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Era il 18 settembre del 1977, Enrico Berlinguer, il capo del Partito comunista italiano, chiudeva a Modena - sul palco dell'ex Autodromo (oggi parco Ferrari) la Festa nazionale dell'Unità. 'Duecentomila metri quadrati del prato non sono bastati ad accogliere i compagni, i simpatizzanti, gli elettori del Pci che da ogni dove sono venuti ad ascoltare il segretario generale del Pci che chiude il Festival. Quanti sono? Ogni calcolo perde qualsiasi senso di fronte all'impressionante spettacolo di questa folla gigantesca che ha invaso e colmato tutti gli enormi spazi dell'autodromo in cui dal nulla era sorta la città-festival'. Così L'Unità di allora descriveva l'evento. Si stimarono oltre mezzo milione di persone.
Il doppio rispetto a quelle attese il primo luglio per Vasco Rossi. Almeno il doppio. E allora Muzzarelli si appella a quell'evento di 40 anni fa per sperare che tutto vada bene.
E lo speriamo anche noi. Anzi, in fondo ne siamo certi, nonostante le evidenti differenze tra un concerto e un comizio. Differenze - anche di periodo storico - che nemmeno vale la pena sottolineare talmente sono banali.
Eppure nel recuperare quei giornali, nel leggere gli articoli di un'epoca che non c'è più, resta un'amarezza profonda. La consapevolezza di quanto oggi sia stato tradito del Credo di allora. Resta l'invidia per un tempo in cui si poteva dire - citando Gaber - senza timore di essere smentiti che 'Berlinguer era una brava persona e Andreotti non lo era, una brava persona'. Bianco e nero, buoni e cattivi, per tornare a Vasco. Alla faccia dei grigi, alla faccia del relativismo.
E quelle foto, al di là di numeri e paragoni, trasmettono questo. E dispiace tanto non sia più così, dispiace sia stato distrutto tutto da chi - vergognosamente - ancor oggi si appella a quella Storia nobile, magari sbagliata ma nobile, per comandare, per mantenere il controllo del proprio orticello. Senza cultura, senza capacità, senza idee.
Ma tutto questo, ovviamente, col concerto del primo luglio non ha nulla a che fare.
Leo