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Modena, i lustrini della propaganda di giunta e le ombre della realtà

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Una amministrazione che si dimostra poco disposta al dialogo e al confronto, insofferente alle critiche e refrattaria alle proposte alternative


Modena, i lustrini della propaganda di giunta e le ombre della realtà
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Non servono a nulla al Comune di Modena, al Pd e al suo sindaco le negative statistiche nazionali che collocano Modena e il suo territorio nelle posizioni basse della classifica sui temi delicati della criminalità sempre più diffusa, del costo della vita sempre più alto, della situazione della sanità sempre più precaria, del degrado ambientale sempre più diffuso, del continuo consumo del suolo e vantaggio della cementificazione e della distruzione del verde pubblico a tutto danno della qualità della vita. Secondo queste statistiche Modena è tra le dieci città più inquinate d’Italia, ovvero con aria irrespirabile.
Mentre i giornalieri comunicati stampa dal tono volutamente propagandistico dall'efficiente e solerte ufficio stampa del Comune, Modena continua ad essere dipinta, presentata e proposta come città modello, green, smart, efficiente, pulita, sicura, attrattiva.

E per merito di chi? Del sindaco del Pd naturalmente e della sua giunta comunale composta da assessori che accettano di fare i comprimari del primo cittadino.
Ma la realtà, come i modenesi ben sanno, è diversa come confermato dalle statistiche nazionali (ignorate in Municipio) e da quanto succede in città con fatti ed episodi negativi e con le proteste quotidiane di cittadini, dei loro Comitati e delle associazioni imprenditoriali, degli artigiani, dei commercianti e degli ambientalisti.
Una amministrazione che si dimostra poco disposta al dialogo e al confronto, insofferente alle critiche e refrattaria alle proposte alternative dei partiti di opposizione. Arrogante, presuntuosa e autoreferenziale, dunque, che lascia sempre più scontenti e perplessi i cittadini (quelli ovviamente non iscritti e non organici al Pd) che lamentano viceversa una realtà complessiva insoddisfacente che contrasta coi “bollettini della vittoria” infarciti di retorica emessi dall’ufficio stampa.

 A partire dall'ormai logoro slogan buonista “nessuno sarà lasciato solo e nessuno sarà abbandonato”, vago e retorico, lontano dal vero perché sono in tanti ad essere dimenticati, come i bisognosi e le categorie deboli e fragili della società modenese, alle prese col rincaro della vita, con l'aumento delle bollette e con una sanità pubblica sempre più burocratizzata, spesso lontana da chi non ha i soldi per ricorrere a quella privata. Per di più con una insufficienza dei Servizi sociali come dimostra il progressivo massiccio ricorso di poveri e bisognosi alla Caritas alla ricerca di un pacco viveri settimanale, di un pasto caldo o di sussidi per i per pagare le utenze domestiche.

A proposito di bollette, ha fatto scalpore la notizia che, a fronte dell’aumento esagerato e inaccettabile delle bollette a carico dei cittadini, Hera abbia annunciato trionfante un aumento dei suoi profitti del 39 per cento rispetto allo scorso anno, con l’introito da parte del Comune di Modena di un dividendo di oltre 11 milioni di euro...
Una giunta comunale che continua poi a negare o minimizzare la vera emergenza, quella della criminalità e della mancata sicurezza del cittadino. Per fortuna che i Carabinieri hanno individuato e i giudici del Tribunale di Modena condannato l'altro giorno una decina di immigrati nigeriani facenti capo alla pericolosa 'mafia' nigeriana che tutti in città sapevano esistere, anche perchè i giornali ne hanno parlato, ma che il Comune sembrava ignorare, ricorrendo al solito ritornello: “situazione sotto controllo” e derubricando la grave realtà con l’infelice espressione di “percezione del pericolo”, quando invece questa organizzazione criminale aveva creato un vero e proprio “sistema” organizzato per lo spaccio della droga nel palazzone dell'RNord della Sacca, in viale Gramsci, al parco XXII Aprile, in viale Crispi, alla Stazione ferroviaria, al parco Ferrari sulla via Emilia, al Parco Novi Sad. Ma ora i Carabinieri e il pm Giuseppe Amara hanno fatto giustizia del perbenismo, del buonismo, della disattenzione e della sottovalutazione dei nostri amministratori comunali, mandando in carcere i pericolosi individui che non erano solo una “percezione” del pericolo ma una vera inquietante realtà malavitosa di fronte alla quale qualcuno in piazza Grande preferiva girarsi dall'altra parte.

