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Dopo Mattia Santori, Rackete e Soumahoro, ecco la nuova eroina Pd: Francesca Albanese

Dopo Mattia Santori, Rackete e Soumahoro, ecco la nuova eroina Pd: Francesca Albanese

E il ciclo ricomincia: applausi, talk show, riconoscimenti, poltrone. Ma dopo poche settimane è delusione e oblio


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Ma chi è Francesca Albanese, la nuova stella polare della sinistra? Fino a pochi giorni fa non la conosceva nessuno, se non pochi addetti ai lavori. Ma con il suo report sulla Palestina ha fulminato i parlamentari del campo largo, che l'hanno prontamente candidata al Nobel per la pace. E oggi non puoi aprire un giornale, una TV o un feed senza trovartela davanti, con quella ineffabile smorfia perenne. Il punto non è solo quello che dice: spesso poco condivisibile. Perché, più che alimentare la pace, pare promuovere quelle soluzioni utopiche che non portano a nulla, come in Ucraina. Ma anche come lo dice: con una spocchia – sempre politicamente parlando - che non si vedeva da anni. E molti pongono dubbi sul suo vero disinteresse: lei stessa non esclude una discesa in politica.
 

Fa specie il livello di soggezione che incute nella classe dirigente del PD. Il sindaco di Reggio Emilia, Marco Massari, le stava conferendo la massima onorificenza cittadina: il Primo Tricolore. Un gesto che dovrebbe unire, non dividere - e che dovrebbe essere approvato all'unanimità o quasi dal consiglio comunale. Ma lei l’ha ripagato assecondando i fischi del pubblico e ridacchiandogli in faccia.
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Un vero sindaco le avrebbe sorriso e detto con garbo: “cara signora, il nostro Tricolore lei non lo merita. Anche per come veste”.
 

L'Albanese ha potuto addirittura criticare Liliana Segre, dandole della poco lucida, nel più completo silenzio della sinistra. Nessuno, tranne qualche comprimario, che le abbia fatto capire che esistono dei limiti. Anzi: le onorificenze si susseguono. E allora la domanda è semplice: chi la protegge? Evidentemente ha santi in altissimo. Qualcuno che crede in lei, che la spinge e la blinda come fosse patrimonio comune. Perché è proprio questo il punto: nell’assenza di una vera matrice politica, agli elettori servono simboli da venerare.
 

È il miracolo periodico della sinistra italiana: ogni sette pleniluni si inventano un nuovo messia, lo incoronano, lo incensano e lo pongono sull’altare, sperando che risorga anche il partito. Non succede mai, ma il rito è speranza. Mattia Santori, con le sue sardine che dovevano risvegliare le piazze; Aboubakar Soumahoro, sindacalista dei braccianti e paladino del diritto all’eleganza; Carola Rackete, capitana dell’umanità; Ilaria Cucchi e Ilaria Salis, innalzate a icone della purezza e maestre di vita.
 

Perché a sinistra, si sa, ogni nuovo eletto serve soprattutto a far dimenticare il precedente. E il ciclo ricomincia: applausi, talk show, riconoscimenti, poltrone.
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Ma dopo poche settimane è delusione e oblio. E vale anche per i leader: la stessa empirea Elly Schlein, vittoriosa sul più terreno Stefano Bonaccini, ha rappresentato per molti il richiamo, il ritorno alla vera passione di sinistra. Per segnare il taglio con l’unico dei messia che - almeno - ha preso tanti voti: Matteo Renzi.
 

Magath
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Dietro allo pseudonimo Magath un noto personaggio modenese che racconterà una Modena senza filtri. La responsabilità di quanto pubblicato da Magath ricade solo sul direttore della testata.  Ci sono...   

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