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La fotografia scattata dal sindacato Usb sulla situazione modenese di Seta, confermata in gran parte dall'assessore comunale all'ambiente Alessandra Filippi, è allarmante. Un allarme che però non può e non deve fermarsi a una imprecazione generica, quasi che lo stato drammatico in cui versa l'azienda di trasporto pubblico sia da imputare al Destino ingiusto o a una dispettosa volontà divina. La responsabilità precisa della vetustà vergognosa e ben poco nobile dei mezzi Seta, delle inaccettabili condizioni in cui sono costretti ad operare gli autisti, della carenza del servizio, di subappalti disinvolti è di chi ha governato questa azienda pubblica e cioè, nel nostro territorio, degli amministratori Pd a livello comunale, provinciale e Regionale. E su questo anche l'assessore Donini non può davvero chiamarsi fuori.
Se non partiamo da questo dato, ovvero da una diagnosi onesta per quanto dolorosa per un territorio che è ancora amministrato dal Pd stesso, ogni ricetta appare sbagliata.
Ieri l'assessore Alessandra Filippi ha sottolineato con soddisfazione il cambio di passo dal punto di vista del metodo che si è registrato con il presidente Cattabriga. Ma la gentilezza di modi rispetto al passato, pur piacevole, non incide sulla realtà, così come non basta la gentilezza formale del presidente Amo Burzacchini per coprire i limiti di una presenza sporadica (vivendo egli a Friburgo) alla guida della Agenzia della Mobilità. Una realtà quella di Seta che vede tre grandi macroproblemi riassumibili in tre parole: ambiente, legalità e sicurezza.
Quali politiche ambientali possono essere messe in campo da una amministrazione che offre un servizio di trasporto pubblico con una flotta di bus Euro 2 e che non garantisce spesso il passaggio dei bus alle fermate tanto da obbligare di fatto i cittadini all'uso del mezzo privato, che pur formalmente si vuole disincentivare? E la soluzione per il presidente Cattabriga quale sarebbe? Risparmiare sui ricambi dei bus? Speriamo davvero sia stata questa una battuta infelice.
Dal punto di vista della sicurezza mi chiedo come sia possibile garantire la sicurezza del servizio con autisti che viaggiano fino a 13 ore al giorno e con mezzi spesso in sovraccarico. Faccio un parallelo con un settore diverso, ma solo per rendere l'idea: se un camionista non rispetta i tempi di guida o riposo o se viaggia con un carico superiore al consentito viene immediatamente fermato e censurato. Perchè una azienda pubblica che trasporta non merci, ma persone, può, nei fatti, derogare a queste regole?
Infine il tema della legalità. Per risparmiare oggi il servizio scuolabus (solo per fare un esempio) viene spesso dato in gestione ad aziende private terze, spesso del sud Italia, che poi intercettano autisti locali frequentemente pagati a gettone e senza contratto, come denunciato da Usb: questo è il risultato di una gestione che si basa esclusivamente sulla dinamica del prezzo più basso, che corre il rischio di aprire il mercato ad aziende opache e quindi, in attesa della famosa gara europea, a rischi largamente prevedibili. Non dimentichiamo poi, sempre per parlare di legalità, che i dipendenti che sinora hanno denunciato i problemi interni all’ azienda rischiano il licenziamento perché evidentemente il tema non è la gravità unica della situazione di Seta, ma chi denuncia la situazione stessa, nella più tristemente scontata logica dei ‘panni sporchi da lavare in famiglia’.
Io credo che tutto questo sia intollerabile e che, ripeto, se la nostra azienda è ridotta in queste condizioni, la responsabilità sia del partito che da sempre ne nomina i vertici e al quale - anche per questo - credo sia necessario gli elettori non rinnovino la fiducia.
Cinzia Franchini