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'Ministero dei Trasporti, cambiare il nome non basta'

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Cinzia Franchini (Ruote Libere): 'Bene il cambio di nome, ma serve un cambiamento radicale e l'avvio di progetti innovativi strutturali di lungo periodo'


'Ministero dei Trasporti, cambiare il nome non basta'
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'Speriamo che al cambio di nome del Ministero dei Trasporti in Ministero delle Infrastrutture e della Mobilità Sostenibili corrisponda un cambio di marcia rispetto al passato su diversi versanti a partire dalle interlocuzioni tra il Ministero e le parti sociali. Un dialogo che tenga conto sì delle associazioni storiche (a volte vecchie per ciò che propongono), ma che parallelamente coinvolga tutte le voci, soprattutto quelle che non hanno interessi di bottega da salvaguardare, se non è troppo utopistico che pretendere'. E' questo l'appello che la portavoce di Ruote Libere Cinzia Franchini lancia al nuovo ministro.

'Non serve correggere il nome al Ministero se poi non si modificano le dinamiche economiche che regolano il settore. Le associazioni di categoria che hanno applaudito al lavoro del Ministro De Micheli sono le stesse che oggi chiedono di tornare a sedersi al tavolo del Governo con le identiche proposte, le stesse da almeno 10 anni.

Come sa bene il Ministro Giovannini, da sempre attento osservatore del settore, l'autotrasporto è stato inondato di risorse economiche che evidentemente, guardando alla categoria, non sono servite a far fare un salto di qualità rispetto anche ai competitori europei - continua Cinzia Franchini -. In gioco c'è il futuro e la competitività del nostro paese. L'emergenza Covid ha evidenziato come l'autotrasporto e la logistica siano le colonne portanti e strategiche dell'economia italiana e come questi comparti abbiano l'estrema urgenza di interlocutori politici capaci, lungimiranti, in grado di comprendere le conseguenze nefaste di un continuo impoverimento del settore, abbandonato da anni e sempre meno concorrenziale'.

'E' per queste ragioni che diciamo basta con risorse pubbliche distribuite a pioggia per pedaggi o formazione, almeno così come sono oggi impostati. Occorre innanzitutto accendere i riflettori sul radicamento mafioso del comparto.

Non passa giorno che decine di imprese vengano sequestrate o ricevano interdittive antimafia. Questo è un cancro ormai inestirpabile che sta drammaticamente ammorbando quel poco di sano che rimane. Chiediamo controlli mirati per sconfiggere le pratiche illegali; chiediamo più agenti per le ispezioni e chiediamo che questi siano adeguatamente formati - chiude Cinzia Franchini -. Un esempio su tutti quello del trasporto delle merci pericolose, tra le quali ad esempio rientra il vaccino Pfizer che va trasportato a temperature molte basse. Ebbene, nonostante la delicatezza del tema, come drammatici fatti di cronaca dimostrano, si contano sulle dita di poche mani i controllori in grado di fare le adeguate verifiche in questo campo a causa della totale mancanza di formazione che gli stessi agenti denunciano. Senza considerare le parole pronunciate alcuni mesi fa da un dirigente della Motorizzazione civile del Nord Est il quale ammise di non avere mai avuto indicazioni dal ministero su come effettuare i controlli sulle nomine dei Consulenti Adr nonostante, lo ricordiamo, questa attività spetti proprio alle Motorizzazioni. E ancora una burocrazia asfissiante che costa alle imprese più di qualche dipendente. Questi sono solo alcuni dei nodi irrisolti dell'autotrasporto che sottoponiamo al nuovo ministro. Se è vero che a parole il nostro settore è considerato da tutti come strategico, allora sono necessari interventi strutturali di lungo periodo che offrano una visione di come si immagina questo mondo almeno nei prossimi 10 anni'.

Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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