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E’ una fredda e uggiosa serata, il 4 di maggio del 1949. Quello di Superga è un colle che domina Torino e sul quale il Duca/Re Vittorio Amedeo, come “ringraziamento” alla Madonna per avere protetto Torino dall’assedio francese del 1706, ha fatto costruire una imponente Basilica, visibile da tutti gli angoli di Torino. Ma quel pomeriggio no, il colle è immerso nelle nubi e la città è colpita da un temporale infinito.
L’italia sta faticosamente cercando di risollevarsi dalle macerie della guerra. Le indicibili difficoltà quotidiane della vita sono in parte alleviate dallo sport. Su tutti, il ciclismo e l’inossidabile calcio.
Coppi e Bartali fanno sognare con le loro “fughe” tra le Alpi prendendosi gioco degli odiati cugini francesi, mentre il Grande Torino fa sognare gli italiani, i quali vedono in questa squadra invincibile e temuta anche all’estero, principalmente una rivincita contro le umiliazioni della guerra. Un vessillo di cui andare orgogliosi dopo le infinite infamie della “guerra da traditori”. Dieci giocatori su undici, poi, compongono la nazionale italiana che si riaffaccia alla ribalta internazionale con ricostruito onore, dopo i fischi e gli sputi sulle maglie nere di pochi anni addietro.
A Modena, il grande Modena di Alfredo Mazzoni è una delle poche squadre che terrà testa al Grande Torino, arrivando terzo in campionato e risvegliando sopiti entusiasmi nei tifosi modenesi.
Ma quel Torino è qualcosa di diverso, è un simbolo che va oltre ogni divisione di campanile, proprio per quello che incarna in quel periodo storico. Tutti i ragazzini, dalle Alpi alla Sicilia, conoscono a memoria la formazione, che recitano come un tormentone “Bacigalupo Ballarin Maroso…” Un pò quello che sarà, tanti anni dopo, l’indelebile “Zoff Gentile Cabrini…”

Poi quel funesto pomeriggio di tormenta. Su Torino cade una fitta pioggia con raffiche di vento spaventose. L’aereo del Torino, un Fiat G212 delle “ALI Flotte Riunite” (un claudicante e improvvisato prodromo della moderna Alitalia), è di ritorno da Lisbona dove la squadra granata era stata invitata ad una partita di “esibizione” contro il Benfica. Decide di atterrare ugualmente a Torino anziché a Milano come suggerito. La navigazione è manuale, le misurazioni vengono fatte senza strumenti automatici. Un errore di valutazione sarà fatale. Alle 17 circa, mentre i piloti pensano di essere al di spora della basilica di Superga, la tragica scoperta. In una frazione di secondo si compie il disastro. L’aereo si schianta contro il terrapieno posteriore della basilica. In una frazione di secondo l’apparecchio si “compatta” in 5 metri. Una spaventosa fiammata che dura alcune ore prima che i soccorritori possano anche solo avvicinarsi a quel luogo. Di quel sogno di migliaia di italiani reduci dalle tristezze della guerra non vi è più ombra, solo cenere e quella cantilena, oramai funerea ”Bacigalupo, Ballarin , Maroso…”.
Mi sono chiesto spesso cosa sarebbe successo se non si fosse compiuta quella immane tragedia, ma più di tutto mi chiedo per quale ragione, oggi, il calcio sia passato dall’essere un motivo di orgoglio e di appartenenza sufficiente a se stesso, ad una occasione di sfogo per frustrazioni sopite durante il resto della settimana. Ma forse “Stupidità, Insoddisfazione, Perdita dei Valori…” hanno sostituito da tempo anche “Zoff Gentile Cabrini…”
Mirko Ballotta
Redazione Pressa
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