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Il progetto Sant'Agostino. Il sindaco e Pirandello

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Perch? è proprio un caotico pasticcio che si può definire tutto il percorso progettuale che si è sviluppato attorno al Sant'Agostino


Il progetto Sant'Agostino. Il sindaco e Pirandello
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È noto che, seppure diversamente interpretabile, la realtà dei fatti, nella sua essenzialità, è sempre una ed una sola. Tuttavia, da che mondo é mondo, agli esseri umani piace adattarla a loro uso e consumo, a seconda delle proprie capacità analitiche e soprattutto sulla base delle proprie convenienze.

Di come ciò possa accadere ed accada, ne da una splendida descrizione il 'così è se vi pare' che ha contribuito alla fama del suo autore... Pirandello.

Seppure ridimensionato nello spessore dell'analogia, un altro lampante esempio di come sia possibile che un'interpretazione interessata possa prevalere sui fatti nudi e crudi ce la sta dando, proprio in questi giorni, il nostro attuale Sindaco, a proposito dell'ormai insopportabile ritardo della realizzazione del progetto S.Agostino, che la Città, credo in buona parte, attende impaziente.

Si sono susseguite settimane e settimane di silenzio, interrotte unicamente dalla notizia, diffusa però dalla Fondazione CRMO e non dal Comune, dell'attribuzione dell'incarico manageriale a Filicori.

Poi, dopo tempi che, specie fra i meno attenti al tema, avevano dato adito a molti interrogativi, oggi, martedi 26, il Sindaco ha dato fuoco alle polveri, incolpando del ritardo, senza tanti peli sulla lingua, unicamente la Soprintendenza.

A suo dire, sarebbe proprio quest'ultima a procedere con lungaggini esasperanti nell'esame e nella valutazione del progetto (quale dei tanti non e dato sapere) per poi concentrare il suo impegno nel verificare se quest'ultimo é compatibile col quadro normativo vigente.

Possiamo essere certi che questo tipo di dichiarazioni del Sindaco, tendenti a togliersi di dosso ogni tipo di responsabilità per il fatto di non essere 'riuscito' a fare alcunché per 'quel' progetto che all'atto della sua passata campagna elettorale aveva definito quale 'priorità' e centralità della sua azione amministrativa per il quinquennio appena trascorso, risponde principalmente all'esigenza di non mostrarsi assente su questo tema, che, con ogni probabilità, potrà essere usato dai politici concorrenti.

A corto di argomenti, però, credo proprio che colpevolizzi 'chi' in questo pasticcio progettuale non ha parte in causa, se non, come quella accennata, di valutarne la legittimità.

Perché è proprio un caotico pasticcio che si può definire tutto il percorso progettuale che si é sviluppato attorno a quello che avrebbe potuto essere, con soddisfazione di tutti, il progetto culturale più 'importante' da molti anni in qua e per molti anni a seguire, e non certo solo per il contesto locale.

Proviamo a percorrere alcune delle tante tappe.

Più di 10 anni fa, per poter saldare i debiti per l'edificazione del nuovo Ospedale di Baggiovara, il Comune vende alla Fondazione il S.Agostino, ad un prezzo considerevole e deve 'promettere' all'acquirente di facilitarla per una valorizzazione dell'immobile, con realizzazioni di indubbio prestigio. In tal modo, il Comune, nella persona del suo Sindaco Barbolini, é costretto a mandare al macero il progetto (nonostante lo avesse decisamente sponsorizzato) dell'arch. Stagi, che prevedeva l'ampliamento degli Istituti Culturali, le attuali Gallerie Estensi, nel confinante ex-ospedale Estense.

Nasce così, per accontentare la Fondazione (e la megalomania del suo Presidente dell'epoca, il prof. Landi) il progetto del trasferimento della Biblioteca Estense nel palazzo acquistato. La Biblioteca ha un patrimonio librario enorme ed unico, buona parte del quale, però, non trova spazio sufficiente per essere valorizzato. Per questo era stato progettato il suo allargamento nell'ex-ospedale. Ma adesso c'è il nuovo palazzo di fronte.. e cosa c'é di meglio che trasferire tutto dall'altra parte della strada?

