abbiamo letto della fuga dal Consiglio Comunale della consigliera Annalisa Arletti, capogruppo di Fratelli D’Italia (e moglie del senatore Michele Barcaiuolo) e dei suoi colleghi, sulla mozione di Michele De Rosa di Forza Italia. C’è sicuramente ruggine fra gli alleati: i meloniani, solo un paio di mesi fa, si sono visti bocciare la loro mozione sulla viabilità, mentre l’ottimo De Rosa è riuscito al primo colpo nell’intento. Con una proposta che, dal punto di vista oggettivo, è addirittura peggiorativa rispetto allo stato attuale - e l’unica soluzione seria a una viabilità patetica nella zona Carducci/Nicolò Biondo sarebbe il ripristino dello stato ante 2021. Così come sarebbe un bene bloccare o resettare tutte le opere e i progetti della sciagurata coppia Simone Tosi – Marco Truzzi, fra rotondine della Barbie e ciclabili pittate. Oltre ai tristi cantieri del PNRR.Certo è che da un punto di vista politico la retromarcia imposta all’Amministrazione da De Rosa, con un provvedimento che sconfessa e stravolge comunque le scelte precedenti del PD, è una vittoria notevole. E i Fratelli D’Italia, invece di incunearsi nelle crepe del partitone, hanno preferito andare a casa. Il tutto perché – udite udite – s’erano già fatte le 22.20. Di un consiglio iniziato alle 20.
Perché se all’Arletti la viabilità carpigiana può anche interessare poco, ai suoi colleghi, per rispetto dei loro elettori, la viabilità carpigiana dovrebbe interessare molto di più. Se l’uscita collegiale dall’aula è una scelta politica per motivi politici e condivisi, ha un senso. Ma se la capogruppo suona la campanella e tutti se ne devono andare perché lei ha detto che è tardi, anche se non strettamente necessario, allora c’è un problema. E se i consiglieri non si pongono neanche il dubbio se sia il caso di pensare con la propria testa e senza vincoli di mandato – come insegna la Costituzione – e giudicare in autonomia se sia più importante mezz’ora di sonno o la viabilità carpigiana, allora il problema è grosso.