Stupro di San Damaso, arrestato un 20enne di origine marocchina

L'uomo aveva legato con una corda prima le mani e successivamente il collo della vittima e la aveva costretta a subire violenza sessuale
La donna, mentre si trovava in sella alla sua bicicletta presso il percorso Vivi Natura a San Damaso presso le Casse di espansione del fiume Panaro, era stata spintonata e aggredita dal 20enne il quale, dopo averla trascinata in punto isolato e non visibile, in area boschiva, e averle legato con una corda prima le mani e successivamente il collo, la aveva costretta a subire violenza sessuale. L'uomo era poi fuggito rapinando la donna anche della sua bicicletta, del valore di circa 4.500 euro, e gettando poco più avanti, i suoi effetti personali tra cui il telefono cellulare.
Sul posto era intervenuto il 118, la Squadra Mobile la locale Polizia Scientifica.
La vittima, dopo essere stata trasportata soccorsa e visitata in ospedale aveva sporto querela fornendo una descrizione accurata dell’indagato, che consentiva di approntare un identikit del presunto autore da parte di personale specializzato.
Attraverso l’analisi accurata delle celle telefoniche attivate nella zona dove era avvenuta la violenza sessuale, è stata individuata, tra le altre, l’utenza cellulare dell’indagato, compatibile con la presenza dello stesso nell’ora e nel luogo di consumazione del delitto. Ma la chiave di volta è arrivata nelle settimane successive quando il personale della squadra mobile ha attivato in zona, ha avuto un intuito vedendo un giovane in bicicletta con berretto e occhiali da sole che poteva corrispondere alla descrizione.
Una volta fermato non ha dimostrato alcun nervosismo e il parallelo con l'identikit non era immediato. L'autorizzazione della procura della Repubblica a proseguire con accertamenti sul suo conto è stata fondamentale. Le sue impronte corrispondevano a quelle del telefono cellulare della donna gettato a breve distanza e la perquisizione domiciliare presso l'appartamento di Castelfranco dove il giovane viveva con i genitori, ha consentito di chiudere il cerchio. Nel garage dell'abitazione gli inquirenti hanno trovato pezzi della bicicletta della donna oltre agli indumenti che il giovane indossava il giorno del fatto.
Sulla scorta dell’identikit realizzato e dei tabulati telefonici, il 30 settembre la Procura della Repubblica ha disposto la perquisizione e sequestro nei confronti dell’indagato, con contestuale fotosegnalamento dello stesso. Le indicazioni fornite dall’indagato in occasione della perquisizione hanno consentito di rinvenire e sequestrare il telaio della medesima bicicletta oggetto di rapina, recuperata all’interno di un canale sito in Castelfranco Emilia grazie all'intervento dei Vigili del Fuoco di Modena. Dopo l’acquisizione degli oggetti citati, la vittima è stata invitata presso gli uffici della Squadra Mobile, dove ha riconosciuto senza ombra di dubbio la forcella e il telaio della sua bicicletta.
Le impronte digitali dell’indagato sono state quindi, immediatamente comparate con esito positivo dal Gabinetto Regionale della Polizia Scientifica di Bologna sui frammenti di impronte esaltati sullo schermo del telefono cellulare della vittima e su una lente degli occhiali della vittima, che erano stati toccati dall’indagato in occasione dell’aggressione e rinvenuti e sottoposti a sequestro dalla Polizia Scientifica di Modena, intervenuta in occasione del sopralluogo. L'uomo ora si trova in carcere a Modena.
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