La pandemia e l'esigenza di ascoltare i giovani
Che il bambino stia precipitando lo vediamo tutti ma chi è disposto a tendere la mano? Solo San Geminiano?
cercando un'immagine per la prossima festa di San Geminiano mi sono imbattuto in un dipinto che rappresenta il santo che salva un bambino, precipitato dalla Ghirlandina, prendendolo per i capelli.
Mi è venuto di pensare che forse è proprio questa l'urgenza che oggi ci suggerisce il Patrono: salvare i bambini, chi è giovane.
Mi sono ricordato così delle parole dell'Arcivescovo sui giovani nel messaggio di Natale dove invita a non ' considerare gli adolescenti un problema, perché in realtà sono una risorsa ', e ho pensato anche al moltiplicarsi di atti di violenza dei ragazzi che creano allarme sociale e incrementano paure tra le generazioni.
L'Arcivescovo conclude poi dicendo: ' Spesso ci chiediamo come riuscire a parlare a loro. È tempo che rovesciamo la prospettiva e ci chiediamo come riuscire ad ascoltarli. Il Natale, mistero di un bambino che viene a portarci sulle sue spalle, sia tempo di ascolto dei bambini, dei ragazzi e dei giovani ', insomma ascoltare (afferrare per i capelli) un bambino salva lui ma anche noi.
Qui però a mio avviso sorge il problema: mi immagino che quell’ascolto sia come la mano che San Geminiano tende per salvare il bambino in caduta; ecco appunto i giovani sono tanti e ci vorrebbero tante mani …
Mi sembra invece che ci sia dominante una cultura dell'individualismo che la mano la fa ritrarre con varie motivazioni.
C'è l'individualismo del singolo o dei gruppi e associazioni varie, sempre più autoreferenziali, che la mano la ritraggono perché il bambino che vedono precipitare ' non è mio figlio ','non è mio alunno ', “non è del mio gruppo ', 'la colpa è di chi lo ha fatto salire',” di chi non ha vigilato ', ecc… e intanto il bambino cade…
Ma c'è anche l'individualismo di chi ha responsabilità amministrativa della cosa pubblica e si preoccupa di cosa gli può convenire di più e che vede cadere il bambino e annuncia che si faranno stanziamenti e si consulteranno illustri architetti per costruire artistiche reti di protezione, e intanto il bambino cade…
Fuor di metafora mi sembra che per ascoltare tanti giovani ci vogliano tanti adulti disposti a farlo e invece, al di là delle retoriche affermazioni di un momento, respiriamo una cultura che ci ripete continuamente: 'ma pensa ai fatti tuoi che ti conviene '.
Ascoltare può essere molto faticoso ma è anche cosa possibile a tutti, se uno lo vuole.
All'inizio della pandemia sembrava che il nostro paese avesse avuto un sussulto di solidarietà e che si facesse a gara a non lasciarsi soli a non chiudersi nell'isolamento, poi pian piano le cose son tornate peggio di prima e le solitudini crescono e i conflitti si moltiplicano ad ogni occasione. Credo anche che non si possa vincere la cultura dell'individualismo con il solo proprio sforzo personale, bisogna mettersi insieme e bisogna che proprio quelle realtà associative che sono già in essere siano capaci di uscire dalla loro autoreferenzialità e allargarsi alla condivisione e collaborazione per costruire un vero tessuto sociale e non solo una rete piena di buchi…
Ma occorre anche che chi ha la responsabilità della cosa pubblica investa tempo e soldi sulle persone prima che sulle strutture.
E’ noto che la partecipazione e il senso di appartenenza alla comunità sono interdipendenti: si partecipa perché ci si sente appartenenti, ci si sente appartenenti perché si è resi partecipi.
Ma quanto chi amministra desidera la partecipazione? Quanto si ascoltano i bisogni effettivi, le esigenze reali di questa città, di questo quartiere, di questa strada, di questa persona?
Invece sì continua a investire milioni in opere faraoniche che risponderanno forse tra qualche anno a ipotetiche esigenze culturali ma oggi certamente favoriscono solo interessi economici e consociativi.
Perché si cerca di limitare e depotenziare la partecipazione dei cittadini, per poi lamentarsi della mancanza di senso civico?
Perché non si investono che briciole per aiutare chi oggi è disposto ad andare là dove i giovani vivono per ascoltarli?
Insomma che il bambino stia precipitando lo vediamo tutti ma chi è disposto a tendere la mano? Solo San Geminiano?
Luca Falciola
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