Ma i modenesi sanno che non c'è solo questa triste realtà dello spaccio alla luce del sole in città perché lamentano tutti i giorni con lettere ai giornali situazioni di degrado ambientale e di emarginazione sociale alla Stazione ferroviaria, nei parchi cittadini e in certi quartieri, strade e piazze anche del centro, con aree degradate non ancora risanate, abusivi senza tetto che occupano stabili fatiscenti e abbandonati, nonostante le continue ripetitive promesse e gli impegni formali assunti da sindaco e assessori che poi non trovano risposte concrete.
Così come i continui casi di risse e pestaggi tra bande di ragazzi sbandati, spesso formate da immigrati stranieri, che avvengono dentro o davanti ai locali notturni con preoccupazione per i gestori, allarme dei residenti e l’intervento del 118 per ricoverare all’ospedale i feriti. Oppure le aggressioni alle donne, come riportano le cronache quotidiane, l'ultima delle quali in via Nazario Sauro, in pieno centro e le situazioni di degrado nella quale vivono molte famiglie di immigrati di cui i Servizi sociali vengono a conoscenza il giorno dopo dai giornali, come la bambina ucraina trovata in grave stato di denutrizione e in una situazione di grave carenza igienico-sanitaria.

Ma che a Modena vi siano persone e nuclei famigliari che ”rimangono indietro”, che non usufuiscono e non sono aiutati dai Servizi sociali del Comune, lo ha denunciato anche una dirigente del Pd che ha avuto il coraggio di andare controcorrente e sollevare il coperchio della pentola: è stata la consigliera regionale del Pd Francesca Maletti che ha detto come “sia necessario cambiare metodi e modi e rivedere i canali e i sistemi di assistenza perchè molte persone sono ai margini della società”, facendo evidentemente riferimento a tutta la realtà provinciale. E tra gli episodi sfuggiti agli occhi degli addetti ai Servizi sociali vi è senz'altro l'episodio gravissimo dell'assassinio di due donne a Castelfranco per mano di un uomo padre-padrone che, oltre al cordoglio della gente, ha fatto montare la rabbia dei cittadini “perchè nessuno si è occupato della situazione di pericolo e di disagio nella quale vivevano le due donne”, è stato urlato, nemmeno i Servizi sociali del Comune preposti allo scopo. Ma nella “sicura, organizzata ed efficiente realtà socio-sanitaria della Regione Emilia”, tanto vantata dal Pd, succedono anche queste cose. Come la mancanza di 50 medici di famiglia nella sola Provincia di Modena, denunciato da Dante Cintori della Federazione dei medici di base e la mancanza di altri 50 operatori socio-sanitari, come ha rivelato la Cgil che, insieme a Cisl e Uil, ha accusato l'Azienda sanitaria modenese di “scarsa lungimiranza nella programmazione e delle condizioni stressanti di lavoro del personale medico e infermieristico, oltre che le difficoltà nelle quali si trovano gli ospedali per il ritorno della pandemia che ha mandato nuovamente in tilt i pronto soccorso e i reparti di medicina con liste di attesa infinite per esami e visite extra Covid”. Situazione questa confermata da Enzo Pulitanò segretario dell’Anaao, i medici ospedalieri. Sarebbe dunque questo “il fiore all'occhiello della Regione Emilia, l'eccellenza tanto sbandierata a fini propagandistici dal Pd e dai suoi amministratori? Nella quale, oltre alle carenze e ai ritardi lamentati dai sindacati, succedono o sono successi negli ultimi anni inquietanti episodi che se fossero avvenuti in altre Regioni il Pd avrebbe gridato allo scandalo, chiedendo le dimissioni degli amministratori per la mancanza di controllo e di trasparenza e per l'uso politico del potere sanitario.

