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Fico aprirà il 15 novembre prossimo. Il parco agroalimentare targato Farinetti e Coop, che nelle intenzioni iniziali avrebbe dovuto vedere la luce dopo la fine dell'Expo di Milano nell'autunno del 2015, sarà pronto per quella data. Nessun ritardo, però, secondo il presidente di Coop Alleanza 3.0, Adriano Turrini.
'Cinque anni fa non era nella testa di nessuno. Era magari il sogno di qualcuno che pensava ad utilizzo diverso di uno spazio piccolo e sottoutilizzato. Pensare che dopo cinque anni lo possiamo vedere aperto, grazie ad un investimento globale che ha superato i 100 milioni di euro, sembra una cosa importante', rivendica Turrini, ricordando che, di fatto, dal via libera ai lavori sono passati due anni. Eppure, nel corso degli ultimi anni, la data prevista d'apertura e' stata posticipata a piu' riprese.
'E' chiaro che io sono contrario alla politica degli annunci in assoluto, quindi tenderei a dire che si inaugura un posto quando siamo certi che si possa fare. Questo ha generato un po' di fibrillazioni strane - punzecchia il leader coop - ma pensare ad una grande opera che si realizza di fatto in due anni, e' straordinario'.
Ma la vera 'scommessa di questo progetto - conferma Turrini - è connettere il parco e la citta', portando turisti che visitino Bologna. Io credo che la riuscita di Fico dipenderà non solo da quanti visitatori lo frequenteranno, ma dal turismo complessivo che la città saprà attirare'.
Eppure, in questi giorni si acceso il dibattito sul rischio 'bolla' per la ristorazione sotto le Due Torri. Tanto che il Comune intende correre ai ripari per evitare la 'gentrificazione' del centro storico valorizzando la qualita' del tessuto commerciale.
'A me piace però molto di più capire quando si fa una affermazione qual è il contenuto: tutelare le botteghe storiche di Bologna e' necessario, bisogna scriverlo a caratteri cubitali, ma poi bisogna dire come', avvisa. 'Abbiamo bisogno di identificare quali sono gli elementi che vanno preservati', aggiunge, ricordando gli effetti del recupero dell'ex Ambasciatori in via Orefici da parte di Coop Adriatica. 'Dopo sono arrivati altri bar, ristoranti, locali. Dunque, pensiamo a non far diventare diventare la ristorazione una bolla, ma pensiamo a cos'era prima il centro. Chiaro che se vendiamo spaghetti alla bolognese nasce un problema, però', conclude Turrini.