppio rispetto a quello ottenuto dal governatore emiliano Stefano Bonaccini. Nel 2014 infatti alle regionali in Emilia Romagna si recò alle urne 37,67% degli aventi diritto e di questi solo il 49,05% scelse Bonaccini, il quale dunque venne eletto con il 18% degli aventi diritto. Bonaccini che, bontà sua, cinque giorni fa si è affrettato a mettersi a disposizione per la causa renziana (come sempre con grandissima generosità) correndo a firmare dal premier Paolo Gentiloni una promessa di maggiore autonomia per l'Emilia Romagna, una dichiarazione di intenti stucchevole e imbarazzante nella tempistica, che ha la stessa passione di un bacio attraverso il vetro di un finestrino. Una foto patinata e raggelante scattata per tentare di arginare l'ondata leghista che immancabilmente si è abbattuta sul Pd. E alle strette di mano fredde e vuote la Lega ha contrapposto una marea di voti veri: nel Veneto di Luca Zaia e nella Lombardia di Roberto Maroni. Una pezza di carta su un pantalone stracciato (nonostante oggi Bonaccini stesso si vanti di avere fatto da 'apripista') contro una festa di partecipazione. Partecipazione vera, al di là del merito. A meno che il Pd dei miracoli e dei miracolati non pensi che un 'sì' al 36% valga meno di un presidente al 18%. Giuseppe Leonelli Pd senza pudore: 'In Lombardia referendum flop'. Ma Bonaccini venne eletto con la metà dei consensi
I Dem tentano di minimizzare il plebiscito pro-autonomia e il successo leghista. Cinque giorni fa ci aveva provato Bonaccini con una foto patinata con Gentiloni e ora sono alcuni deputati Dem a parlare di partecipazione flop
'La verità è che in Lombardia il referendum è stato un mezzo flop' - afferma Antonio Misiani, deputato del Partito democratico. E il collega Marco Carra sempre Pd gli fa eco: 'Cinque milioni di lombardi hanno rifiutato la propaganda di Maroni e Fava. Hanno sbattuto la porta in faccia alle loro grottesche promesse. Dopo questo clamoroso flop, che sa tanto di bocciatura dei cittadini, daremo il colpo di grazia a questo sgangherato governo regionale'. Ecco. 'Clamoroso flop'. Quello che il Pd chiama clamoroso flop in Lombardia è un risultato di partecipazione e di consenso doppio rispetto a quello ottenuto dal governatore emiliano Stefano Bonaccini. Nel 2014 infatti alle regionali in Emilia Romagna si recò alle urne 37,67% degli aventi diritto e di questi solo il 49,05% scelse Bonaccini, il quale dunque venne eletto con il 18% degli aventi diritto. Bonaccini che, bontà sua, cinque giorni fa si è affrettato a mettersi a disposizione per la causa renziana (come sempre con grandissima generosità) correndo a firmare dal premier Paolo Gentiloni una promessa di maggiore autonomia per l'Emilia Romagna, una dichiarazione di intenti stucchevole e imbarazzante nella tempistica, che ha la stessa passione di un bacio attraverso il vetro di un finestrino. Una foto patinata e raggelante scattata per tentare di arginare l'ondata leghista che immancabilmente si è abbattuta sul Pd. E alle strette di mano fredde e vuote la Lega ha contrapposto una marea di voti veri: nel Veneto di Luca Zaia e nella Lombardia di Roberto Maroni. Una pezza di carta su un pantalone stracciato (nonostante oggi Bonaccini stesso si vanti di avere fatto da 'apripista') contro una festa di partecipazione. Partecipazione vera, al di là del merito. A meno che il Pd dei miracoli e dei miracolati non pensi che un 'sì' al 36% valga meno di un presidente al 18%. Giuseppe Leonelli Da anni Lapressa.it offre una informazione indipendente ai lettori, senza nessun finanziamento pubblico. La pubblicità copre parte dei costi, ma non basta. Per questo chiediamo a chi quotidianamente ci segue di concederci un contributo. Anche un piccolo sostegno, moltiplicato per le decine di migliaia di lettori, è fondamentale.
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