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Una domenica speciale con la Fiab: le bellezze di Modena in bicicletta

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Visita a tappe intitolata Modena Civica, guidata e illustrata dall'architetta Rossella Cadignani e da Giorgio Castelli


Una domenica speciale con la Fiab: le bellezze di Modena in bicicletta
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Un nutrito gruppo degli Amici della Bicicletta di Modena, rinforzato anche da un bel numero proveniente da Reggio Emilia, si è radunato domenica mattina 8 Febbraio in Piazza Grande per una visita a tappe intitolata “Modena Civica“, guidata e illustrata dall’architetta Rossella Cadignani e da Giorgio Castelli, pit stop presso monumenti, piazze e edifici altamente significativi per il valore memoriale e d’identità collettiva della nostra città: la Modena o Mòdna dei Geminiani (la Mutina splendidissima e floridissima di Cicerone, prima che fosse sommersa dai depositi alluvionali).

L’accento della visita è stato quello di far risaltare il forte spirito civico dei modenesi – una caratteristica solida e tratto distintivo – attraverso la narrazione della realizzazione e l’iconografia dell’opera architettonica e del loro significato intrinseco sia religioso che artistico o sociale degli edifici pubblici riqualificati.

Nel Palazzo Municipale la prima tappa con le sue sale storiche: quella del Vecchio Consiglio e quella del Fuoco con il ciclo pittorico a fresco di Niccolò dell’Abate che raffigurano le famose Guerre di Modena, con il giovane Ottaviano nipote di Giulio Cesare e futuro imperatore, Marco Antonio e Decimo Bruto. Il governo al tempo era retto dai Savi o Conservatori della città, un consiglio formato da virtuosi cittadini iscritti nel ruolo degli estimi dove non vi erano nobili o rappresentanti del clero, un ruolo il loro che faceva da contrappeso fra il potere superiore del sovrano, rappresentato in città dal governatore. Questi, fin dal 1537 avevano promosso un ampio progetto di rinnovamento edilizio della città (avant lettre rispetto al settecentesco estense), attraverso una serie di interventi pubblici volti a legittimare la propria indipendenza nel governo della comunità.

Si edificarono le Caselle, alloggi per le truppe di passaggio e le Beccherie, il mercato pubblico delle carni. Secondo pit stop al Sito Unesco: il romanico Duomo di Lanfranco e Wiligelmo, con gli inserti innovativi dei Maestri campionesi, e Torre Ghirlandina abbracciati dalla Piazza Grande.

La Cadignani si è soffermata sugli aspetti salienti dei monumenti: culturali e artistici, edificati con le pietre recuperate dalla città romana e ha ricordato la peculiarità del sito, costruito vicino all’antico tracciato della via Emilia e base della Ghirlandina, per due metri vi poggia. La fabbrica è rimasta aperta per quasi tre secoli, tanto è occorso per terminare la torre fra alterne vicende, la comunità che constava di circa 11mila abitanti ne sostenne le spese. Un’operazione che ha dell’incredibile per l’epoca! Il sito ha ospitato fino alla metà degli anni Sessanta del Novecento, oltre al Palazzo Municipale e alla Cattedrale anche il Palazzo di Giustizia, abbattuto e sostituito con l’edificio bancario, per par condicio, rappresentati a parità di condizione i tre poteri: legge, clero e civico. Se non è stato ed è segno questo di altissimo esempio del valore della democrazia e libertà nel rispetto delle idee e del ruolo dell’altro?

Il grande spirito civico dei modenesi, la molla per le tante opere e azioni realizzate, lo ritroviamo anche nella comunale Chiesa del Voto, edificata a seguito della pandemia di peste del XVII secolo, voluta e finanziata dai Conservatori della comunità.