C'é, però, che la Biblioteca, fatti i conti, non ci sta tutta neppure di là. Occorrerebbero nuovi spazi, da edificare ex-novo. Nasce così il progetto delle due torri di vetro, che reca la firma (i maligni, ma ben informati, dicono solo quella) della prestigiosa arch. Aulenti. Ma c'é un ma, in quanto quelle due torri non rientrano nei parametri del piano regolatore. Sono troppo alte e non si possono fare più piccole sennò non ci stanno i libri. Sono costosissime per il mantenimento ed eccessivamente energivore. Sono messe in discussione da innumerevoli esperti biblioteconomi. Lo stesso prof Montecchi, già esperto incaricato dalla Fondazione, comincia ad esprimere perplessità e viene allontanato e sostituito col prof Bertoni, di Venezia, 'quello' che intende rilanciare la Biblioteca dotandola di arredamenti di design (ndr. convegno Auditorium Biagi).

Ma, a sovrastare tutto il dibattito e metterci la parola fine, ci pensa una sentenza del TAR che 'blocca' l'esecutività del progetto, le sue torri ed invoca più attenzioni progettuali.

Allora si comincia a pensare di cambiare il tutto, prevedendo interventi di demolizione di 'pezzi' dell'edificio, scavandone il sottosuolo per aumentarne il volume e la superficie .. ignorando ancora una volta che le parti da demolire sono anch'esse sottoposte a vincoli.

Poi si pensa a spostare solo una parte della Biblioteca, frazionandone il patrimonio. Ipotesi, anche questa, che trova critiche da parte di molti esperti che trovano inopportuno e sbagliato 'dividere' e sezionare una biblioteca che, di per se stessa, è un unicum.

Oggi, per quanto è dato sapere, siamo qui, con tuttora irrisolto il problema se dividere o no la Biblioteca, se ampliare negli spazi che potrebbe lasciar liberi al Palazzo dei Museo la (ex) Pinacoteca. Cosa fare della Biblioteca Poletti. Se vale la pena o no riaprire il Museo del Risorgimento. Se ci saranno o no degli spazi residenziali per l'università, Se creare o no uno spazio espositivo per volumi di pregio della Biblioteca.

Mentre non si conosce il destino della Galleria Civica. Se, trasferendosi al S.Agostino e lasciando gli spazi attuali, consentirà o no l'ampliamento della Delfini. Come e se s'interfacceranno Filicori e Baldon (ammesso che le sia rinnovato il contratto). Cos'altro, oltre alle digital humanities ... divenute oggi un fastidioso mantra ... sarà possibile organizzare in quegli spazi. La famosa sala studio da 800 posti per i 10 studiosi che frequentano la Biblioteca Estense? La messa a scaffale aperto di qualche fondo 'minore' sotto il tetto di vetro dell'ampio cortile? La collocazione in loco della Macchina di Rossi?

E, nel mentre, e non proprio solo sullo sfondo, l'eco delle feroci accuse della Bagnoli nei confronti del lassismo di chi l'ha preceduta, possedendo i titoli e le competenze per poterlo fare, alla guida della Prestigiosa Biblioteca. Cui non mancano di replicare, con toni che chiudono la bocca, sia Milano e Bellingeri, ex-direttori, sia Venturi, ultima ex-direttrice.

Verrebbe da pensare che, anziché lamentarsi delle presunte lungaggini della Soprintendenza, il nostro attuale Sindaco farebbe bene a compiacersene. Perché, nel caso giungesse il suo 'via libera' con inattesa velocità, verrebbero a crearsi le condizioni per evidenziare, anche ai più incolpevolmente disinformati sull'argomento, l'oggettivo ed abissale vuoto culturale di questo (pur potenzialmente) ambizioso progetto.

Giovanni Finali


Giovanni Finali
Giovanni Finali

Educatore e Formatore, poi Coordinatore degli Educatori professionali del Comune di Modena, ha terminato la carriera presso la stessa Amministrazione in qualità di Istruttore Direttivo c..   Continua >>


 


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