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Non c’è nulla di illegale certo, ci mancherebbe. E’ puramente una questione di opportunità. Sì perché per il modenese senatore Michele Barcaiuolo, che di fatto ha indicato tra i candidati al consiglio regionale di FdI per le prossime elezioni la propria moglie, attivandosi da tempo, più o meno alla luce del sole e più che per altri candidati, per l’affermazione della consorte, dovrebbe aprirsi una grosso interrogativo sull’opportunità o meno di proporre una tale figura.
In queste ore a Carpi sono già comparsi grandi manifesti 6x3 per promuovere appunto la moglie in ticket col presidente provinciale del partito, Pulitanò. A dimostrazione della volontà palese di puntare tutto su di lei, a dispetto degli altri 6 candidati in lista, destinati a fare da comprimari.
Intendiamoci nulla di nuovo all’orizzonte, il cosiddetto familismo, ovvero il favoritismo verso i parenti, era un fenomeno ampiamente diffuso già nell’antica Roma, e ancor prima, specialmente nelle carriere politiche e militari.
Le famiglie patrizie più influenti cercavano di garantire posizioni di potere ai propri membri, promuovendo i figli, i nipoti o altri parenti stretti in cariche pubbliche, come quella di console, senatore o governatore provinciale. Spesso, il potere della famiglia era sufficiente a favorire l’ascesa di un individuo, indipendentemente dalle sue capacità personali.
Ma il punto è proprio questo. Immaginiamo che Annalisa Arletti, appunto la consorte del senatore Barcaiolo, abbia capacità molto al di sopra di tutti gli altri candidati, seppur sia difficile ai più valutare tali requisiti non avendo, la suddetta moglie, mai ricoperto incarichi tali (a parte il consigliere comunale a Carpi) che ne abbiamo consentito una pubblica valutazione. Qualche fedelissimo del senatore, come il maranellese Guglielmo Sassi, si spinge ad affermare, che “Annalisa è la più brava” sono gli altri (candidati) che sono scarsi...
Può essere, certo.
Ma a chi spetta il compito di misurarne le capacità? Al marito? Compito improbo in una qualsiasi famiglia, possiamo immaginare l’imparzialità di valutazione quando sul piatto della bilancia pesano stipendi, benefit dorati e una fetta di potere piccolo o grande che sia.
Eppure blindare la candidatura della propria moglie al consiglio regionale è un segnale di estrema debolezza che rappresenta anche l’assenza di una classe dirigente a livello locale. Per un partito che ha numeri così importanti questo dovrebbe essere un interrogativo a cui dare risposte che non siano, il piazzare amici e parenti e occupare così ogni spazio disponibile finchè dura. Anche perchè quegli spazi dovrebbero essere luoghi di rappresentanza a tutela di tutti, a servizio unicamente del bene comune.
Ancora una volta tutto questo stride ed è incoerente con i propositi della stessa Meloni. Tutti ricordiamo le parole pronunciate dalla presidente del Consiglio qualche mese fa, precisamente a gennaio, intervistata su Rete4, sul caso della nomina di Luca De Fusco alla guida del teatro di Roma. 'Quel tempo è finito, nei posti ci vanno le persone che hanno le competenze, non serve più avere la tessera del partito democratico. In Italia vige l'amichettismo, questo è amichetto mio... Questi circoli di amichettisti hanno un indotto. È finito quel tempo. Questo è il tempo del merito'.
Se per Meloni il tempo dell'amichettismo, in voga sotto l'amministrazione Pd è finito, sembra però si sia aperta l'era del cosiddetto familismo.
E’ avvilente constatare che cambiano i partiti, in questo caso di opposizione, essendo Modena governata da sempre dal Pd, ma nulla cambia nella gestione del potere. I capi sanno, i consoli sanno, i senatori sanno, i governatori sanno che il popolo è bue e ha memoria corta. E quindi nessun problema a promuovere mogli, così come sorelle o cognati...
Eli Gold
Eli Gold
Dietro allo pseudonimo 'Eli Gold' un noto personaggio modenese che racconterà una Modena senza filtri. La responsabilità di quanto pubblicato da 'Eli' ricade solo sul dirett.. Continua >>