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C’è un altro virus che si sta diffondendo, ed è quello della rassegnazione. E il grido d’allarme viene da un Appennino che mai come in quest’ultimo anno è stato dimenticato, pagando le conseguenze di una pandemia che ogni giorno suona più assurda, così come assurde sono le regole che vengono messe per constrastare il contagio, e sulla cui efficacia reale è lecito dubitare.
A questo si aggiunge la misura dei ristori mancante, con i dati allarmanti della CGIA di Mestre che abbiamo riportato nei giorni scorsi, che evidenziano come l’azione del Governo sia stata nient’altro che un’elemosina rispetto a ciò che poteva e doveva essere fatto.
In quest’Italia a colori, un po’ arlecchina anche se ci siamo dimenticati che in questo periodo dovrebbe essere carnevale, le zone arancioni costringono soprattutto gli esercenti della ristorazione a fare letteralmente le acrobazie tra protocolli anti contagio e istinto di sopravvivenza.
Succede però che c’è chi non ce la fa più, perché lavorare in queste condizioni è deleterio. E’ il caso dello storico locale “Barone Rosso” di piazza Tasso Serramazzoni, che alza le mani in attesa di tempi e “colori” migliori. Roberta, la titolare, con un post su Facebook annuncia la temporanea chiusura prendendo atto della difficoltà di lavorare in “zona arancione” anche in virtù di una sanzione capitata questa mattina, sia al bar, sia a un avventore. «Volevo ringraziare le forze dell ordine per aver multato stamattina un mio cliente... e il Bar (2 sanzioni 800 euro). Hanno fatto il loro dovere! È così che si combatte il covid! Si combatte applicando regole assurde che non vanno bene! Sono mesi che lo Stato ci prende in giro!». Dal post si comprende molto bene che lo stato attuale delle regole, non consente uno svolgimento delle attività che si possa definire normale.
«Io ho fatto il possibile per tutelare i clienti da questo virus. Ho voluto provare a dare un servizio al paese, con entrate insufficienti, però ero disposta a lavorare e a far lavorare senza guadagnare. Ma a “guardie e ladri” non voglio giocare. Ho speso energie e denaro per rispettare i protocolli, perché le regole vanno rispettate, ma il buon senso ancora di più. Siamo a Serramazzoni, non a Milano, non ci possono trattare nello stesso modo».
Nei giorni in cui è uscito anche in Emilia Romagna il bando per l’accesso ai fondi del Ristori Quater, questa è l’ennesima brutta notizia per un Appennino che annaspa sempre di più anche alla luce di una stagione turistica letteralmente buttata via. «Ho cercato di dare un servizio, non prendo in giro nessuno» conclude Roberta «ma visto che non rubo, tenere aperto, non coprire le spese e prendere multe no. Il “Barone Rosso” chiude in attesa di “colori” e tempi normali. Buon caffè a tutti».
Stefano Bonacorsi