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Lo stupro non fu stupro, ennesima dimostrazione del dovere (calpestato) del garantismo

Lo stupro non fu stupro, ennesima dimostrazione del dovere (calpestato) del garantismo

E invece si procede come se la giustizia dell’uomo, quella che taglia trasversalmente le nostre vite vestendo i panni dell’in-giustizia, non fosse fallace


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In soli venti giorni si è passati dal netto «violenta una 30enne in strada nel modenese e fugge» all’altrettanto netto «a Vignola non ci fu stupro: la Procura chiede l’archiviazione». Eppure, a livello di opinione pubblica, ancora c’è chi (finge di) non comprendere perché sarebbe (sempre) fondamentale essere prudenti nel giudizio.
Se si fossero ‘gugolate’ le parole «violenza sessuale 25 giugno Vignola», ancora questo pomeriggio, i primi tre risultati sarebbero stati i seguenti:
-Sky Tg 24: «Violenta una 30enne in strada nel modenese e fugge»;
-Corriere di Bologna: «Vignola, trentenne violentata in strada da uno sconosciuto a pochi metri da casa: aggressore in fuga»;
-Tgcom 24: «Vignola (Modena), violentata in strada da uno sconosciuto».
Da questo pomeriggio, il primo – e, qui giunti, unico risultato –, per converso, è il seguente: «A Vignola non ci fu stupro: la Procura chiede l’archiviazione».
Giustamente laconica, a leggere i giornali, la dichiarazione del procuratore della Repubblica: «sono in corso i dovuti approfondimenti investigativi finalizzati a chiarire le motivazioni che hanno determinato la denunciante a proporre querela».
Il processo penale mass-mediatico e, dunque, l’importanza – assoluta – del garantismo, inteso esso alla stregua di doverosa prudenza nel giudizio, a conti fatti, è tutto qui: se, ancora questo pomeriggio, si ragionava apertamente
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di «stupro» consumato – circostanza, questa, della quale nessuno, a livello di opinione pubblica, dubitava –, da questo pomeriggio, si lavora per comprendere per quale ragione la querelante abbia formalizzato una (apparentemente) infondata accusa.
A voler essere intellettualmente onesti, anche a prescindere dal merito della singola vicenda procedimentale – irrilevante nell’economia complessiva del ragionamento –, basterebbe quest’unico episodio a convincere definitivamente l’opinione pubblica del fatto che, prima di giudicare, bisognerebbe ‘conoscere’, posto che, spesso, nella vita, le cose sono sensibilmente dissimili da come appaiono prima facie.
E, invece e nonostante ciò, non cambierà assolutamente nulla.
Perché, già da domani, si ritornerà a ragionare esattamente ‘così’.
Come si è sempre ragionato.
Come se la giustizia dell’uomo, quella che taglia trasversalmente le nostre vite vestendo sovente i panni dell’in-giustizia, non fosse (così) fallace.
E come se essere garantisti non fosse, per questo solo, finanche un dovere costituzionalmente imposto.
Guido Sola
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Laureato in giurisprudenza presso l’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia. Dottore di ricerca in Scienze penalistiche presso l’Università degli Studi di Trieste. Già assegnista di ri...   

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