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Filctem Cgil, Filcams Cgil e Femca Cisl, nell’incontro tenutosi ieri con i consulenti di Manifattura Riese di Carpi, hanno chiesto con fermezza il proseguimento dell’attività aziendale ed il ritiro della procedura di licenziamento collettivo aperta in maniera unilaterale dall’azienda o meglio dal liquidatore della stessa, visto che nessuno della proprietà ha mai voluto presentarsi a qualsivoglia incontro.
'La Manifattura Riese, le cui quote sono di proprietà all’80% di una società fiduciaria di cui viene ancora celato il proprietario, ed al 20% di proprietà dell’imprenditore carpigiano Massimo Brunetti, ha di fatto deciso di cessare l’attività lavorativa, di aprire una procedura di liquidazione ed al tempo stesso una di licenziamento collettivo, ignorando le richieste delle Organizzazioni Sindacali, dei sindaci di Carpi e Rio Saliceto, dell’Assessorato regionale al lavoro e di 82 lavoratori lasciati al loro destino -affermano i sindacati -.
Nel corso dell’incontro, tanto il dirigente di Confindustria Emilia, quanto il liquidatore dell’azienda, hanno a loro volta ribadito, secondo un concetto abbastanza astratto, che la soluzione più idonea per evitare il fallimento sia quella di chiudere tutto lasciando a casa i lavoratori'.
Filctem Cgil, Filcams Cgil, Femca Cisl, giudicano 'inaccettabile che l’azienda abbia deciso la chiusura dello stabilimento e conseguentemente di licenziare tutti i lavoratori, dando quindi priorità alle strategie commerciali e finanziarie che li vuole possessori di un marchio importante, e non alla dignità del lavoro, dei lavoratori e del territorio dell’Emilia Romagna, storicamente terra di lavoro, dignità e legalità. E ritengono altresì grave e inaccettabile il rifiuto di qualsiasi confronto volto a trovare soluzioni alternative, rifiuto che rappresenta una lesione grave del sistema di relazioni presente da anni nel distretto carpigiano, sistema di relazioni che ha sempre permesso di gestire anche in passato situazioni di difficoltà'.
Filctem Cgil, Filcams Cgil, Femca Cisl 'hanno stigmatizzato e condannato il comportamento di Confindustria, che in questa situazione non ha praticato alcun tipo di intervento, tanto più grave in quanto anche Confindustria è firmataria del “Patto per il lavoro e il clima” firmato in Emilia Romagna nel dicembre 2020 che impegna tutte le parti sociali a valorizzare le relazioni per creare occupazione. E giudicano irricevibile la proposta aziendale di procedere con chiusura aziendale e licenziamenti, ribadiscono la necessità di continuare l’attività produttiva, chiedono di ritirare la procedura di mobilità e preannunciano altre e più incisive iniziative a sostegno della vertenza, in attesa di essere convocati dal Ministero, luogo deputato a prendere in carico la vertenza'.
Redazione Pressa
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