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Bonaccini sempre pronto a cambiar bandiera in una Italia di birocciai

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Già, perché non è micca in ballo la sua carriera, noooo, sono i problemi dell'Italia che richiedono di schierarsi con il nuovo vincitore...


Bonaccini sempre pronto a cambiar bandiera in una Italia di birocciai
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Ricordo che mollò Pier Luigi Bersani che adorava. Suo compagno di tante battaglie, Bersani era esponente di una sinistra comunista all’antica: diventò assessore regionale dell’Emilia Romagna con Lanfranco Turci presidente, poi presidente lui stesso, e in seguito segretario nazionale del Pd dal 2009 al 2013.
Stefano Bonaccini lo incensava, ma in politica le cose cambiano in fretta. Nuovi giovani si affacciano all’orizzonte: sono moderni, ambiziosi, insofferenti dei rituali, e animati da voglia di potere. Tanti ideali sono crollati, il nome del partito è cambiato, e il tempo della conservazione delle vecchie mummie che hanno tenuto imbalsamato il partito, è superato. Nel 2012 Bersani alle primarie ha vinto su Renzi il quale ha ammesso la sconfitta, ma c’era bisogno di aria nuova. Il leitmotiv che dalla toscana rimbalzava in tutta Italia era: a casa i vari D'Alema che sono in parlamento da trent’anni, basta.

Bisogna prendere una decisione. Renzi in quel periodo impersonava la voglia di cambiamento, e in vista delle nuove primarie dell’8 dicembre 2013 è dato per vincitore. Le regole restano uguali e a Renzi vanno bene. Di stendere il percorso è stato incaricato Stefano Bonaccini, segretario regionale dell'Emilia Romagna, bersaniano “inossidabile” passato con Renzi. Un sostegno che rende quasi certa la vittoria del sindaco di Firenze.

Infatti, vince. Stefano Bonaccini, con qualche turbamento (quando si proviene da un piccolo paesello come Campogalliano di Modena si fa presto a essere giudicati male), non ha resistito alla forza dirompente del rottamatore fiorentino dato per vincitore, e gli ha portato il suo secchio d’acqua lasciando l’amico Bersani a deglutire a gola secca. Dal sostegno al candidato dato per vittorioso, a diventare renziano di ‘ferro’, il passo è stato brevissimo. Per far fuori Bersani, Bonaccini è stato fondamentale.

Avere alleato il segretario del partito di quella che è sempre stata la regione più rossa d’Italia, era per Renzi una garanzia di vittoria. Bonaccini ha capito quello che ormai tutti sapevano, e cioè chi era il sicuro vincitore: ha quindi mollato Bersani e si è legato mani e piedi al giovane rampante. Il toscano sindaco di Firenze, nel 2012 contro Bersani aveva perso, ma l’aria era cambiata veramente.

Renzi, esce vincitore dalle primarie del 2013, ricambia le sofferte scelte di Stefano Bonaccini per il tradimento a Bersani, e lo porta nella segreteria nazionale. Sembrava un matrimonio indissolubile. Vissero felici e contenti fino al referendum del 4 dicembre 2016. La vittoria del NO segna per Renzi l’inizio di un crollo inarrestabile. Non aveva fatto i conti con l’Italia, rimasta un paese di birocciai: tutti scendono dal carro dei perdenti per salire su quello dei vincitori. Per Renzi è la fine di una carriera fulminante.

Si trovano a fine corsa con lui anche quelli che si erano accomodati sul suo carro. Ciononostante non molla: sa di poter contare sui suoi beneficiati, ma è qui che casca l’asino. A ogni fermata qualcuno scende dal biroccio renziano adducendo indisposizione o bisogni fisiologici, altri scendono in silenzio per passare inosservati. A questo punto il nostro governatore Stefano Bonaccini cosa fa? E’ legato a Renzi da amicizia fraterna, oltre che da affinità politica, ma con la carriera non si può scherzare … L’amicizia “rimane”, però il partito ha bisogno di rinnovarsi.

Tra i tanti in corsa alla segreteria c’è oggi un candidato che promette di rinnovarlo più degli altri, e che pare essere il sicuro vincitore: Nicola Zingaretti. Sta imbarcando consensi da più parti. Così, quasi di nascosto, in sordina, senza comunicati stampa e senza dichiarazioni ai giornali nazionali, nel corso del piccolo congresso di un Circolo Pd in via Buon Pastore a Modena, Stefano Bonaccini ha mollato anche Matteo Renzi, dichiarando che il suo voto andrà a Zingaretti. Il fascino e la forza del vincitore e del tornaconto che spera di trarne, sono più forti di ogni coerenza, di ogni amicizia, riconoscenza o condivisione, c’è di mezzo una questione “ideale” e ripete tra sè: se sto con chi perde come faccio a rendermi socialmente utile?

Già, perché non è micca in ballo la sua carriera, noooo, sono i problemi dell’Italia che richiedono di schierarsi con il nuovo vincitore ... Stefano Bonaccini, ma non vorrei se ne avesse a male, se si toglie la barba un pochino assomiglia al Duce. Margherita Sarfatti, importante giornalista, legata per un periodo sentimentalmente al Duce, nel suo libro Dux, cita i “Colloqui con Mussolini” scritto da Emil Ludwig nel 1932. L’importante scrittore e giornalista tedesco, si rivolge a Benito chiedendo: “ E’ vero che il famoso giudizio “Governare gli italiani non è impossibile ma inutile” lei lo copiò da Giovanni Giolitti?” Ma neanche per sogno! Il giudizio è mio e la frase è mia. Ed è anche la verità. Del resto basta girarsi indietro e dare uno sguardo alle vicende degli italiani nei secoli: sempre divisi, sempre pronti a passare da una barricata all’altra e sempre pronti a cambiare bandiera ai primi accenni di maltempo”. Riflessione che non piacerà a Stefano Bonaccini perché è del Duce, ma gli si addice perfettamente.

Adriano Primo Baldi


Redazione Pressa
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La Pressa è un quotidiano on-line indipendente fondato da Cinzia Franchini, Gianni Galeotti e Giuseppe Leonelli. Propone approfondimenti, inchieste e commenti sulla situazione politica, ..   Continua >>


 
 
 
 

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