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Piano regionale rifiuti e ceneri inceneritori: tanti dubbi

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Occorre sempre ricordare che quando si parla di combustione dei rifiuti si parla semplicemente del cambiamento di stato


Piano regionale rifiuti e ceneri inceneritori: tanti dubbi
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Era il 2019 quando scrivevo ad ATERSIR in qualità di consigliere comunale di Castelvetro chiedendo i dati relativi alle ceneri dell’inceneritore di Modena, mi fu risposto che dato che le stesse, le ceneri, erano rifiuti speciali (25% del totale di 240000 ton anno) la domanda doveva essere indirizzata al Gestore (Hera). Riformulai la domanda allegando la risposta di ATERSIR al gestore il quale rispose che al sottoscritto non erano tenuti a rispondere e di rivolgermi al mio referente istituzionale, il Comune, istituzione, che con la delega al gestore non può certamente essere in grado di avere i dati, quindi la richiesta rimase inevasa.
Quando si parla di rifiuti inceneriti occorre sempre ricordare che stiamo parlando di un cambiamento di “stato”, da solido a gassoso con residuo di ceneri che mediamente sono il 25% del totale.

Le recenti normative europee in materia hanno di molto ristretto le maglie sulla sicurezza di questi residui della combustione, al fine di evitarne la commercializzazione, qualora non correttamente analizzati, con conglomerati bituminosi o altro, inquinando le falde superficiali od i campi.

A tal fine alcuni regolamenti europei sono intervenuti dal 2017 in poi con il fine di tutelare ambiente e salute, modificando il metodo analitico delle ceneri, e delegando alle analisi la corretta identificazione di “pericolosità”, non escludendo che le ceneri pesanti, cod.190112, possano risultare anche pericolose, quando con le normative precedenti venivano sempre classificate non pericolose. Puntualizzo che la pericolosità determina lo smaltimento obbligatorio mentre la non pericolosità ne permette il recupero.

A suffragio di tutto ciò le varie inchieste sul suolo nazionale della DDA (strade al veleno) ed i processi in atto per la miscelazione delle ceneri con conglomerati di tutti i tipi sono a dimostrare che esiste una pericolosità insita nelle stesse a cui occorre fare attenzione con il massimo rispetto delle norme.


Il nuovo PRGR della Regione, piano regionale gestione rifiuti, 2022-2027, presenta la tabella sopra riportata, nella quale come si nota chiaramente le 60.000 ton di ceneri prodotte a Modena non sono presenti, almeno come “giacenza”, questo potrebbe far pensare ad una giacenza in altro luogo, e forse spiega per quale motivo alla mia richiesta del 2019 non fu data risposta, ma ad esempio evidenzia la difformità tra noi e Parma, nella quale si vede che oltre 44000 ton sono state recuperate con varie modalità (R), e sorge una domanda spontanea, come mai? Dove sono?

A novembre 2021 quando il PRGR era in fase di attuazione scrissi alla Regione ed ai consiglieri Regionali una lettera nella quale auspicavo un corretto utilizzo delle ceneri in difformità da quanto scritto nel precedente PRGR (2016) alla luce dei nuovi regolamenti emersi, ed un rigoroso rispetto delle nuove normative, senza ottenere risposte.

Il fatto poi che la Regione nell’attuale PRGR affermi che oltre 47000 ton di ceneri siano state smaltite in discarica a fronte di 170000 ton avviate a recupero lascia aperti molti interrogativi in merito allo smaltimento delle ceneri (quali ceneri 190111 o 190112?) o alla tipologia di recupero, in discarica come R5, con quale trattamento BAT o BREF?

In modo nettamente difforme dalla nostra Regione si mosse la Regione Lombardia che alla luce dei nuovi regolamenti, soprattutto il 997/2017 e di analisi effettuate dai laboratori di ricerca specializzati (LEAP), convocò un tavolo di lavoro di tutti gli attori dei rifiuti, degli istituti che avevano svolto le analisi sulle ceneri, con il fine di standardizzare una metodologia analitica che potesse chiarire l’indice di pericolosità delle ceneri in linea con il reg 997/2017, essendo lo stesso mutevole e legato alla tipologia del rifiuto e al PH analitico.

La Regione Emilia Romagna ha deciso di delegare al gestore la valutazione di pericolosità delle ceneri, da cui ne deriva poi lo smaltimento o il recupero.
Non da ultimo, resta il concetto che spesso chi produce le ceneri è anche il gestore di impianti di smaltimento o recupero, nelle quali le ceneri non pericolose vengono “Recuperate R5” in sponda o miscelate a bentonite, o smaltite, come afferma la RER, ed il gestore delle discariche dovrebbe analizzare come ricevente, il materiale per la conformità necessaria, essendo accompagnato da un certificato di partenza che lo classifica idoneo, forse questo dovrebbe essere un aspetto di ipotetico conflitto di interesse da eliminare.

Appare evidente che prioritario è modificare la produzione di rifiuti, ma non è più accettabile che il disfarsi del rifiuto assolva il nostro compito di cittadini, ed occorre sempre ricordare che quando si parla di combustione dei rifiuti si parla semplicemente del cambiamento di stato, lo studio Moniter ha dimostrato come incide l’aria di un inceneritore sulla salute, il restante 25%, le ceneri, dovranno essere smaltite o recuperate in discarica o a volte inertizzate in prodotti ceramici o edilizi ma i rischi derivanti dai loro errati trattamenti sono elevati.

Per concludere ritengo l’approccio metodologico e operativo della Regione Lombardia molto più efficiente del nostro, almeno nel tentativo di valutare lo sforzo legislativo della UE al fine di prevenire eventuali smaltimenti illeciti che potrebbero causare danno alla salute pubblica ed essere sempre “irreparabili”.
Roberto Monfredini

Redazione Pressa
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