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Una urbanistica della sicurezza urbana

Una urbanistica della sicurezza urbana

Si cerca di utilizzare nuovi strumenti di analisi, interpretazione ed intervento per la prevenzione dei fenomeni di degrado, vandalismo e criminalità in aree urbane e metropolitane che consentano di affrontare lo sviluppo equilibrato della nuova città multietnica


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Proponiamo una analisi in quattro puntate sulla realtà urbanistica modenese e non solo. Una analisi dell'urbanista Lorenzo Carapellese, alla luce della presentazione delle nuove proposte sulle aree nord di Modena e in concomitanza con la promozione della nuova legge urbanistica regionale.

Non passa giorno senza che sui quotidiani di tutte le città italiane vengano riportate notizie di violenza, vandalismo e degrado, nelle aree urbane, in quelle metropolitane ed anche nelle piccole città e paesi di provincia. Nel riportare tali accadimenti, il linguaggio mediatico usa termini quali “violenza urbana” e “degrado urbano” come se esistesse una contrapposizione ad una “violenza e degrado rurale,” che non c’è, ma che se ci fosse, dovrebbe essere allora più buona e tollerabile dell’altra.

Non v’è dubbio che sui temi della sicurezza e della sua percezione in ambito urbano ci sia stata una generale sottovalutazione nella prassi della cultura urbanistica italiana che ha portato (a differenza di altri paesi europei e dell’OCSE in generale) di fatto a non occuparsene, anzi a scansarne i temi ed i problemi di per sé, come se fosse responsabilità e competenza solo delle forze di polizia e dei vigili urbani e non invece di quelli che tra i primi avrebbero dovuti
coglierne i sintomi e le evidenze, ovvero urbanisti e pianificatori.

Di converso in alcuni paesi europei l’urbanistica si è avvicinata a concetti e strumenti di analisi, prevenzione e controllo del degrado e della criminalità urbana attraverso vere e proprie pratiche e modelli culturali di progettazione che affiancano ed integrano la prassi urbanistica ed edilizia. Grazie anche al lavoro di alcune Università, specialmente in Inghilterra, alcuni di questi modelli sono via via diventati noti, tanto che alcuni di questi possono essere benissimo rintracciati anche sul web:

· Design Against Crime, (DAC)

· Prevenzione del Crimine attraverso la Progettazione Ambientale (CPTED),

· Crime Opportunity Profiling of Streets (COPS),

· Visual Inspection/Stickers to Safety,

· Police Label Secured Housing,

· Criminological Regional Analysis (CRA),

· Integrated Audits (per la prevenzione del crimine e della sicurezza del traffico ),

· Kids & Space (coinvolgimento dei giovani per aumentare il grado di “sicurezza e possesso” del proprio quartiere/ territorio )

e diversi altri ancora sono i modelli che hanno aiutato ed aiutano le municipalità a prevenire il degrado, minimizzare atti di inciviltà e violenza, supportare nel migliore dei modi la progettazione urbanistica.

Insomma si cerca di utilizzare nuovi strumenti di analisi, interpretazione ed intervento per la prevenzione dei fenomeni di degrado, vandalismo e criminalità in aree urbane e metropolitane che consentano di affrontare lo sviluppo equilibrato della nuova città multietnica.
Ovvero di arrivare alla qualità urbana attraverso interventi che non siano solo di tipo repressivo ma che coinvolgano ed utilizzino appieno anche la creatività, le competenze di nuove figure professionali, le nuove tecnologie dell’informazione ed altro ancora. In altre parole ritornando/integrando la prassi urbanistica più pura e vera: quella che si occupa di spazi e relazioni, di valorizzazione di aree pubbliche, di servizi, accessibilità e mobilità, attraverso l’apporto di nuove scienze e competenze.

Lorenzo Carapellese

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