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La segretaria regionale e consigliere regionale di Azione, Giulia Pigoni, lascia il partito di Calenda e Richetti. Un fulmine a ciel sereno per Azione che perde il proprio riferimento regionale.
Pigoni nella sua lunga lettera consegnata ai social punta il dito direttamente contro il suo storico mentore Richetti, pur non citandolo per nome, ma per il suo ruolo di capogruppo alla Camera. 'Ho visto purtroppo un partito sempre più chiuso su se stesso, votato all’isolazionismo. Ultima riprova: quando in Assemblea regionale il nostro capogruppo alla Camera ha dichiarato la volontà di presentarci da soli alle prossime elezioni europee e che il dialogo con le altre forze politiche riformiste è una “strada morta” - dice Pigoni -. Ecco, questa non è la mia modalità di fare politica'.
'Credo che fare politica sia innanzitutto condividere un’idea comune di società e comunità, un’idea capace di diventare ideale, che motiva tutte le nostre decisioni e che plasma il nostro futuro.
Molti di voi sanno con quanta convinzione e passione ho vissuto questi tre anni e mezzo insieme in Azione e con quanto impegno ho portato le nostre istanze nei territori e all’interno delle istituzioni, da quando sono stata eletta consigliere della Regione Emilia-Romagna nel febbraio 2020 - afferma Pigoni -. Ho fatto parte del Comitato Promotore di Azione perché convinta che fosse ciò che mancava alla politica italiana, che potesse dare una risposta vera e concreta a molti cittadini, rappresentando una larga fetta dell’elettorato moderato'.
'Nel mio percorso – anche come Segretaria Regionale di Emilia-Romagna in Azione - ho sempre messo tutta me stessa, con l’obiettivo di consolidare una modalità politica basata su impegno, serietà, capacità.
Un lavoro che, dai territori fino al livello nazionale, ci ha portato a sostenere con convinzione la nascita della lista Azione-Italia Viva-Renew Europe che, alle elezioni politiche 2022, ha rappresentato una nuova fase, l’inizio di un progetto ambizioso e alto che avrebbe dovuto portare alla nascita di una casa comune di tutti i liberali, popolari e riformisti. Un sogno e un obiettivo che, al di là degli screzi personali e politici tra leader nazionali, rimane in me fermo e netto. So per esperienza diretta che anche molti di voi lo condividono, con la mia stessa convinzione. Molti militanti dell’Emilia-Romagna sono stati anche un esempio di come lavorare insieme si può e si deve, in modo virtuoso e con reciproco arricchimento. Purtroppo, dopo la rottura dello scorso aprile, le mie speranze relative alla ripresa di un percorso di dialogo, di crescita e allargamento del nostro partito, sono andate diminuendo. Ho visto lievitare tensioni, divergenze, liti che non hanno fatto altro che allontanarci dall’obiettivo finale. Ho visto il forte disorientamento e della delusione da parte della nostra base, degli iscritti, dei simpatizzanti - continua Pigoni -. Non credo assolutamente, come talvolta ho sentito dire, che il calo dell’entusiasmo nei territori sia imputabile a qualche mancanza dei dirigenti locali, quando piuttosto al crescente dissenso verso le continue giravolte della linea politica nazionale. Viceversa, proprio la gestione centrale di alcune questioni (con imposizioni dall’alto o epurazioni di dirigenti locali) ha destabilizzato ulteriormente i territori, che ne sono usciti a volte veramente umiliati'.
'In questi mesi in Emilia Romagna abbiamo lavorato tanto e bene, eleggendo a settembre diversi parlamentari con un risultato pari all’8,5%, superiore alla media nazionale sia alla Camera che al Senato: nonostante questo, il crescente dissenso verso le giravolte della politica nazionale ha destabilizzato progressivamente i territori. Ho provato ad invertire la rotta, credetemi. Ci ho provato con tutte le mie forze a tenere saldo il timone di una nave che vedevo dirigersi verso acque pericolose. Ho tentato a più riprese di segnalare quando le scelte del nostro partito – prese tra cerchie sempre più ristrette di persone – fossero incomprensibili per chi quelle stesse scelte doveva motivarle e difenderle. Ma ho visto purtroppo un partito sempre più chiuso su se stesso, votato all’isolazionismo. Ultima riprova: quando in Assemblea regionale il nostro capogruppo alla Camera (Matteo Richetti ndr) ha dichiarato la volontà di presentarci da soli alle prossime elezioni europee e che il dialogo con le altre forze politiche riformiste è una “strada morta”. Ecco, questa non è la mia modalità di fare politica. Credo da sempre che, anche partendo da posizioni distanti, il compromesso sia un valore - continua Pigoni -. Anche il percorso politico e amministrativo all’interno della Regione è stato a volte turbolento. Ho sostenuto con convinzione molte scelte del Presidente Bonaccini e mi sono confrontata in modo franco e a volte duro con le altre componenti della maggioranza. Ma fare politica significa anche saper mediare. Di più: l’alleanza politica che governa l’Emilia-Romagna si potrebbe costruire anche a livello nazionale, con un modello di governo molto pragmatico e vicino ai cittadini, capace di prendere decisioni coraggiose e lungimiranti su temi quali energia e ambiente, lavoro e imprese'.
'Per tutte queste ragioni, dopo lunghe settimane di riflessioni sofferte, lascio Azione e rassegno le mie dimissioni da segretaria regionale, con la convinzione che questo sia solo un arrivederci: alla fine di questo tortuoso percorso ci ritroveremo inevitabilmente nella nostra casa comune. Voglio rivolgere un pensiero a Carlo Calenda ringraziandolo per il percorso fatto insieme e la fiducia che mi ha sempre concesso, anche in occasione della recente Assemblea Regionale di Azione: la mia è una decisione politica che non ha nulla di personale nei suoi confronti. Ho la massima stima per Carlo, che considero una grande risorsa per il nostro Paese e uno dei capisaldi della futura casa dei riformisti. Ora ci aspettano tempi duri di lavoro e confronto. Voglio dare ancora il mio contributo perché continuo a credere che ci sia terreno fertile per coltivare questo nostro progetto politico. Non ci sono diversità di vedute sostanziali tra tutti i soggetti politici affini che potrebbero rientrare in un Polo riformista ampio. Privilegiando il contenuto e gli elementi di unione, per non disperdere il patrimonio culturale e politico che siamo riusciti a costruire in questi anni, da oggi proseguo senza sosta il mio impegno verso la costruzione della “casa dei liberali, popolari e riformisti'. Sono convinta che le nostre strade non si separano qua: presto saremo ancora dalla stessa parte'.