Arrestato il presidente della Sampdoria Ferrero
L'inchiesta riguarda il fallimento di quattro società del settore alberghiero, turistico e cinematografico in Calabria
A quanto trapela, il crac delle aziende risalirebbe a quattro anni fa mentre il provvedimento emesso dal gip del Tribunale di Paola non coinvolge in alcun modo la Sampdoria. Ferrero è stato trasferito nel carcere di San Vittore a Milano, mentre sono stati disposti gli arresti domiciliari per altre cinque persone tra le quali la figlia Vanessa, un nipote e l’autista del numero uno blucerchiato. Ma l’avvocato Pina Tienga, legale del ‘Viperetta’, all’agenzia Dire smentisce che il suo assistito si trovi nel penitenziario meneghino. “Non so dove sia. Certamente non è al carcere di San Vittore. Mi hanno detto che non sta bene, ma purtroppo per ora non so altro”.
Come tiene a sottolineare proprio il club, “tali vicende sono del tutto indipendenti tanto rispetto alla gestione e alla proprietà della Società U.C. Sampdoria quanto rispetto alle attività romane di Ferrero e legate al mondo del cinema, già oggetto di procedura avanti al Tribunale di Roma”.
E “per tutelare al meglio gli interessi delle altre attività in cui opera, e in particolare isolare anche ogni pretestuosa speculazione di incidenza di un tanto rispetto all’U.C. Sampdoria e al mondo del calcio”, Ferrero ha avanzato l’intenzione di “formalizzare le dimissioni immediate dalle cariche sociali di cui sinora è stato titolare, mettendosi nel contempo a immediata e completa disposizione degli inquirenti, che verranno contattati dai suoi legali, gli avvocati Luca Ponti e Giuseppina Tenga, proprio per chiarire fin da subito la propria posizione ed evitare che, dalla del tutto inaspettata e presente situazione, possano derivare ulteriori pregiudizi a carico di realtà estranee, come l’U.C. Sampdoria, che ne sarebbero gratuitamente danneggiate”.
La nota della società ligure termina con l’auspicio “che tutto si possa risolvere in tempi brevissimi anche considerando che il Trust adottato in funzione delle procedure romane contemplava, a garanzia, anche l’accantonamento di somme proprio a tutela delle procedure di cui alla Procura di Paola”.
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