Ci riferiamo al repentino trasferimento del direttore generale dell'Ausl di Modena Petropulacos in Regione a Bologna e ora sospesa dall'assessore regionale alla Sanità Donini, per motivi non chiariti e con successiva accusa della interessata a Donini di averla pubblicamente “umiliata”. Un utilizzo grave e disinvolto delle leve di comando politiche ai vertici della sanità regionale che ha fatto dire ai consiglieri regionali Marco Lisei, Valentina Castaldini e Michele Barcaiuolo che: “ora i nodi vengono al pettine ed emergono situazioni imbarazzanti a tutto scapito della qualità dei servizi che il cittadino-paziente si attende”.
Ma l'episodio che ha coinvolto la Petropulacos è stato preceduto negli anni da altri eventi imbarazzanti nella sanità pubblica modenese, come il rinvio a giudizio dell'allora direttore generale del Policlinico Stefano Cencetti, procedimento poi caduto in prescrizione e quello degli ex direttori generali dell'Ausl Massimo Annichiarico e Giuseppe Caroli, dimessisi all'improvviso senza che fossero chiarite le ragioni. Ora Annichiarico è stato chiamato dal presidente della Regione Zingaretti a dirigere la sanità del Lazio.
Ad accrescere le problematiche cui si trova davanti la giunta Muzzarelli, la recente rivolta dei residenti per l’annunciato sottopasso ferroviario di via Panni la cui realizzazione paralizzerà per due anni la circolazione non solo in Via Panni ma anche nelle strade laterali col rischio, sostiene il Comitato di protesta dei residenti che, una volta ultimato il manufatto, via Panni diventi una arteria a scorrimento veloce tra via Giardini e la zona di parco Amendola convoglialdovi sopra una enorme volume di traffico. “Un’opera – hanno detto i residenti – che verrà ricordata come una realizzazione non voluta dai cittadini”. E a seguire la querelle “autodromo si, autodromo no” che verte non tanto sulla utilità di un autodromo capace di ospitare gare di auto e moto, quanto invece sul costo in termini di distruzione di altro verde e dunque di grave impatto ambientale per fare posto a nuovo asfalto e a nuovo cemento (pista più lunga e più ampia, nuove strade di accesso per il pubblico con una tribuna per 3mila spettatori, una vasta area sacrificata per il parcheggio asfaltato di 1.500 posti auto, la presenza nel sottosuolo di Marzaglia di una falda acquifera indispensabile al territorio cittadino ma anche a molti Comuni della Bassa fino ai confini col Mantovano). Come ha ricordato il Movimento Modena Volta Pagina “la Giunta Muzzarelli tradisce i cittadini con una colata di cemento in un’oasi ambientale”, ma anche la consigliera comunale di Europa Verde Paola Aime non è stata da meno, criticando e votando contro la delibera insieme ai 5Stelle, con l’astensione di ‘Articolo Uno’, che pure sono parte della maggioranza che sostiene la Giunta Muzzarelli. Severo al riguardo anche il giudizio delle Associazioni ambiantaliste, Legambiente, Italia Nostra, Wwf e altre, che hanno accusato il sindaco di “essere indifferente al sacrificio del territorio, delle risorse naturali, della qualità dell’acqua e dell’aria, alla salute delle persone, insomma”.

Ma anche qualcuno nel Pd non è contento di come sia mantenuto e salvaguardato il verde cittadino: il consigliere comunale del Pd Vincenzo Carriero ha presento un ordine del giorno nel quale afferma come sia “necessario valorizzare maggiormente parchi e aree verdi intese come bene comune, con una migliore e maggiore manutenzione ordinaria e straordinaria e con investimenti adeguati per contrastare l’inquinamento dell’ambiente”. Il consigliere del Pd faceva riferimento anche all’ultimo scandalo ambientale “scoperto” dai cittadini: il Centro commerciale Senada, ora ridotto ad un ammasso di rottani, rifiuti, sporcizia a cielo aperto, vegetazione selvaggia, in pieno degrado, insomma, proprio sulla via Emilia ovest? Di cui si è occupato con una precisa denuncia anche il Comitato di cittadini ‘Respiriamo aria pulita’ della Madonnina.

Ma il problema è sempre quello: Muzzarelli e il “partitone” sembrano frenati dal solito conformismo culturale elitario (ereditato dal vecchio Pci, egocentrico e autosufficiente) che fa ritenere i suoi amministratori i migliori, i primi della classe, senza un minimo di modestia e umiltà, un conformismo e un conservatorismo che evita scomodi confronti su temi scottanti con quanti la pensano diversamente e con l’abitudine di rispondere alle esigenze, alle richieste e alle attese dei cittadini parlando d’altro, promettendo nuove future realizzazioni, facendo altre promesse, assumendo altri impegni, annunciando progetti futuristici tanto per abbagliare, confondere e distrarre la gente. Tanto non costa nulla promettere. Ci penserà poi qualcun altro a rispondere del mancato rispetto delle promesse attuali.
Cesare Pradella


Cesare Pradella
Cesare Pradella

Giornalista pubblicista, è stato per dieci anni corrispondente da Modena del Giornale diretto da Indro Montanelli, per vent'anni corrispondente da Carpi del Resto del Carlino, per cinque..   Continua >>


 


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