Modena, soldi ai medici che prescrivono meno: per l'Ausl la medicina funziona coi bonus da agenti di commercio
E così il direttore generale Ausl Mattia Altini importa la cultura medica privatistica estrema degli States nella provincia più rossa d'Italia
Ma il direttore generale Mattia Altini (nella foto), promotore della delibera, minimizza e la riveste con parole rassicuranti: non si tratta di tagliare ma di prescrivere meglio. Un racconto elegante che però non regge: perché si fa fatica a tenere insieme matematica finanziaria e salute dei pazienti.
Per capire il punto basta un esempio banale - peraltro tracciato dalla stessa Ausl nel proprio comunicato. Due medici, stesso numero di assistiti: uno prescrive 30 visite urologiche e l'altro 70. La delibera suggerisce che qualcuno faccia il furbo. Ma magari il medico delle 30 lavora in un quartiere altolocato dove il controllo urologico è nel pacchetto salute privato degli assistiti; mentre quello delle 70 segue una comunità subprovinciale dove imperano abuso di alcol, cibi di bassa qualità e lavori pesanti. Secondo recenti statistiche, un italiano su 6 ha problemi urologici: a Modena fanno 250 per medico: vi pare più ragionevole prescrivere 30 esami, 70 o 250?
Poi c'è la prevenzione. La delibera non considera che un esame negativo non è un esame inutile: è il cuore della medicina preventiva. Trovare poco è la speranza, la normalità nei check up. Per non arrivare tardi, per non rientrare nel girone delle tardive chemio. Eppure il sistema vuole premiare chi chiede meno, non chi controlla prima e meglio.
E la deontologia: quella che ovviamente vieta di legare incentivi economici e scelte mediche.
Ma perché questa rivoluzione? La formazione di Altini alla Harvard Business School non può essere un dettaglio trascurabile. Ha studiato con nomi come Bohmer e Blumenthal, maestri della gestione della sanità statunitense. Con una tesi su un ospedale “no profit” americano: chiedendosi se quel modello fosse trasferibile in Italia. È la radice della sua linea: modelli manageriali stretti, riduzione della variabilità, misurabilità, soglie, incentivi. Più dashboard e meno cartelle cliniche. Che si sposa con il “no profit” delle coop dei medici a gettone. Mentre la Regione, nel dubbio, offre polizze sanitarie quasi full optional ai propri dipendenti (qui).
La cultura medica privatistica estrema degli States nella provincia più rossa d'Italia: quella del Pd che tutti i giorni accusa il governo di tagliare per portare la sanità pubblica verso il privato. Una posizione poco sostenibile, che infatti ha ricevuto molte critiche e quasi zero elogi. A parte qualche uscita pilatesca dei maggiorenti regionali e quella del segretario locale di Forza Italia, che sempre più spesso pare parlare più a titolo personale che politico. Negli anni scorsi Modena ha avuto una fuga di dati sanitari. Guardando la geometria rigida di questa delibera viene da sorridere - amaramente - all’idea che gli hacker abbiano analizzato i dati con più umanità di chi oggi pretende di governare la complessità clinica con una mediana corretta del venticinque per cento.
Magath
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