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'La sera del primo ottobre Alessandra Perini è stata ricoverata in gravi condizioni per un malore. Poche ore dopo è morta a causa di una emorragia interna. Apparentemente una disgrazia, ma in realtà, come purtroppo accade spesso, un femminicidio efferato che stava per passare nel silenzio. Grazie all’attività investigativa delle Forze dell’ordine, alle numerose segnalazioni di persone che conoscevano la vera situazione, grazie ai Protocolli esistenti nelle strutture sanitarie, e alla collaborazione con la Rete dei Servizi (la “Rete antiviolenza del Frignano”), la realtà è presto venuta a galla: Alessandra è stata percossa violentemente due giorni prima del ricovero e le percosse sono state così violente da causarle l’emorragia che l’ha poi uccisa - spiega 'Casa delle Donne contro la violenza' che ha organizzato l'evento -.
Come Casa delle Donne contro la violenza che da quattro anni gestisce lo sportello antiviolenza di Pavullo, ci rifiutiamo di catalogare ciò che è successo come “lite finita male”. E’ necessario distinguere tra la naturale conflittualità che può esistere in una coppia con la violenza. La conflittualità presume una condivisione del potere, la possibilità di portare nella coppia le proprie richieste ed istanze. Nelle situazioni di violenza questa equità non c’è nella maniera più assoluta. C’è solo un uomo che esercita un potere e che impone la sua volontà con coercizioni psicologiche che sono l’anticamera di quelle fisiche. La realtà è, ancora una volta, quella di anni di maltrattamenti in famiglia che determinano, prima o poi, un’azione più violenta del solito, fino al femminicidio. E’ la violenza maschile sulle donne, che viene esercitata attraverso abusi verbali, svalutazioni continue, violenze psicologiche, fisiche ed economiche'.
'Con orrore abbiamo letto sui giornali del finto dolore del marito, che ha perfettamente recitato il ruolo del vedovo addolorato. Come associazione, e come centro che accoglie le donne da più di trent’anni, ci rifiutiamo categoricamente di considerare gli uomini incapaci di capire le conseguenze delle loro azioni fino alle loro più tragiche conclusioni, di giustificarli solo perché “era solo uno schiaffo”. Non è mai solo uno schiaffo. Sono maltrattamenti, è paura, è un considerare le donne (mogli, compagne, amanti, colleghe di lavoro, ...) come proprietà. Siamo indignate della colpevolizzazione di Alessandra per non aver denunciato: colpevolizzazione che scarica sulla donna la responsabilità della violenza, senza tenere conto delle implicazioni psicologiche ed emotive che contraddistinguono la violenza all’interno delle relazioni famigliari. Nessuno si permetterebbe di imputare la colpa della violenza a chi la subisce… Tranne quando a subirla sono le donne e gli autori sono uomini. Questo è inaccettabile! Essere a conoscenza della situazione non basta, la comunità e la società tutta deve farsi carico di creare un ambiente in cui le donne che decidono di intraprendere un percorso di uscita dalla violenza non debbano chiedersi se verrà imputata loro la colpa, se gli amici le faranno vergognare di quello che sta succedendo loro, se non dovranno rispondere all'agghiacciante domanda “Sì, ma tu cosa hai fatto per provocarlo?”. Non servono spie, servono persone pronte ad accogliere senza giudicare. Siamo vicine e addolorate per le figlie di Alessandra. Ci auguriamo che trovino la giusta accoglienza e che prima o poi, superata questa vicenda e anche attraverso essa, trovino la forza e il sostegno per crescere come donne libere'.
Hanno espressamente dato la loro adesione all'iniziativa: Associazione Insieme per gli altri, Arcigay Mattew Shepard di Modena, Scuola di Danza Centro Danza Studio Dia (New Dance ASD), Aseop Pavullo, Venezuela Viva, Associazione Antonio Parenti, Associazione FrignAut, Lilt del Frignano Romeo Francia, Associazione MammAmica, Croce Rossa, Avo, Equofrignano.