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Monumento al migrante, ultima serie di obbrobri artistici modenesi

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Bisogna ammettere che non è soltanto colpa dell'ex sindaco Pighi e di Sitta se Modena è rappresentata artisticamente peggio dell'Uganda...


Monumento al migrante, ultima serie di obbrobri artistici modenesi
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Il Monumento al Migrante è stato inaugurato. Si aggiunge a una serie di schifezze che ho già avuto modo di commentare. Credo che valga la pena riparlarne con la speranza che finisca questo metodo che assegna a sindaci, assessori comunali, o peggio a sponsor vari, le opere artistiche pubbliche a Modena. I monumenti modenesi sono per la nostra città un esempio d’inciviltà artistica che non ha eguali in Italia. Ripresento l’elenco delle sculture di cui parlai a suo tempo con l’aggiunta di questo strampalato Monumento al Migrante.

Il Grappolo d’Uva potevano prenderlo dalle cinque lire di vecchio conio, era uguale e a costo zero. Hanno voluto farlo realizzare a Erio Carnevali, un imbianchino, così definito da una sentenza del tribunale di Modena (ovviamente non in generale ma relativamente a un suo murales).
Purtroppo l’arte non c’entra nulla con questi “monumenti”.

C’entra il regime comunale. C’entra il disprezzo per il buonsenso dei cittadini di un ex assessore comunale, proveniente dalla metropoli di Campogalliano, di nome Daniele Sitta, poi approdato alla Coop legno. Decise di lasciar fare agli sponsor (solo perché pagano) i monumenti che vogliono, compresa la scelta degli autori. Dando agli stessi sponsor la libertà di diffondere i loro slogan. Il grappolo d’uva, infatti, reca la scritta: “Modena città del Lambrusco”. Se le agenzie di pompe funebri decidessero di pagare alla città una scultura, per le regole instaurate dal citato Sitta, potrebbero scrivere: “Modena città di cadaveri”. Mentre il porno shop di piazza Dante, in una sua eventuale scultura potrebbe scrivere: Modena città del C…o. D’altra parte, in India, il Dio Shiva, è rappresentato da un fallo in segno di fertilità. Qui i cantinieri purché paghino possono fare le sculture che vogliono e reclamizzarle sulla falsariga del grappolo d’uva.

Bisogna ammettere che non è soltanto colpa dell’ex sindaco Pighi e di Sitta se Modena è rappresentata artisticamente peggio dell’Uganda. La scultura che per anni è stata davanti alle ferrovie provinciali, dedicata all’automobile, fu scelta dall’allora sindaco Mario Del Monte. Quella soprannominata “Tetta tricolore” è opera di un ex dipendente comunale, Gianni Valbonesi, e non è stata scelta da Pighi ma dai suoi predecessori; nemmeno il “Frullino” (obbrobrio scultoreo) che si trova in Piazza Manzoni l’ha scelto Pighi. La stele con le palle collocata dalle parti di viale Italia, anch’essa non è attribuibile al sindaco Pighi; ma l’oca, sì! E’ roba sua. Si tratta dell’arrugginita scultura davanti al cinema Raffaello. Queste scelte sono state fatte in municipio da gente che nulla ha a che fare con l’arte. Il grappolo d’uva s’inserisce benissimo in questo quadro ed è stato realizzato su bozzetto del citato Erio Carnevali. Come detto, ex vice presidente, socialista, della defunta impresa di pulizie “Generica”. Il Tribunale di Modena con i suoi consulenti ha giudicato, con sentenza, un ”murales” di Carnevali all’Amcm, opera di un imbianchino e non di un pittore o sculture. Per quanto uno sia fuori di testa non può trovare normale che a Modena un consorzio di produttori di lambrusco decida la politica culturale del Comune scegliendo gli scultori che debbono artisticamente rappresentare la città. Con le mostre le cose non vanno meglio. La mostra dell’ex bidello Gino Covili fu uno scandalo per i 600.000 euro buttati via, ma il danno culturale fu relativo: non la vide quasi nessuno e dopo qualche mese l’hanno tolta dai piedi. Così non è per queste rotonde che, deturpate da scelte che lo strampalato ex assessore Daniele Sitta definì “artistiche”, dobbiamo “ciucciarcele” non si sa per quanto tempo; e inoltre, recano alla città più danno di un’invasione di cavallette! L’attuale sindaco Muzzarelli ha aggiunto a tutto questo la mostra “Il Manichino della Storia” al Mata, costata 700mila euro, più la Statua di Pavarotti, e il Monumento al Migrante, battendo tutti i record dell’indecenza artistica. In altre parole, è dell’arte che abbiamo bisogno, non di Muzzarelli e delle sue scelte. Come ha scritto il mio amico Andrea Crescini: “Nell’età delle disperazioni non smarrisco la Speranza, che l’Arte ci accompagni”. Modena! Daimò che Muzzarelli di danni ne ha fatti abbastanza ed è venuta l’ora, non di avere una Modena Volta Pagina di uno stesso libro, ma di fare del prossimo 26 maggio, il giorno della Liberazione dal potere di sinistra che da oltre settant’anni domina incontrastato, e sempre peggio, la città.

Adriano Primo Baldi


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 


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