Breve fermata al Palazzo dei Musei per ricordare che tra i vari istituti culturali che vi hanno sede c’è anche l’Archivio Storico comunale, che custodisce tra documenti, lettere, atti e delibere , la storia cittadina pressocchè completa dal XIII secolo. Al momento ospita l’interessantissima e molto frequentata mostra Nomen omen. Le carte delle identità. E prima di essere collocato nelle sede museale, l’archivio comunale era situato all’interno della Torre Ghirlandina, che era sia torre civica che campanaria, quindi fortissimo ancora il richiamo e l’afflato urbano con la sua chiesa edificata per il sepolcro del suo patrono, talmente forte il sentimento verso San Geminiano che fu vescovo della città non per nomina papale o imperiale ma eletto a furor di popolo, e l’iconografia mediovale che lo raffigura col mantello e a cavallo, è il logo della nostra antica università. Con i cenni sull’Archivio storico comunale termina la visita sulla storia pregnante del passato cittadino per rivolgersi a due luoghi non meno simbolici della storia più recente: l’ex caserma Santa Chiara e Piazza Redecocca. Due zone della città che sono state bombardate durante la seconda guerra mondiale. L’ex convento poi Caserma Santa Chiara fu gravemente danneggiata, l’edificio di proprietà statale fu comprato dalla municipalità e fu oggetto di una brillante riqualificazione pubblica. Il progetto del suo recupero fu frutto di una collaborazione progettuale e molto intelligente fra l’architetto Cervellati e lo studio tecnico comunale. Messo in sicurezza il palazzo non è stato ricostruito, un monito, l’enorme squarcio – monumento alla memoria – . La nuova destinazione ha mantenuto le poli-funzioni, residenze pubbliche IACP oggi ACER, c’era un teatrino sostituito dal Cinema Truffaut e da uffici culturali.

Piazza Redecocca nasce dalle macerie dei palazzi caduti sotto le bombe, e la testimonianza di quell’evento tragico è data dalle due facciate speculari dei due edifici che si fronteggiano, l’ex scuola Ceccarelli, oggi sede della sala del quartiere Centro Storico e della porzione rimanente e restaurata dell’edificio bombardato.

Attraverso la lettura artistica, culturale, architettonica degli edifici e dei siti storici visitati, sono emerse e sono state evidenziate le doti civiche dei modenesi. Quel fuoco sacro o civismo modenese che unisce l’amore per l’arte e la cultura del sapere, che va di pari passo all’amore e all’impegno politico alla solidarietà umana ( e chi meglio del grande sindaco Corassori con i Treni della Felicità ne è l’alfiere?) un’attitudine che risale potremmo dire alla notte dei tempi e non c’è più “luce” duratura che lo testimoni: le lapidi a memoria di Piazza Grande. Quella affissa in ricordo del tardivo riconoscimento del sacrificio delle migliaia di nostri militari che non aderirono dopo l’8 Settembre del ’43 alla repubblica di Salò e furono deportati nei campi in Germania, le due che ricordano le rappresaglie nazifasciste lì avvenute, quella del gesto estremo dell’editore Formiggini a seguito della approvazione delle Leggi razziali, il sacrario della Ghirlandina.

Una visita guidata degli Amici della Bicicletta molto apprezzata e che ringraziamo di cuore che è stata soprattutto un “ servizio civico” e un omaggio ai tantissimi così commemorati nel cuore della città, nella sua “imperitura bellezza” riconosciuta come Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco e rappresentano la più alta e viva testimonianza di una vocazione che ha continuato a difendere e a promuovere quei pilastri fondanti sociali: dai valori democratici, dall’indipendenza alla libertà nel rispetto delle idee degli altri.

Infine e purtroppo inevitabilmente la visita porta a fare una riflessione a margine. Tanti ‘elevati’ esempi di buon governo del consiglio diretto dai Savi o Conservatori del passato, gestione la loro che ha operato con grande spirito di corpo e saggezza, con una visione di grande respiro e nel solo ed esclusivo interesse del bene pubblico, dove la trasparenza e la partecipazione erano cose concrete e non soltanto delle parole di circostanza, dimostrano che la comunità era certamente più coesa, inclusiva e aggregante e i suoi delegati erano sicuramente più responsabili, più attenti e solerti rispetto ai giorni nostri.

Franca Giordano


Redazione Pressa
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